Un giorno nella vita di Abed Salama – anatomia di una tragedia a Gerusalemme – di Nathan Thrall è stato pubblicato a New York alcuni giorni prima dell’attentato del 7 ottobre 2023 e quest’anno la casa editrice Neri Pozza lo porta in Italia. Una scrittura che è un viaggio lucido e amaro nella sofferenza di chi ha perso voce e volti. Un viaggio della memoria, una ricostruzione giornalistica che diventa narrazione senza fare sconti a nessuno.
Nathan Thrall, vincitore del Premio Pulitzer per la non fiction, giornalista e scrittore ebreo statunitense e che da anni ha deciso di vivere a Gerusalemme è riuscito a traslare un lungo lavoro di interviste nel mondo che si cela dietro il muro, la complessità dei rapporti tra due popoli incapaci di comunicare e lo fa attraverso un linguaggio scarno che non concede nulla alla commozione, un linguaggio che rimane ancorato ad una profonda tristezza e forse è il solo approccio possibile per avviare delle concrete azioni di pace.
Milad è un bambino di cinque anni. Una gita scolastica tanto desiderata. Un giorno di febbraio del 2012. Piove a dirotto, ma i bambini si sa non gliene importa niente della pioggia. Una festa che si tramuta in pianto.
Un incidente stradale, che poteva essere evitato, una noncuranza ostile degli israeliani e una ricerca disperata di salvare i bambini dell’autobus da parte dei palestinesi e pagina dopo pagina veniamo trascinati anche noi non negli inferi, ma in una realtà dove la parola è muta e dove anche il pianto non è concesso. Noi lettori si rimane increduli e atterriti perché percepiamo gli odori, quell’odore acre di bruciato, percepiamo gli sguardi incapaci di reazione degli israeliani e la percezione del dolore attonito del popolo palestinese. Noi tutti vorremmo che il muro si abbattesse, ma non avviene. Quel muro costruito dagli israeliani rimane là per quanto noi potremmo buttarlo giù a colpi di parole perché a volte le parole sono sacre.
Jaba Road era una delle tante circonvallazioni progettate per ridurre i tempi di percorrenza dei coloni, per dare loro un senso di sicurezza e creare l’illusione di un’ininterrotta presenza ebraica da Gerusalemme fino agli insediamenti. Ma quando Israele costruì nuove circonvallazioni, Jaba Road finì per essere utilizzata principalmente dai palestinesi. L’unica corsia che portava a est faceva da arteria principale intorno a Gerusalemme per le circa duecentomila persone che non vi potevano entrare. Divenne nota come «strada della morte».
E’ così che “Un giorno nella vita di Adeb Salama” non è solo una testimonianza, ma è soprattutto una narrazione che fa cambiare lo sguardo e ci mette davanti gli occhi dei bambini. Sono i bambini come Milad che hanno il diritto di essere amati, di essere ricordati come bambini e i bambini si sa non sono gli eroi di domani, ma le risate argentine di oggi.
Una catastrofe morale che secondo Thrall può essere cambiata solo attraverso i nostri sguardi. Se noi cambiamo modo di vedere, i politici dovranno per forza comportarsi in modo diverso. In alcune interviste rilasciate Nathan Thrall sostiene che la politica israeliana è riuscita a “de umanizzare” il conflitto e per lo scrittore nella sua solitudine di ebreo fortemente critico nei confronti di questa “deseumanizzazione” è tempo di fare i conti con la Storia e la Storia si sa è fatta anche dai nostri sguardi e dalle parole che possiamo pronunciare.
Maria Caterina Prezioso
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Un giorno nella vita di Abed Salama
Nathan Thrall
Neri Pozza
trad. Christian Pastore
pp.270/19,00 €