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Milena Tagliavini. Ricognizioni

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Con Ricognizioni di Milena Tagliavini abbiamo una conferma introspettiva all’analisi autonoma della forza poetica, all’indagine inconscia dell’esistenza. L’autrice prende atto della coscienza osservando la confidenza finalizzata al riconoscimento del proprio mondo, esaminando la propria interiorità interpretata da idee, intenzioni ed esortazioni che generano l’essenza della sua identità di poetessa. I versi estendono la percezione interna all’attività riflessiva del pensiero, esprimono la voce dialogante con l’anima, dispongono l’intesa della comprensione con il trascorrere dell’autenticità del tempo, dilungando la veridicità degli stati d’animo.

Tagliavini attinge le sensazioni, raccoglie il riscontro dei sentimenti attraverso ogni manifestazione esplorativa, identifica il percorso esistenziale con l’itinerario della sensibilità, rileva gli accertamenti dell’ispirazione. Il privilegio e la grazia di concedersi una mediazione nella comunicazione elegiaca, permette di verificare la qualità medianica degli avvertimenti sensibili, di descrivere l’evocazione delle convinzioni, la persuasione dell’esperienza.

Lo spirito che riflette la luce delle intonazioni umane, irradia una telepatia di emozioni, scorge sempre un significato ultimo da attribuire alla vita, al senso di ogni valore, alla direzione da intraprendere, al messaggio di speranza da divulgare. Il coinvolgimento psicologico e antropologico della poetessa valuta reazioni profonde ai propri interrogativi sull’abilità del vivere, inseguendo la continua evoluzione dell’inconoscibile, insondabile mistero dei tentativi, cercando di confermare l’universalità della comprensione.

Dimostrare la disponibilità dei fenomeni umani, fornire il requisito della saggezza è lo spunto di riflessione per manifestare la presenza oltre l’invisibile linea di confine dello spirito, per invocare la libertà e la volontà delle contraddizioni terrene, per restituire la fermezza del giudizio e della ragione nell’ambito dell’emozionalità, dell’atteggiamento agnostico sui dissidi esistenziali.

La poesia di Milena Tagliavini amplifica quesiti umani universali, propone domande sull’uomo e sull’origine della bellezza, offre la resistenza all’insicurezza, cercando di colmare il vuoto della provvisorietà, superando il tragitto dell’inquietudine, placando la diffidenza oltre ogni apparenza. La poesia, consumata dal tormento doloroso dei conflitti irrisolti o irrisolvibili, strappa con dolore vivo ogni nuova lacerazione, intervallando il ritmo persistente del tempo che scorre, sussurrando la suggestione dei versi adagiati sulla pagina con la lieve e consapevole consuetudine alla malinconia.

Il monito delle oscure difficoltà permette allo sguardo di vedere oltre, rischiarando la luminosità del raggio visivo nel riscatto dei versi. Così Ricognizioni accoglie la necessità della speranza ed evidenzia il disincanto, alternando rumore e silenzio, affermando l’intimità della poesia che risolve le ostilità. Nella costante ricerca stilistica, la generosità emotiva perlustra il presentimento del sentiero vitale attraverso percorsi obliqui, trattiene la fragilità con l’intento di aggirare il richiamo incisivo del monologo interiore, abita lo spazio della nostalgia, coniugando la resilienza poetica alla ricostruzione delle opportunità positive, nell’arricchimento del cambiamento e della trasformazione nelle piccole dichiarazioni impalpabili dell’amore.

Rita Bompadre

Recensione al libro Ricognizioni di Milena Tagliavini, Giuliano Ladolfi Editore 2020, pagg. 232, € 14,00

Di seguito alcuni testi dal libro

NUOVOMONDO – LA NAVE

Visto dall’alto è un canale

d’acqua salata con gli argini fondi,

qua di cemento e là di lamiera.

Si spacca la folla in diagonale,

una faglia slitta via.

E tutto crolla,

ma solo dentro.

 

IL ROSA DELLA NEVE

Incorniciata dalla guarnizione

del parabrezza tra il ponte e le strade

l’aureola appare come altro a sé.

Sarebbe una voce capace di tagliare

il nastro della ragione che ci lega qui

se con la pazienza di un docente

non ci dimostrassimo ciechi

di fede ogni giorno il teorema.

Così la fila avanza e lascia

una curva in discesa ai lati

della labbra mentre le dita

dei monti affrescano l’impossibilità

di catturare il rosa della neve.

 

LA TRAPPOLA

Con pazienza ho infilato per ore

i punti dell’ago come se la danza

delle dita fosse un rituale,

la pozione per ignorare il tempo.

Nell’urgenza del respiro

non avevo che questa azione inutile,

che restare sola senza parlare

dentro i muri.

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