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Ricarda Huch anteprima. Fuoco d’autunno – Poesie scelte (1891 – 1947)

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Fuoco d’autunno – Poesie scelte (1891 – 1947) di Ricarda Huch (Elliot Edizioni, 2024 pp. 120 € 18.00) a cura di Giuliano Lozzi esce nelle librerie il 26 aprile. La produzione poetica dell’artista rappresenta il patrimonio di una sensibilità paladina della libertà e domina la visione personale nel percorso mistico e simbolico dell’ispirazione. Ricarda Huch è custode della memoria del suo tempo, evoca il legame spontaneo e illuminato tra vita e letteratura, incarna il senso di irrequietezza della natura neoromantica della letteratura tedesca, alterna stilisticamente, nel vivace clima intellettuale, l’obiettività e l’immediatezza della realtà con l’esaltazione profetica dell’intuizione, ereditando l’elogio istintivo dei sentimenti e la lucida rispondenza intorno ai grandi temi storici. La poetessa esalta il carattere malinconico e inquieto dello struggimento, descrive l’originario candore dei pensieri, trasporta con i suoi versi il fermento del mondo, nel vagheggiamento dei sogni e nell’analisi inesorabile della storia. Concede alla sua sapiente scrittura di varcare i confini delle attese sentimentali, attualizza la prospettiva appassionata delle proprie idee, propone la raffinatezza come intonazione elegante della propria personalità. L’universo culturale di cui si nutre Ricarda Huch passa attraverso le testimonianze contraddittorie dei conflitti storico sociali, nei tormentati scenari di guerra, nelle animose e dirompenti imprese di riscatto. “Fuoco d’autunno” accende il fervore di un’indagine intimista e impetuosa negli stati d’animo del dissidio interiore, concentra la dimensione magica delle parole nell’estensione della confessione autobiografica. La tonalità ironica e nostalgica dei componimenti ordina una varietà di sfumature dall’indugio nella passione e nel desiderio, al passaggio espressivo nella fantasia e nell’elegia, definisce lo spirito indipendente e le azioni coraggiose.

La composizione poetica di Ricarda Huch vive nella tenace e persistente saggezza, tra l’impetuosa inclinazione verso l’assoluto e la delicata partecipazione all’indefinito e sovrumano anelito, mira l’irraggiungibile equilibrio del significato ultimo ed essenziale delle cose. Ricarda Huch risana i frammenti di infinito insiti in ogni realtà, sottolinea la tensione tra il modello quotidiano e le proiezioni impulsive e trascendenti legate all’esperienza personale e alla conoscenza, raccoglie la vocazione dell’estetica nella redenzione dell’etica, nella divinatoria espiazione dell’umanità attraverso la poesia. Il libro contiene argomenti universali come l’amore, cantato nella tenerezza della speranza e nella sublimazione della felicità, e la morte, vista sia nel crudele annientamento dell’individuo sia come monito, oltre l’allegoria della vanità della vita, nella salvezza premonitrice dell’universo. Il tema della natura, inserito in alcuni testi poetici, riprende il ruolo arcaico e idilliaco della potenza generatrice e manifesta la fragilità e la tendenza al vagabondaggio notturno della mente. Il richiamo della mitologia come esercizio colto di riferimento e proiezione di personaggi epici ed evocativi risponde alla leggendaria tradizione culturale. Ricarda Huch declina la poesia con la fierezza e la nobiltà di chi accoglie il canto impercettibile della coscienza e l’impronta propiziatoria del destino. Riveste le sue liriche nel valore contemplativo di un’anima travolta dal desiderio tormentoso, dove immagini e colori svelano verità nascoste. Misura l’immensità e la sacra armonia dei ricordi, inonda di grazie divina il crepuscolo della solitudine, innalzando il calice della vita oltre il rifugio del cuore, oltre la schiera dell’ombra e la melodia della luce.

Rita Bompadre

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Silenziosa dal cielo di una sera di primavera

 

Silenziosa dal cielo di una sera di primavera

una barca di nuvole fluttua verso di me;

attraverso il folle trambusto del mondo

naviga silente come su piume di sogno.

Il mio amato conduce il battello,

Tristezza e ardore nei bei gesti.

Verso casa si spinge chi ancora è sveglio.

Vieni, stringiamoci anima mia”.

Lentamente giù nel lontano abisso

sprofonda spegnendosi il colle già verde,

Mentre il regno celeste delle stelle

sale dall’oscuro specchio dei suoi occhi.

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L’anno della guerra

 

Questo è il grande autunno, la festa della libertà.

Il cielo s’accende, si sciolgono tempeste,

nero gronda il vino dai pesanti frutti,

I fasci di grano crescono come torri dorate.

Il soffiare delle foglie sibila un ultimo canto,

sorda picchia la marcia dei tamburi e la sfrenata corsa ad arruolarsi.

Ecco la schiera di soldati che se ne va,

corone tra i capelli, pronti al sacrificio.

Il loro sguardo aperto vede il dio che saluta

Potente con in volto amore severo.

Esaltati avanzano verso la lotta e la morte,

Là dove la vita sgorga per inebriarsi di gioventù.

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