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Ammazza la star. Intervista a Francesco Consiglio

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  1. Un uomo nuovo

L'ho seguito per dieci giorni, a distanza ma senza mai mollarlo. All'inizio sospettavo che la sua normalità fosse un nascondimento che serviva a preparare il delittone. Molta finzione, pensavo, sono tutte sciocchezze: quel demonio simula la quiete e prepara la tempesta. Ma giorno dopo giorno, ogni sua abitudine mi appariva più sincera: le ore in biblioteca, i libri sotto il braccio, le passeggiate in piazza con le mani dietro la schiena e lo sguardo verso il cielo, come un filosofo che medita sul mondo.

Quello che proprio mi stupisce è il passaggio da Argento a Leopardi, dalla mater tenebrarum alla donzelletta che vien dalla campagna. È come se Francesco si fosse estratto dalla testa una parte di se stesso, come se avesse trovato una cura per la crudeltà, e questa cura si chiama poesia.

Francesco Consiglio

brano tratto da Ammazza la star, Castelvecchi, 2018, p. 241.

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Francesco Consiglio è autore dei romanzi Qualunque titolo va bene. Romanzo a pezzi (2010) e Le molecole affettuose del lecca lecca (2013). Collabora con varie riviste e siti letterari.

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La prima domanda non può che essere questa: qual è stato il pretesto che ha dato il via a una storia tanto particolare dove il serial killer che si chiama Francesco, coltiva il desiderio di diventare famoso uccidendo una star dello spettacolo?

Ti faccio rispondere da Mark Chapman, l'assassino di John Lennon. "Perché ho ucciso Lennon? Ero depresso, mi sentivo un nulla totale e il mio unico modo per diventare qualcuno era uccidere un uomo famoso".

Come nasce la scelta di ambientare il libro in provincia e non in una grande città, per esempio, dove sarebbe più semplice che si perdano le tracce dell'autore di una serie di crimini?

Per almeno due ragioni: da un lato, il mio protagonista ha un desiderio, quasi ardente, di essere scoperto, e gli omicidi che commette fanno parte di un piano che dovrà portarlo a raccontare la sua storia in un libro di successo; dall'altro, perché la sua ricerca ossessiva della fama è una reazione all'abissale solitudine che solo la provincia può dare a chi non ha un lavoro e degli amici, mentre una grande metropoli, così piena di attrattive, è comunque distraente.

I due protagonisti si rivolgono in diverse occasioni al lettore, parlano con lui, si fanno suggerire. Come mai questa uscita dalla narrazione?

È solo un trucco per tenere il lettore incollato alla pagina, come se a un tratto gli dicessi: "Ehi, stai pensando ad altro? Non abbandonarmi e aiutami a risolvere la storia".

Il suo pare un viaggio alla ricerca continua dell'errore perché l'equilibrio delle cose è labile e basta un nonnulla per spostare questo equilibrio. Come definirebbe lei l'errore?

L'errore è il motore del cambiamento. Ti è mai capitato di immaginare una vita in cui le azzecchi tutte? Forse per te sarebbe eccitante ma, vista dal di fuori, apparirebbe molto più noiosa. Ricordo che ai bambini della mia generazione era molto più simpatico Paperino, la cui vita era un susseguirsi di disastri, piuttosto che Gastone, emblema positivo di ricchezza e fortuna.

Mi hanno colpita certe situazioni grottesche presenti nel libro come per esempio il fatto che a un certo punto Paola va su un sito dove si insegna a scassinare una porta. Le chiedo dove sta secondo lei nella vita di ognuno di noi il confine tra virtuale e reale?

Per fare questa intervista mi hai contattato attraverso Facebook. Non ti conoscevo ma ho accettato senza interrogarmi su chi sei veramente, cosa scrivi e come. Ho detto: "Ok, rispondo!". L'ho fatto per vanità. Ecco spiegato il virtuale: vanità, mistero e sprezzo del pericolo. Per spiegarti il confine con la vita reale, che per me è vastissimo, quasi un altro stato dell'essere, ti confesso che, al di fuori dei social, sono un tipo poco vanitoso, molto introverso, timoroso delle novità e prudente.

Ossessione è una delle parole che più connotano la narrazione. Insieme ad un'altra parola: illusione. Lei è piuttosto attivo sul social network Facebook dove scrive in maniera sempre critica, sovente nell'ottica della disillusione. Mi dica, se vuole e se c'è, quella che lei reputa una grande e diffusa illusione del nostro tempo.

Cambiare il mondo. Tutti vogliono farlo, ciascuno a proprio modo. La caduta delle ideologie del Novecento ha provocato una frammentazione del pensiero che non è solo libertà ma caos, disordine, ingovernabilità. Troppi valori che, a torto o a ragione, un tempo sembravano importanti sono stati messi in discussione. Due sessi, tanti sessi. Una Patria, nessuna Patria. La prova migliore di quanto l'umanità stia regredendo è l'efferatezza verbale dello scontro politico. Augurarsi la morte fisica del proprio avversario politico non è più un tabù.

Il libro Ammazza la star è certamente “curioso” per trama e stile. Questo fa sì che il lettore sia invogliato a leggerlo fino all'ultimo punto, per sapere come si concluderà la vicenda del serial killer che uccide sui treni con una strana arma attaccata alle parti intime. Lei a chi consiglierebbe la lettura del suo libro che ad onor del vero è molto particolare?

Questo romanzo non volevo neanche pubblicarlo. Figuriamoci se posso consigliarne la lettura! A che servirebbe? Vuoi chiedere al macellaio se la sua carne è buona? Sai che ti risponde? Che dovrebbero tutti comprare da lui. Io penso che consigliare un libro è un compito che spetta a chi lo ha pubblicato. Per me ogni editore dovrebbe pubblicare due romanzi l'anno e su quelli investire in promozione. E invece si sfornano continuamente libri che sono nati morti.

L’ultima domanda ha a che fare con il tema di questa rubrica di parole e immagini ovvero il cielo. Le chiedo: com’è il cielo oggi sopra Francesco Consiglio?

Ci sono tanti me stesso e tanti cieli. Quello dello scrittore è un blocco di nuvole scure che non lasciano passare la luce. Scrivere non mi ha dato nuovi amici, nuovi amori, non ha reso la mia vita più semplice. Per fortuna, ho reagito all'infelicità coltivando altre mie personalità meno malinconiche e fallimentari. Altrimenti, mi sarei certamente dato al serialkilleraggio. 

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