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Giovanni Faldella. Le conquiste

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Una parodia scapigliata – e scatenata – del Simposio platonico, riunita nelle tre parti che la compongono dal curatore Dario Borso; così il primo romanzo del piemontese Giovanni Faldella, Le conquiste (1874) ci viene consegnato nella sua completezza, per i tipi di Prospero.

Il lavoro di Faldella non era sfuggito a un critico come Gianfranco Contini, che, considerandolo “ingiustamente dimenticato” come scrittore, lo riabilitò, concentrandosi però solo sulla seconda parte intitolata “Il male dell’arte” senza considerare il disegno complessivo dell’opera.

L’eros come ricerca incessante dell’amore sentimentale e spirituale, come tensione al possesso del bello e alla perfetta espressione artistica, è il tema dominante dei discorsi di alcuni giovani amici letterati, riuniti in un piccolo appartamento torinese col conforto di abbondanti libagioni e una notevole disposizione alla chiacchiera e all’ascolto.

La prima parte, che dà il titolo al romanzo (ignorata da Contini), ci restituisce una vicenda agrodolce sull’impossibilità di possedere la bellezza e sull’indisponibilità della bellezza a farsi possedere – il tema filosofico dell’eros come bisogno di eternizzare il bello si concretizza anche attraverso una figura femminile che esprime autonomia, intelligenza, ed è un passo avanti rispetto all’astrazione maschile.

La ricchezza stilistica e lessicale di Faldella rende mirabilmente l’atmosfera di libertà e di vagabondaggio esistenziale che appartiene ai giovani protagonisti, scapigliati flâneur cittadini nella campagna piemontese, descritta con grande vivacità.

La stessa vivacità è posta al servizio della parodia del parnassianesimo nell’esilarante “Il male dell’arte”, dove l’oggetto della conquista erotica è per l’appunto l’arte in sé, come materia da ridurre in ogni modo a forma, in ogni sua espressione, e infine nella terza parte, che riprende la prima sin nel titolo “Variazioni sul tema”.

Sullo sfondo di questo tentativo di estetizzazione dell’esistenza destinato allo scacco, un’altra parodia del Simposio, come nota Borso: In vino veritas, di Søren Kierkegaard.

A proposito di Faldella, invece, il virtuosismo stilistico di cui dà prova non è “arte per arte” ma, come la chiamò Contini, la “funzione Gadda”, quella appartenenza letteraria che scavalca luoghi ed epoche, fondata sul plurilinguismo, l’espressionismo, lo sperimentalismo, la comicità, che supera la scapigliatura e pone lo scrittore piemontese nella scia di scrittori come Folengo, Rabelais, Jean Paul, Lawrence Sterne e James Joyce.

Enzo d’Antonio

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Giovanni Faldella, Le conquiste, a cura di Dario Borso,

Prospero Editore, Milano 2022, p. 168, € 14.

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