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Angelo Orazio Pregoni inedito. Il vigilante

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Era venuto al mondo da una mamma metallara di quindici anni e da un papà conservatore sessantenne che si era presentato (il giorno dopo il parto) con una scatola di cioccolatini aperta, proprio senza i più buoni.

Scoperti: il sesso del bambino, il nome e il peso alla nascita, le velleità genitoriali del padre si esaurirono sul seno dell’infermiera.

Prima di fare lo stronzo, si dice che quel padre facesse l’artista, ma la “r” si deve solo a un errore di trascrizione: “autista” era la dicitura corretta. Sparito dunque al volante di debiti e menzogne, tra cosche di cattivi uomini e cosce di brave donne, lasciò la giovane donna sola con le sue angosce piene di cellulite, le smagliature, le unghie fragili, il chiodo in finta pelle e una cronica carenza vitaminica.

Dalla madre, Ronnie James Dio Gemito acquisì il cognome, l’amore per il metal e i Black Sabbath, il giusto cinismo utile per sfruttare gli altri, un modello di sesso a buon mercato e l’idea di un pianeta piatto e semplice con poche certezze a cui credere.

Ricorda!” gli diceva mamma Viola (iscritta su erosdovevuoi.it come Viola il tempo Vola): “Ricorda! Il tuo corpo vale non meno di un terzo dell’affitto di casa, un chicco di caffè su per il retto disintossica il colon, le unghie fasciate con il Domopak crescono già sagomate, prima o poi qualcuno costruirà il ponte sullo stretto di Messina. Nulla di tutto questo gli servì mai, non avendo le adeguate qualità per prostituirsi, non essendo stitico, mangiandosi le unghie e non essendosi laureato in ingegneria civile per soli sedici esami.

Povero, malaticcio e nemmeno bello, Ronnie James Dio decise la cosa più facile: di prendere ordini un’unica volta nella vita. E si fece prete, uno dei pochi con il nome giusto.

L’ordinazione presbiterale, tuttavia, non gli bastava… Valeva poco scambiarsi un segno di pace, pregare e confortare, annuire e mimetizzarsi da buono… Lui voleva un mondo migliore, lo pretendeva, in ogni dove e in ogni luogo, lungo tutta la circonferenza del piatto e con ogni mezzo necessario.

Lasciò tutto, o quasi, quando si accorse di avere un potere magico, durante un’aggressione, nei pressi della stazione ferroviaria, circa alle tre di notte… Lo voleva derubare, o forse stuprare – avendo scambiato l’abito talare per una sottana… Ma alla vista del coltello Ronnie James Dio non esitò e con voce calma e profondissima sussurrò: “Spero che tu non abbia mai il tempo per rispondere alle sofferenze altrui. Spero che tu abbia solo il tempo per vivere all’ombra di splendenti bugie. La realtà sta per saldare il tuo conto!”

L’uomo armato gridò qualcosa in una lingua sconosciuta, suonava tipo “che caraco dises?” Era una domanda? Era paura? Era un diversivo? Era spagnolo?

Ronnie non si diede mai una risposta, lasciò che fosse la sua vanità a spiegare l’accaduto – chi si sottovaluta può pretendere di essere stimato solo per la modestia.

E come ultima vocazione divenne Metamask: un supereroe dark e mistico, il supereroe che… Piega le ginocchia? Porta al pentimento? Lacera le coscienze? Genera rimorsi? Vabbè, il senso era quello!

Per entrare in azione Metamask alzava la gonna sopra le natiche fissandola sulle spalle con due aghi da balia come fosse un mantello (corto, molto corto), risvoltava poi la parte anteriore della veste sino alla vita, infilandola sotto l’elastico dei legginsgs neri e aderenti, infine indossava una maschera “di design veneziano elegante, sofisticata e moderna; realizzata in plastica ecologica a mano al 100%, facile da regolare, questa splendida maschera farà in modo che tutti alla festa apprezzino il dramma e il mistero che racconta il tuo costume made in China.”

Tra le frasi più “abbaglianti” che Metamask usò contro i suoi nemici per convertirli, ricordiamo:

La percezione della realtà è più reale della realtà stessa; ora te la rivelerò.”

Grandi poteri danno grandi responsabilità che il cuore traduce in parole, ubbidisci alle mie.”

Non ho scelto io di essere qui, ma tu, amico mio, hai scelto il posto sbagliato, adesso dovrai ascoltarmi.”

E poi l’ultima, quella solenne frase per cui venne ammazzato a bastonate da uno spacciatore:

Un pastorello conduceva ogni giorno le sue pecore a pascere nel prato. Peccatore, ti offro l’erba, quella vera! Sarai la mia pecorella!”

La morte è l’essenza dell’amore: due occhi divisi tra buio e luce, l’unica cosa che per Ronnie valesse davvero la pena vedere. Benedette bastonate!

Ronnie James Dio Gemito si spense ridendo. Negli istanti antecedenti alla morte, sentiva chiare e distinte le note di Paranoid dei Black Sabbath e pensò a sua madre, e alle cose della vita che stavano scivolando via, colando giù da un piatto poco fondo come la Terra: il caffè con la panna, il carrello dell’Esselunga, la lavatrice da fare, una sigaretta in bagno senza tirare l’acqua, cazzo le costole rotte, una donna che faceva quelle cose, i pomodori Marinda, il dente del giudizio occluso, gli occhiali da sole, la vita è incasinare tutto, il dolore che genera debolezza, il varicocele, la sfortuna, l’asma, il sonno, la notte, perché io sono qui da solo e tutti quanti mi guardano…

Mi vedono, mi vedono, eccomi.

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