Hannah ed Eric Rosenthal sono ebrei osservanti e vivono nel nord di Londra con i tre figli, Elsie, Gideon e Tovyah, e con loro abita il padre di Eric, Yosef, sopravvissuto alla Shoah. Capendo che il suocero non avrà più molto tempo da vivere, Hannah decide di raccogliere le sue memorie – spesso forzandolo e obbligandolo a ricordare – nascondendogli il fatto che vorrebbe scriverne un libro. Per questo ogni giorno sale nella mansarda di casa dove il suocero, chiuso nella sua stanza, si è rifugiato dal mondo, rintanandosi. L’atmosfera densa intorno a loro diviene tangibile mentre lui racconta la tragedia di quegli anni, non sempre con un filo logico e non sempre con lucidità, e diverrà ancor più cupa quando emergerà un terribile segreto del periodo da lui trascorso nei campi di concentramento in Polonia. Loro due non lo sanno ma Elsie, tredici anni, che ha un rapporto speciale con il nonno ed è la prediletta in famiglia, ascolta in silenzio in fondo alla scala, assorbendo ogni drammatica parola.
Alla morte di Yosef e subito dopo il suo funerale, Elsie scomparirà improvvisamente e per giorni tutti temeranno il peggio. Quando viene ritrovata e ricondotta a casa dalla polizia non è più la stessa ragazza: appare sconvolta e posseduta da una forza oscura incontrollabile. I suoi comportamenti sono sconnessi e assurdi, tanto quanto i ragionamenti sono infausti presagi. Non dirà mai a nessuno in quali luoghi è stata durante la sua assenza e per sempre, e per tutti, ciò rimarrà un mistero, sebbene quello che è successo avrà nel tempo delle conseguenze laceranti per l’intera famiglia Rosenthal, arrivando a logorare irreparabilmente le loro relazioni.
Nell’ambito familiare, nessuno riesce a contrastare i voleri di una madre egocentrica e ambiziosa, una donna che, caduta anni prima in uno stato semi depressivo, riesce a trovare nuovi stimoli vitali solo impegnandosi nel pubblicare i ricordi di un perseguitato per soddisfare il proprio esclusivo desiderio di visibilità e popolarità. Non ha mai preso in considerazione le conseguenze che questo suo atto avrebbe potuto avere sulle persone a lei vicine, così come sa perfettamente di aver tradito anche le ultime volontà del suocero:
“Esaminando la propria coscienza, la trovava pulita. Il lavoro doveva essere fatto, e chi meglio di lei avrebbe potuto occuparsene? Era sulla via del Signore”.
Fervore ci porta negli intricati labirinti della mente umana e, sebbene la trama non divenga mai un thriller, è inquietante e riesce a mantenere la tensione del lettore a un livello costantemente alto, creando suspence e sbigottimento, a cui si aggiungono elementi, e non pochi, di paranormale.
La famiglia ebrea che Toby Lloyd descrive è fortemente disfunzionale ma riesce a nascondere bene (e a giustificare) le proprie dinamiche interne manifestando in ogni qualsivoglia situazione una fede incrollabile.
Il romanzo diviene quindi la contrapposizione tra l’ardore – il fervore richiamato dal titolo – verso la religione ebraica da parte di Eric e Hannah che credono senza cedimento alcuno alla verità dell’Antico Testamento, in una vita dove Dio – e inevitabilmente anche il demonio – è presente in ogni istante di vita degli uomini, e dietro cui ogni gesto trova la propria motivazione e giustificazione, e, per contro, la loro incapacità di assumersi in prima persona il peso delle loro azioni, soprattutto nei confronti dell’educazione dei figli. Il fatto di delegare la responsabilità di qualsiasi gesto quotidiano alla religione non permette loro di avviare discussioni intime e approfondite, come individui e come coppia, e, di conseguenza, si riscoprono inadatti come genitori per un dialogo di confronto spontaneo e sincero con i tre figli, in una città contemporanea come è Londra ai giorni nostri. Perché entrambi suppongono di conoscerli ma, come i fatti ben mostreranno, non li conoscono affatto.
Elsie, Gideon e Tovyah, ognuno con le proprie caratteristiche, riusciranno a sopravvivere ai retaggi familiari solo violentando se stessi e la propria personalità, annullando del tutto le proprie aspirazioni: ciascuno di loro cercherà la propria evasione, il proprio riparo nel mondo, ribellandosi a Eric e Hannah considerati ipocriti e scostanti nelle manifestazioni affettive. Ma il danno interiore è ormai consolidato e rimarranno marchiati indelebilmente nei loro caratteri per ciò che hanno dovuto subire psicologicamente tra le mura di casa.
“In breve, disse, arroganza e ipocrisia erano i tratti più caratteristici dei suoi genitori, e sebbene la fede priva di fondamento potesse battere il pensiero razionale, l’ambizione mondana in genere batteva la fede priva di fondamento”.
Con una scrittura acuta e penetrante, Fervore racconta moltissimo di ebraismo anche facendo innumerevoli riferimenti ai testi sacri, ma è un romanzo che, attraverso gli atteggiamenti e i comportamenti dei suoi personaggi riesce a concentrare in sé tematiche di estrema attualità, quali il bullismo, l’anoressia, l’alcolismo, l’omosessualità. E anche l’antisemitismo.
Chiara Gilardi
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Il giorno dopo, l’insegnante di geografia chiese a Elsie di consegnargli il sasso che teneva nella mano sinistra mentre copiava gli appunti dalla lavagna. Elsie si rifiutò. L’insegnante provò a insistere, ma Elsie fu irremovibile. Non stava facendo niente di male! L’insegnante disse che un sasso poteva essere usato come un’arma, ed Elsie ribatte chiedendo all’insegnante se avesse mai visto quel che un mazzo di chiavi di casa poteva fare a un bulbo oculare. L’intera classe scoppio a ridere, ed Elsie fu spedita nell’ufficio della vicepreside.
Al telefono, quando venne a sapere dell’accaduto, Hannah si morse la lingua. Nelle sedute di terapia Elsie parlava delle storie che aveva scritto e dei suoi rapporti con le compagne di scuola. Raccontava anche dei suoi amici immaginari, compreso lo spirito del nonno, e un ragazzino fantasma di nome Ariel, che stava cercando i suoi genitori.
Parlarono dei suoi studi, e del lutto, e di guarigione.≪A volte succedono cose che non si possono dimenticare o superare≫ disse la psicologa. ≪E va bene così. Diventano parte di te, nel bene e nel male≫.
Un altro giorno, sempre in una seduta, le disse: ≪Non c’e niente di male nel provare emozioni negative. Il punto non e impedirti di avere pensieri e sentimenti normali≫.
Elsie fece un sorrisetto. ≪E chi l’ha detto che io voglia avere pensieri e sentimenti normali?≫
Nel frattempo, in classe continuavano ad accadere cose sgradevoli. Ci furono delle lamentele. Il giudizio inviato a casa poco prima di meta trimestre diceva che il rendimento di Elsie era ≪deludente≫, e che Elsie era ≪poco collaborativa≫.
Durante la settimana di vacanza, era imbronciata ai pasti, e divenne gelosa della propria solitudine. Dopo l’interruzione, Hannah ed Eric furono di nuovo co nvocati a scuola. Questa volta la vicepreside presenziò all’incontro e si accenno all’eventualità di un’espulsione. Il comportamento di Elsie era ulteriormente peggiorato. Aveva rubato il portafogli a una compagna
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Toby Lloyd, Fervore, Neri Pozza, tr. Silvia Albesano, pp. 336, euro 19,00, ebook euro 9,99
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