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Charlie Gilmour. Due padri e una gazza

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Due padri e una gazza di Charlie Gilmour, tradotto da Milena Zemira Ciccimarra per La nave di Teseo, è un memoir onesto e scritto con una perizia narrativa che sorprende vista l’età dello scrittore nato nel 1989. Il libro scorre fluidamente e non si può che leggerlo d’un fiato tanto la trama è avvincente in un mélange che mette assieme la propria vicenda personale, ironia e dramma, espiazione e redenzione e ciò all’interno di una famiglia di artisti gravitanti nella sinistra radicale. Il tutto è stupendamente mescolato alle vicende di una gazza salvata dalla strada che diventa parte della famiglia del protagonista (lui, la madre, David Gilmour), un’essere senziente, focoso e capriccioso, che diventa il filo conduttore del racconto, ll’oracolo vivente capace di indicargli una meta, di delineargli un destino, dì edificargli un rifugio credibile a fronte dello sconquasso della vita, un caposaldo incontrovertibile all’intollerabilità anestetica di un Inghilterra abbrutita e sempre più impoverita.

Charlie è in cerca di un padre naturale che lo ha abbandonato, Heathcote Williams uno dei più celebrati e dannati poeti inglesi contemporanei, attore, prestigiatore, ecologista anti capitalista erotomane ed ubriacone. Charlie nel frattempo viene adottato da una rockstar del calibro di David Gilmour che diventa il marito della scrittrice Polly Samson con schiere di fratelli e sorelle naturali o acquisiti. In questo labirinto affettivo Charlie ha la compagna giusta, la scenografa Yana mezza ucraina mezza svedese che lo instrada col suo senso pratico (capace di trasformare ogni scarto in qualcosa di utile), col suo essere in sintonia coi ritmi della vita, con la sua adattabilità pure se crollasse il mondo. Sarà questa donna a preoccuparsi per prima del piccolo corvide in pericolo, sarà lei a salvarlo, ad insegnare al suo compagno come prendersene cura. Quando la gazza si ristabilisce decidono di lasciarla libera ma questa dopo qualche planata sopra le cime degli alberi e lungo i prati non ci pensa proprio a separarsi, il che colma di felicità Charlie che temeva di non vederla più quasi con orrore. La gazza domina nella casa, entra ed esce quando vuole, ruba ogni cosa le capiti a tiro, vigila costantemente sui suoi occupanti umani, sporca e lacera divani e suppellettili. Si scopre che è una femmina quando decide di costruirsi un nido. Stupefacente come l’autore progredisca in un rapporto con la gazza con un acume via via più intenso, creando una dimensione narrativa sui generis con al centro questo rapporto extra umano e come trascendentale che porta il protagonista verso una autodiagnosi che sarà dirimente nella sua vita sino ad allora sbandata e senza un vero obiettivo. Ma sarà proprio l’esempio vivido della gazza e la riscoperta di un padre eccentrico ed elusivo a fornirgli una chiave decisiva. Uno sprone che lo porterà ad uscire dall’auto commiserazione ribelle, dalle dipendenze psicotrope, un nuovo approccio col quale accettarsi come uomo, come marito ed infine come padre. Bellissimo romanzo, scritto con autorevolezza, con tratti di ironia inestimabili, un vero romanzo caposaldo di una generazione allo sbando e defraudata da ogni vero ideale.

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