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Edgar Selge anteprima. Finalmente ci hai trovati

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Due genitori ex nazisti: “I nostri genitori possono contare sull’incrollabile forza del loro ottimismo. In qualche modo trovano sempre un po’ di energia. Bisogna dedicarsi a recuperare tutto. A sintetizzarlo. Uno sforzo febbrile e intenso. Loro sanno ancora cosa significano le parole ‘popolo’, ‘identità’, ‘senso di appartenenza’. E adesso hanno scoperto anche cos’è la morale, in particolare la differenza tra verità e menzogna”.

Un’ossessione nella pandemia: “Da quando tutto il mondo si preoccupa per me in maniera così toccante, da quando sono stato pregato, a causa della pandemia, di non uscire di casa per la mia stessa sicurezza, invecchio più velocemente. Nelle reti che ogni notte i miei sogni gettano, rimangono sempre impigliati i miei genitori, una pesca tanto casuale quanto ormai scontata.

Sogno che si siano persi da qualche parte nel caos del mondo. Vagano qua e là e mi cercano disperatamente. Nel sogno mi tormenta il pensiero che non riescano a ritornare, perché hanno perso del tutto il senso dell’orientamento.”

Una coscienza inquieta: “Perché sono diventato un ladro? Perché la locandina di un film ha avuto tutto questo potere su di me? Forse si tratta di qualcos’altro. Forse volevo solo violare un patto di fiducia. Se avessi abbastanza soldi mi cercherei un altro divieto da infrangere? Ho bisogno di superare i limiti? Perché altrimenti non so chi sono? Divento davvero una persona solo quando non rispetto qualche regola? Sono uno di quei ‘casi studio’ di cui parla sempre lo psicologo del carcere?”.

Un senso di colpa per l’amore: “Non voglio essere uno che ama chi gli fa del male”.

È in libreria Finalmente ci hai trovati di Edgar Selge (Carbonio Editore 2024, pp. 272. € 19,50 con traduzione dal tedesco di Angela Ricci).

Edgar Selge (1948) è uno dei più famosi attori caratteristi tedeschi. Figlio di un direttore di un istituto penitenziario, è cresciuto a Herford, in Vestfalia. Ha studiato filosofia, germanistica e pianoforte classico per poi intraprendere la carriera della recitazione. Finalmente ci hai trovati è il suo esordio letterario. Vincitore nel 2022 del Premio del pubblico Bayern 2, ha ricevuto una straordinaria accoglienza, con più di 200.000 copie vendute.

Nella Germania negli anni Sessanta, Edgar, dodicenne, percepisce le profonde cicatrici lasciate dalla guerra attraverso il silenzio dei suoi genitori, musicisti appassionati che affrontano il passato con un mix di suoni e silenzi. La loro casa è un’oasi di musica e ordine, ma il passato doloroso getta ombre sulle conversazioni familiari. Edgar esplora la sua infanzia per comprendere meglio il dolore e le colpe rimosse dei suoi genitori, cercando di riconciliarsi con il passato. Un romanzo toccante che invita alla riflessione sulla memoria e sul dolore.

Come i suoi genitori hanno dovuto affrontare il senso di colpa collettivo e l’improvviso ribaltamento di tutto ciò in cui erano stati educati, Selge deve conciliare l’amore che prova per loro con la consapevolezza della complicità che hanno avuto nell’Olocausto.

Il romanzo esplora temi universali, tra cui il bene e il male, la colpa e l’espiazione, la trasgressione e il perdono. Tratta anche, in senso letterale e figurato, di libertà e prigionia: il padre dell’autore è un direttore di prigione e il giovane Selge si sente spesso un prigioniero, desideroso di sfuggire alla rigida disciplina domestica che gli viene imposta.

La narrazione di Edgar Selge è viva e senza fiato, che si tratti di Bach o di Beethoven, di Schubert o di Dvořák, di una marcia militare o di un gospel, la musica si avvolge intorno alla storia come una seconda narrazione, accompagnandone l’incrollabile spinta verso la libertà.

Carlo Tortarolo

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Quando torna da Vienna sembra cambiato. Quasi turbato. Ma il convegno non c’entra. La causa è Vienna, l’impressione che quella città gli ha lasciato.

Rolf Vennenbernd/dpa

Ha risvegliato i ricordi della sua città natale, Berlino, la vecchia Berlino, quella prima della guerra, quella che non c’è più.

Gli eleganti palazzi viennesi ancora intatti e i viali del Ring hanno suscitato in lui una profonda malinconia.

Soprattutto il Teatro dell’Opera e il Teatro comunale.

E Werner Krauß, che ieri sera ha ammirato nei panni di Re Lear: la rappresentazione deve avergli causato un vero shock. Di colpo dev’essersi reso conto di tutto ciò che nella sua vita è andato perduto.

Negli anni Venti, a Berlino, Krauß era il suo attore preferito. Anche nostro padre allora aveva vent’anni ed era un appassionato di teatro. Le rappresentazioni in cui all’epoca recitava Krauß gli rimanevano dentro a lungo. Ce lo ha raccontato spesso. Gli servivano giornate intere per scuotersi di dosso il senso di commozione.

E quindi adesso, rientrando in casa con la valigia in mano, invece di “Buongiorno” dice: “Ieri ho visto Krauß che faceva Re Lear!”. E gli si spezza la voce. Qualcosa gli serra la gola e quando si avvia lungo il corridoio verso la camera da letto è come se si ritrovasse insieme a Re Lear nella brughiera. Lo capisco quando lo guardo. Conosco bene il suo viso. E anche la storia di Re Lear. Mio padre l’ha raccontata così tante volte che mi sembra quasi di averla letta.

Durante il lungo viaggio in treno da Vienna a Herford, con l’edizione della Reclam alla mano, ha ripercorso tutti i momenti della rappresentazione. Soprattutto la paura di Lear nei confronti delle sue figlie. E l’ingiustizia che loro compiono verso di lui.

Lear ha abdicato e lasciato il regno alle sue tre figlie, alle quali ha chiesto chi lo ama di più.

Con ogni evidenza, ha paura di non essere amato abbastanza. La più giovane si rifiuta di rispondere alla domanda, perciò lui in un accesso d’ira la esilia. Le altre due figlie invece lo ingannano con magniloquenti dichiarazioni d’amore, ma poi lo cacciano via e lo lasciano indifeso nel bel mezzo di una terribile tempesta.

Mio padre non riesce a capacitarsene. A tavola lascia raffreddare la carne sulla forchetta per rappresentarci la scena della pazzia, in cui Krauß si allea con vento, lampi e tuoni contro le sue figlie. Krauß o Lear, per lui è lo stesso. Si passa le mani nei capelli, si guarda intorno e dice: “Krauß era davvero fuori di sé. Non stava più recitando”.

Non si accorge però che anche lui è fuori di sé. E questo mi turba.

Nostro padre sente così forte la minaccia delle figlie di Lear da farmi venire il sospetto che in realtà stia pensando a noi: a Martin, a Werner e a me. Ma i miei fratelli non sono come Goneril e Regan. Non accecherebbero mai il duca di Gloucester, né spingerebbero mai loro padre alla pazzia. Sono dotati di compassione e umanità. E lo sono anche io.

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Titolo originale Hast du uns endlich gefunden

di Edgar Selge

Copyright © 2021 Rowohlt Verlag GmbH, Hamburg

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© 2024 Carbonio Editore srl, Milano

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Traduzione dal tedesco di Angela Ricci

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