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Carlo Sperduti,. Spostamenti

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Quella per i libri strani è una malattia contagiosa.

All’inizio possono sembrare respingenti. Certo non sono immaginati per essere dei best seller anche se, raramente, riescono ad arrivare in mano a moltissimi lettori, a sopravvivere al tempo e alle mode del momento. Questo perché i libri strani sono cocciutamente fuori moda, fuori scala, indefinibili, riottosi, recalcitranti e pericolosi. Se superi quell’iniziale straniamento, se ti concedi di andare avanti, di leggere un pezzo ancora, una pagina, se ti permetti di entrare nel flusso del discorso, ti ritrovi dentro un mondo.

In questa landa bizzarra ci sono i Wilcock, i Manganelli. Ci trovi anche Perec, Loris Tassi, Alberto Chimal, Laiseca, Gospodinov e Carlo Sperduti che i libri strani li cerca, li pubblica, li porta nella sua libreria e, qualche volta, come nel caso di Spostamenti, edito da Tic Edizioni, nella collana Amuleto, li scrive.

Spostamenti è una raccolta di micro racconti, prose brevi, brevissime.

Dico questo, cerco di definirli, perché in una recensione sarà pur necessario che il lettore capisca di cosa stiamo parlando, ma controvoglia. E anche questo deve essere chiaro, perché Carlo Sperduti sente la definizione di genere come qualcosa di urticante, di fastidioso e anche io.

In un’intervista, mentre parlavamo di Déclic, la sua casa editrice, Carlo mi disse che era interessato a testi che fossero Trans – generici e Post – generici, così gli chiesi cosa intendesse.

Mi spiegò che la classificazione da scaffale non rispecchiava più:

i continui movimenti, smottamenti, intersezioni, dislocazioni, ibridazioni, riconfigurazioni della materia letteraria e che attualmente non sia né possibile né auspicabile – e chissà che non sia sempre stato così – tentare recinzioni di genere…

E forse è sempre stato così, mi viene da dire, anzi certamente, almeno negli ultimi centoventiquattro anni, e soprattutto oggi, per raccontare una realtà così satura di forme narrative, la letteratura deve necessariamente provare a forzare le forme, o almeno è un bene che qualcuno ci provi, che tenti di portare la forma del racconto dentro i sentieri che, in tempi più avventurosi di questo, si chiamavano avanguardia.

Spostamenti è, quindi, forse un saggio. È il racconto di come Carlo Sperduti concepisce la letteratura. La sua idea è qui esposta per frammenti, per schegge, per lapilli. A volte sembrano poesie, altre, foglietti illustrativi. Sono scherzi, scatti, che il lettore leggerà velocemente e poi, a distanza di giorni, finirà con il volerci tornare. Questo piccolo libro verde, che sembra un quadernetto di appunti, finirà nella tasca della vostra giacca, sopra il comodino, vicino al computer e non si allontanerà mai del tutto, non si infilerà nello scaffale tra un libro e un altro, perché lo avrete sempre tra le mani, lo riprenderete, lo aprirete nel mezzo e lo leggerete ancora, come provando a svelare un mistero la cui soluzione è sempre vicina eppure vi sfugge.

Pierangelo Consoli

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Carlo Sperduti, Spostamenti, Tic Edizioni, Pp. 115, Euro 12

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