Sono quelle strade che accompagnano, quasi sempre ai margini e marginali, l’asfalto scintillante delle direttrici ben conosciute.
Quelle che, per percorrerle, devi rassegnarti a non poter pestare l’acceleratore perché sono piene di buche e dossi e di ogni sorta di irregolarità in grado di fotterti le sospensioni o la coppa dell’olio se provi a fare lo “splendido”.
Quelle sulle quali è facile perdere il controllo anche per il navigante più scafato, che rischia di farsi male come un qualsiasi patentato neofita, se fa il presuntuoso.
E, però, sono anche quelle dove la guida, soprattutto quella interiore, può regalare le migliori soddisfazioni o magari una manovra inaspettata che rivela nuove, appassionanti traiettorie persino al driver più annoiato.
Bisognerebbe provarle…
Esattamente quanto fanno i tanti protagonisti di Storie sterrate, libro di Marco Denti. Ognuno di loro sembra aver fatto nella vita una scelta ben precisa tra la musica e la scrittura, tra la scrittura e la musica, badando però a lasciare aperta una porta attraverso la quale poter tornare indietro e rivedere il proprio percorso, inserendosi nel codice scartato o non sperimentato in precedenza.
Ecco quindi una ricca galleria di artisti più o meno consciamente impegnati a tenere un piede in due scarpe.
Tra loro non solo uomini e donne in grado, fin dall’inizio della propria carriera, di prestarsi a entrambe le “muse” e di farle convivere in augusta quiete (Leonard Cohen, Tom Waits, Nick Cave, Woody Guthrie, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Patti Smith, Jim Carroll, Willy Vlautin), ma anche “illuminati sulla via di Damasco”.
Questi ultimi sono coloro che, a un certo punto della loro vicenda personale e creativa, hanno scoperto di poter giocare su un tavolo al quale per tanto tempo non avevano mai pensato di sedersi (Billy Corgan, Kristin Hersch, Boris Vian, Hunter Thompson e, udite udite, Stephen King).
Il risultato è un volume brillante nel quale l’autore indaga sulla convivenza e sulla connivenza tra le due vocazioni dello scrivere e del comporre musica. Lo fa attraverso una breve serie di ritratti o di frammenti di azione, tesi comunque a sviscerare la fluidità con la quale a volte lo scrittore e il musicista riescono a scivolare nell’altra dimensione espressiva, misurandone il senso e l’estensione.
I risultati sono spesso sorprendenti, a volte addirittura stranianti. Dimostrazione di come, al di là delle specificità linguistiche del testo libro e del testo canzone, si può arrivare a intercettare un unicum creativo biunivoco che risponde a una sola ispirazione, senza reali confini.
Naturalmente, come è lecito aspettarsi da un testo che affronta un argomento del genere, non mancano momenti, diciamo così, “analitici”.
In essi Denti, servendosi dei suoi eroi-antieroi e delle loro esperienze, prova a evidenziare le peculiarità del cimentarsi con una penna o con una chitarra, sottolineando la natura spesso istantanea della canzone a fronte di quella più ragionata della letteratura, così come i suoi personaggi l’hanno vissuta. Spazzando però via con un soffio narrativo e ideologico ben deciso (e, lo si sottolinei, con una prosa molto brillante) l’ipotesi di fondo di possibili compartimenti stagni.
Never!
È proprio questo piglio sospeso tra l’argomentativo-divulgativo e la continua concessione alla deriva più emozionata del racconto a fare di Storie sterrate un esperimento editoriale molto particolare, ricco, ricchissimo di spunti per conoscere cose nuove.
Va da sé, il libro è anche uno strumento per guardare, magari con occhi diversi, un nostro eroe che avevamo forse troppo frettolosamente dimensionato.
Domenico Paris
Recensione al libro Storie sterrate di Marco Denti, Jimenez Edizioni 2021, pagg. 319, € 18,00