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Foodporn. Intervista a Francesca Barra

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Un incipit tra cibo e amore: “Ho scoperto l’uomo della mia vita seduta a un ristorante e, poiché altrove si è rivelato esattamente così come mangiava, l’ho sposato di corsa”.

Francesca Barra, scrittrice, giornalista e penna di punta de “l’Espresso” risponde alle mie domande in questa intervista esclusiva per Satisfiction, in seguito alla pubblicazione del suo ultimo libro Foodporn, (Rizzoli 2023, pp 240, € 25,00).

Un libro di storie, ricette e letteratura che con una formula attualissima e innovativa analizza i temi legati all’alimentazione e ai cinque sensi.

Carlo Tortarolo

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Lei è riuscita con questo “Food Porn” a dare nuova linfa a una estetica che stava degenerando: dai tempi di Flickr a Instagram abbiamo visto sempre più utenti svilire l’idea del “food porn”. Con il Suo libro stabilisce per sempre l’amore estetico per il cibo che non ha etichette.

Foodporn è il tag usato per catalogare sui social le fotografie attraenti di cibo. Il mio intento era capire quanta bellezza, realmente, si nascondesse dietro alcune fotografie. Distinguerle dagli scatti strategici, furbi. Restituire spessore e dimensionalità ad una nostra liturgia. E anche per liberarci- e lo si capisce anche con la copertina che ho scelto- dall’idea di essere “vincolate” dagli stereotipi che vorrebbero contenerci sempre e solo in una narrazione binaria. Non c’è un confine in cucina e in amore, nel sesso e nella conoscenza.

 

In questi anni in molti hanno attaccato il Food Porn: eminenti psichiatri convinti che può essere un danno per i disturbi alimentari (accontentarsi di vedere). E dire che già nel 1984 Rosalind Cowards scrisse il libro “female desire” dove evidenzia che l’estetica del cibo era un atto di sottomissione della donna. Per non citare Bauman. Cosa ne pensa?

Il cibo è imprescindibile. Non è un nemico ed è un collante per le relazioni. È a nostro servizio. Ma anche la bellezza è un alleato, dipende da cosa sia per noi estetica, cosa bellezza, cosa essenzialità. Per me è un elemento che guida ogni mia azione e non ha nulla a che fare con l’effimero.

I disturbi alimentari nascono dalla paura che sia in realtà un nemico incontrollabile. Un mostro che distruggerà il nostro corpo e che creerà dipendenza. Ci hanno abituati a rintracciare nel desiderio un lato oscuro senza insegnarci invece a trasformarlo in bellezza. Ma nessun nutrizionista serio e non quelli 2.0 si priverà mai di ciò che ci rende felice. La domanda è: di cosa abbiamo bisogno per esserlo. Senza sensi di colpa. La ricerca di un equilibrio è la chiave che a monte dovrebbe guidarci, non è nel piatto che abbiamo davanti e nemmeno in una foto costruita, nella finzione, in un piatto solo bello. Non esiste un piatto bello e pessimo. Se lo è non sarà mai desiderabile.

 

Foodporn analizza i rapporti tra i cinque sensi e l’alimentazione, il cibo, ma è un libro molto letterario…

Lo è. Come letterario e artistico era il palcoscenico sul quale si esibiva mia nonna quando cucinava per me.

 

Gli antichi romani avevano vere e proprie feste come i Baccanali dove oltre al cibo e al vino si potevano godere i piaceri della carne, oggi invece si è arrivati a scoprire la sessuologia alimentare.

Oggi pensiamo di aver scoperto tutto ed io a volte vorrei dimenticare per ricominciare ad esplorare.

Eravamo abituati all’immagine di amanti rivestiti di latex e qui invece scopriamo che anche al cibo sono legate pratiche feticistiche. Ad esempio, che cos’è di preciso lo sploshing?

La perversione non si può giudicare, contenere in una morale. Il gioco fa parte della nostra esistenza ed evitarlo vuol dire avere paura. Bisogna conoscere e scegliere. Lo sploshing, ad esempio, è una pratica in cui ci si spalma il cibo sul corpo e ha origini ben precise. Quasi tutte le perversioni hanno origine in un desiderio soffocato, in una privazione. L’importante è che ogni gioco non sia imposto, ma condiviso con libertà. Divertimento. Senza che questo diventi ossessivo, obbligatorio e soffocante.

Nel libro ci sono anche riferimenti a Evola e alla sua Introduzione alla magia esiste quindi un triangolo composto da cibo, magia e amore? E che rapporto hai con questi tre elementi?

Una volta durante la presentazione del mio libro precedente, nato per omaggiare la cucina dei ricordi, una signora mi ha chiesto: “Avresti cucinato così anche single? Anche per te sola?” Ho risposto sinceramente di no. Perché è tutto legato ad una comunicazione affettiva. Lo è anche scrivere libri , partecipare ad una trasmissione televisiva, correre dietro alla mia ultima figlia che impara a camminare. Non c’è pratica senza spiritualità.

Il tuo libro appunto è ricco anche di riferimenti letterari, storici e artistici: da Il pranzo di Babette, alle ossessioni di Salvador Dalì o alla cucina futurista di Marinetti, da Montalbàn a Isabel Allende, da Ramses II a Caterina de Medici. Quali sono le stelle che hanno orientato la tua rotta?

Gli scrittori sudamericani che pongono la terra, la poesia, l’eros, la politica e il cibo al centro della loro vita. Mi disorienta un mondo che ha perso questa energia intellettuale e il contatto ancestrale con la terra. Mi spaventa il dito sul gelido cellulare, il viso abbassato, la strategia, la mancanza di incanto privato. Chi si priva di emozionarsi quando sforna il pane e affronta con cinismo le piccole gioie del prossimo.

Ed anche un libro che è pieno di amore, quello vero, perché ogni parola è naturale. Ed è forse il tema principale, dopo tutto

L’amore per me è nutrimento. Da quando l’ho scoperto non ho più desiderato essere diversa.

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