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Alberto Chimal. 83 romanzi

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Ogni amante dei libri, ogni collezionista di storie, ogni feticista della parola, coltiva dentro di sé la mania per i libri strani e conosce quel fremito infantile di gioia che si prova ogni volta che si sfoglia un libro inconsueto per format, per impaginazione o per contenuto.

Quando si trovano, libri così, si sente il bisogno inderogabile di possederli.

L’editore Pièdimosca dal 2019 si sta specializzando in libri piccoli, quadrati, mai visti, divisi in collane chiamate: glossa; strappi; catramini; semi; arca, ossa.

In questo catalogo eterogeneo e volutamente inconsueto potete trovare un libro dello scrittore messicano Alberto Chimal dove in appena 103 pagine ci sono scritti 83 romanzi, numero sbalorditivo di componimenti, da cui prende il titolo questa raccolta, e che in Italia è stato tradotto da Loris Tassi.

Alberto Chimal è uno scrittore messicano, selezionato per il Premio Internazionale “Rómulo Gallegos” nel 2013 con il romanzo La torre y el jardín; ha vinto, tra gli altri, i Premi Nazionali “Colima Narrativa 2014” e “San Luis Potosi Story del 2002”.

I suoi testi sono stati tradotti in italiano, inglese, tedesco, francese, ungherese, persiano, ebraico, Mixe, mixteca, zapoteca ed esperanto.

Come spiega nella breve prefazione ai suoi 83 romanzi:

i mondi narrati sono minuscoli sulla pagina ma si dilatano nell’immaginazione.

Polemico, inoltre, al punto 3.3 di questa sua prefazione/dissertazione scrive:

Più di quattro romanzieri convenzionali farebbero bene a buttare nella spazzatura, tutti assieme, nove dei loro undici romanzi di 748 pagine; ma non osano.

Il che mi ricorda le parole ironiche, ludiche e corrosive di Parra quando scriveva:

I quattro grandi poeti del Cile

sono tre:

Alfonso de Ercilla e Ruben Darío.

E ironico, ludico e corrosivo è Chimal in ognuno di questi suoi 83 romanzi, come quando scrive:

Cadeva in trance nel tempio, parlava in altre lingue e ripeteva (senza che nessuno lo capisse) : «Devo andare in bagno.»

Oppure:

A metà del quarto bicchiere i due diventarono uno.

E si potrebbe andare avanti, non proprio all’infinito ma a lungo, elencando, con la cura dell’erborista, queste storie alla radice, che stanno come il rumore bianco alla sinfonia.

Sono, queste, microfinzioni, genere non proprio diffuso in Italia e con il quale i lettori della letteratura ispanoamericana hanno certamente più dimestichezza. Quello della microfinzione è un testo compresso e complesso che racchiude dentro di sé il romanzo, il racconto, la poesia e, alcune volte, persino il motto di spirito. Difficile parlarne perché è difficile spiegare ciò che appena ci giunge all’orecchio. Questi testi distillati in cui si tende a eliminare ogni lungaggine, ogni personaggio, ogni parola superflua e spuria ci giungono alle spalle come un soffio improvviso e raggelante di cui ignoriamo la fonte. Lo spiegheremo noi, da soli e con la nostra testa, questo soffio, con la nostra fantasia, il nostro talento e lo immagineremo – quello che all’apparenza resta comunque un soffio – con una finestra aperta chissà dove, un infisso rotto, un fantasma o un miracolo che si prelude nel distillato di una storia.

Pierangelo Consoli

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Alberto Chimal, 83 romanzi, Pièdimosca 2023, Pp. 112, Euro 12.

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