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Baldassarre Lobue inedito. Patibolo décolleté

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Avrei potuto lavare la macchina, riordinare la cantina, impastare una torta, invece?

Spalmato sul sofà, indeciso se salvare la foresta amazzonica o mettere fine alle guerre nel mondo, ho alzato il pollice: «Ok.»

Signor giudice, signori della corte, giurati tutti. Volevo solo compiacere Lara, mia moglie o semplicemente non avevo capito bene la domanda,  giuro!

Avevo sentito solo tre parole. No, non cuore, sole, amore, no, magari.

Avevo captato qualche brandello: vita grama; suonatori di arpe; mia madre.

Avevo unito i pezzi nella mia testa: «Che vita grama! Io a spaccarmi la schiena e tu a non fare mai niente, sei come un noioso suonatore di arpe, me ne torno da mia madre!»

A quello avevo alzato il pollice.

Giuro.

Invece la vedo vestita da festa, in piedi all’ingresso, indossa occhiali da sole, una piccola borsetta, non ha certo l’aria di una che abbandona la casa.

«Ormai hai detto di sì. Ti do due minuti, amore» mi dice raggiante.

Amore? Due minuti?

Insiste e ripete:

«Per gratificarmi di questa vita grama, ho deciso che mi regali un paio di scarpe, le indosserò al compleanno di mia madre.»

Robespierre aveva avuto più chance, sono un uomo morto, dead man walking, uomo morto che cammina.

Centro città, cerco parcheggio, lavavetri, bestemmia, tossico, due euro, smog, non trovo ancora parcheggio, musica in spalla, graffiti colorati, altro tossico, finalmente un parcheggio, quattro euro.

Primo negozio, mocassino blu, entro con Lara, la commessa sorride: «Le stanno un incanto» Lara arriccia il naso. Altro negozio, décolleté rosso di vernice, non le indossa nemmeno, io fermo all’ingresso della boutique. Terzo negozio, tinta cuoio, con il tacco, assistente alla vendita gentile «Con quelle caviglie, le starebbero bene tutte» «Lei trova? In effetti… ci penso su, faccio un giro e poi, magari, torno…» resto fuori, guardo dalla vetrina, lei sorride, io che… che cosa ci sarà mai da sorridere? Ho gli attributi che strisciano sul marciapiede, vorrei un carrellino per portameli a spasso, ma quanti negozi di scarpe potrà mai avere questa inutile città? Cento? Mille? So già che li gireremo tutti.

«Se comprassi le scarpe al primo colpo, sono sicura che nel negozio successivo ne troverei di più carine.»

Altro giro, altra corsa, signore e signori questo giro lo offro io. Negozio diciannove, venticinque, ottantasette. Ormai aspetto fuori sdraiato sull’asfalto con le braccia allargate, piccioni del mondo cagatemi addosso, non ho più ragioni per continuare a vivere.

«Ho deciso» dice distratta.

No?! Si torna nel primo negozio, il mocassino blu, scelta subitanea, solo quattro ore e ventisette minuti.

Torniamo a casa, apre la scatola, le mira, le rimira, le prova.

«Certo con il blu… non ho nemmeno una borsetta da abbinarci.»

Una corda e del sapone, please.

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