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Thomas Nelson Page anteprima. Natale nella vecchia Virginia

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Rivelazioni intriganti sulle intricanti dinamiche relazionali: “Un uomo non è mai abbastanza bravo perché una brava donna non ci si pulisca le scarpe. Ma se è il tipo giusto di donna non lo farà mai in compagnia, e non lascerà che lo facciano altri; se lo terrà per pulircisi le scarpe solo lei…”.

Il pregiudizio razziale di un capotreno: “Ah, niente che non andasse, signore; semplicemente non sapeva stare al suo posto, e gliel’ho insegnato io. Sapeva leggere e scrivere un poco – un negro, signore, è molto portato a ritenere che, se sa scrivere, può considerarsi istruito – sapeva scrivere e pensava d’essere istruito; masticava uno stuzzicadenti e pensava d’essere un signore. Ben presto gliel’ho fatto capire meglio. Era impertinente e lo cacciai giù dal treno”.

La toccante storia di una bambina che cerca di liberare il padre, ufficiale prigioniero durante la guerra civile: “Gli darò la mia bambola se mi daranno il mio papà”.

Thomas Nelson Page fa il suo debutto nelle librerie italiane con la raccolta inedita Natale nella vecchia Virginia a cura di Livio Crescenzi e Ursula Miotto (Mattioli 1885 2023, pp. 144 , € 10).

Oltre a essere uno scrittore acclamato, Page fu un influente diplomatico e avvocato statunitense, ricoprendo la carica di ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia dal 1913 al 1919. Le sue opere resero popolare il genere delle piantagioni. Tra i suoi lavori più significativi, ricordiamo The Burial of the Guns (1894) e In Ole Virginia (1887).

Nelson Page, finora inedito in Italia – compose diversi racconti e romanzi con ambientazione nelle tenute della Virginia Tidewater prima della Guerra civile.

Convinto che i vincitori dell’Unione avessero fornito una visione distorta della storia e della popolazione del Sud, attraverso la sua produzione mira a restituire rispetto e accuratezza storica alla cultura del “Vecchio Sud”, contribuendo alla formazione dell’immagine della ‘Causa Perduta’ della Guerra civile, celebrando le virtù della coraggiosa lotta degli eroi meridionali nonostante la catastrofe inevitabile.

Un pranzo di Natale sul treno, un ufficiale che ritorna a casa a Natale per portare i regali ai figli e, infine, una storia d’amore in un sud d’altri tempi ci guidano attraverso le atmosfere e le scene della ‘Vecchia Virginia’, immerse in una profonda nostalgia.

L’orrore della guerra si intreccia con la parola data tra gentiluomini che sanno trovare il modo di fare la cosa giusta.

Questa è la letteratura di Page, che ha modellato le radici culturali della leggenda del Vecchio Sud gettando le basi per il successo indelebile di Via col Vento.

Carlo Tortarolo

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Mancavano solo pochi giorni a Natale e, com’era naturale, intorno al grande caminetto del circolo gli uomini avevano iniziato a parlarne. Erano tutti uomini nel fiore degli anni, e tutti, o quasi, provenivano da altre parti del paese: uomini giunti nella grande città per farsi strada nella vita e che, tutto sommato, in un modo o nell’altro ce l’avevano fatta, riuscendo in diversi campi in modo così brillante da poter essere definiti uomini di successo. Tuttavia, man mano che procedeva, la conversazione aveva assunto un tono rievocativo. Quando era iniziata, avevano partecipato solo in tre, due dei quali, McPheeters e Lesponts, stavano seduti in poltrona, con i piedi protesi verso il caminetto, mentre il terzo, Newton, dava le spalle al grande focolare, con le falde della redingote ben aperte. Gli altri uomini erano sparpagliati per la sala, un paio intenti a scrivere ai tavoli, tre o quattro che leggevano i giornali della sera, e i restanti che chiacchieravano sorseggiando whisky e acqua; tra questi, alcuni chiacchieravano e basta, mentre altri si limitavano a sorseggiare i loro whisky e acqua. Tuttavia, man mano che la conversazione procedeva attorno al camino, uno dopo l’altro gli uomini si unirono al gruppo, finché la cerchia non incluse tutti i presenti nella sala.

Era stato Lesponts a iniziare. Dopo aver fissato per qualche istante Newton in piedi davanti al fuoco con le gambe ben divaricate e gli occhi fissi sul tappeto, aveva rotto il silenzio chiedendo all’improvviso:

Vai a casa?”

Non lo so” rispose Newton, con aria dubbiosa, richiamato da qualche parte nel mondo dei sogni, ma così lentamente che parte dei suoi pensieri era rimasta ancora lì.

Non ho ancora deciso… non sono sicuro di poter andare fino in Virginia, e ho un invito in un luogo delizioso, un ricevimento in una casa qui vicino.”

Newton, chiunque capirebbe che sei della Virginia” disse McPheeters, “dal modo in cui stai davanti a quel camino.”

Newton disse:

Già.”

E poi, mentre svaniva il mezzo sorriso suscitato da quella battuta, aggiunse, lentamente:

Stavo solo pensando a quanto mi sentivo bene, ed ero tornato a casa e mi trovavo nel vecchio salotto, la prima volta che notai mio padre fermo in quella posizione; ricordo di essermi alzato e di essermi messo in piedi accanto a lui, un ragazzino nemmeno alto così, cercando di mettermi proprio come faceva lui, e sentivo il calore del fuoco, e anche adesso lo sento, proprio come quella sera.

È stato… trentatré anni fa” disse Newton, lentamente, come se stesse calcolando gli anni a memoria.

Newton, tuo padre è vivo?” chiese Lesponts.

No, ma mia madre sì, e vive ancora nella vecchia casa di campagna.”

Da qui il discorso era proseguito, e quasi tutti avevano partecipato, anche i più reticenti, coinvolti dalla cordialità generale suscitata dall’argomento. La grande città, con tutti i suoi molteplici interessi, fu dimenticata, e gli uomini di successo tornarono alla loro infanzia e ai primi anni di vita in piccoli villaggi o in vecchie piantagioni, e raccontarono episodi del tempo in cui il mondo al di là del loro orizzonte gli era sconosciuto, e ogni cosa aveva quelle grandi e strane proporzioni create dalla mente durante l’infanzia. Vennero ricordati i vecchi tempi e furono raccontate senza sosta le esperienze natalizie di una volta, e quel periodo fu considerato, senza alcuna voce di dissenso, come assai migliore del Natale per com’era ormai diventato. Dopo un poco, uno di loro disse:

Qualcuno di voi ha mai trascorso un Natale in treno? Se non l’avete fatto, ringraziate il Cielo e pregate d’esserne risparmiati d’ora in poi, perché a me è capitato, e vi assicuro che è quasi come stare in purgatorio. Una volta ne ho passato uno bloccato in un cumulo di neve, o quasi bloccato, perché eravamo in ritardo di dieci ore e perdemmo tutte le coincidenze, e il Natale che m’aspettavo di trascorrere con gli amici, lo passai in una carrozza lercia con un burbero capotreno, uno sfacciato facchino mulatto e un sacco di idioti, che avrebbero potuto uccidersi a vicenda, per non parlare poi di un neonato che piangeva, ammazzare il quale forse sarebbe stata l’unica cosa a cui tutti avrebbero partecipato volentieri.”

L’asprezza di queste parole dimostrava che l’argomento era quasi esaurito, e un tale, entrato giusto in tempo per udire colui che aveva parlato per ultimo, aveva appena azzardato l’osservazione – imitando debolmente l’accento inglese – che i sottufficiali in questo paese erano una massa di gente burbera e maleducata in ogni caso, e sempre scortese quanto ardiva essere, quando Lesponts, che aveva guardato pigramente chi aveva parlato, disse:

Sì, a me è capitato di trascorrere un Natale in un vagone letto e, strano a dirsi, ne conservo un bellissimo ricordo.”

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