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Ben Pastor anteprima. La morte delle sirene

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Il suolo su cui avanziamo non è sordomuto ma solo silenzioso…

In questo modo, raffinato e allo stesso tempo crudo, e per tutto La morte delle sirene, edito da Mondadori di cui pubblichiamo, in anteprima, un estratto, Ben Pastor ci racconta le nostre origini e quel mondo così moderno che era l’antica Roma.

Elio Flavio Sparziano è un soldato di alto rango con la passione per la storia. Invitato a Sorrento dall’imperatore Galerio, dovrà portare a Roma una proposta a Massenzio. È una proposta segreta e delicata e dalla cui risposta potrà dipendere il destino dell’Impero stesso.

Massenzio però attende, così Sparziano resta a Sorrento dove l’omicidio di un vecchio mercante ha fatto molto scalpore. Sembrerebbe un delitto familiare ma presto Sparziano si trova coinvolto in un intrigo assai più complesso di cui è solo una pedina. Disincantato, Elio Flavio osserva, analizza e dettagliatamente racconta non solo quello che sembra il tramonto dell’Impero ma anche la fine di tutto il suo mondo. È questa una lezione di storia avvincente e appassionante, dove il destino di Roma viene raccontato in maniera dettagliata e fedele e mai pedante.

Leggere Ben Pastor ci porta nelle strade lastricate e attraversate dalle bighe, ci fa sentire quasi il gusto del Falerno, il rumore dei sandali, il fruscio delle toghe, le urla del Senato… ci mostra le case, i bordelli, le taverne e ci ricorda che c’è stato un mondo a cui tutta la civiltà appartiene dove gli dei erano meno distanti e parlavano agli uomini come uomini e dove il sangue s’impastava con la terra per dare forma e lustro ad un Impero grande come tutto il mondo.

Pierangelo Consoli

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Non era la prima volta che chiedeva notizie, e non ne furono sorprese. Sedevano a schiacciare noci su una panchina di marmo nella sala d’ingresso, e il suo interesse a conversare con loro le sollevò dalla noia. Sabina, la più loquace, gli porse un gheriglio sbucciato e dichiarò che quella morte violenta nella famiglia dei Pelagii già teneva banco in città.

Erano conosciuti, aggiunse. Già vedovo due volte, Teodoro frequentava spesso i bordelli locali, come il figlio maggiore. Il vecchio si faceva salire sopra le ragazze, aveva richieste pruriginose e lasciava mance generose; quelle di suo figlio Demetrio erano scarse, però montava come un toro.

«Ma lo sai, padrone, che le vedove e le vecchie lo pagano

per andarci a letto?»

Anche il loro giudizio sugli altri figli di Teodoro era dal punto di vista delle prostitute. Zoe aveva sentito che Giovanni era un costoso avvocato di Neapolis, con uno studio a Surrentum che visitava di tanto in tanto; da anni si portava a letto con grande discrezione la stessa donna, una tenutaria di Capua con la quale non voleva farsi vedere in pubblico. Il fratello più giovane, invece, non nascondeva di essere cristiano. Agli occhi di Lucana era un peccato e uno spreco. «Non ha nemmeno vent’anni ed è carino, a modo suo. Un po’ magrolino ma con la testa piena di riccioli, e la barbetta che gli comincia a crescere.»

Le ragazze erano d’accordo che, dal modo in cui abbassava lo sguardo per strada, non doveva mai aver visto una donna nuda, tanto meno aver giaciuto con lei (non usarono esattamente quel verbo).

«Ci scommetto che ha chiesto di far mettere le mutande alle statue nel giardino del suo vecchio!»

«Che assortimento.» Elio si finse più sprovveduto di quanto realmente fosse. Per far colpo sulle ragazze, prese due noci e ne ruppe il guscio con le dita. «A vederli da fuori, si direbbe che Teodoro fosse più affezionato a… come si chiama… Demetrio?… che agli altri due.»

Zoe sorrise alla vista delle noci aperte sul palmo di Elio.

«Sarà come dici, padrone.» Estrasse con cura i gherigli e distribuì le quattro metà. «C’è chi dice che Demetrio ha ammazzato il vecchio per via di Agrippina.»

Agrippina? Che po’ po’ di nome per qualsiasi donna. Elio non ignorava che le mezzane spesso affibbiavano nomi pomposi e perfino imperiali alle loro protette. Si chiese se lo spuntino apparecchiato per due accanto alla poltrona di Teodoro indicasse un incontro galante in tarda serata.

Osservò: «Ogni tanto capita che gli uomini spargano sangue per una ragazza incontrata al bordello.» Lucana scosse il capo, masticando la noce. «Non è una di noi.»

«Non esattamente» la corresse Zoe.

Sabina lanciò in aria il gheriglio e se lo lasciò cadere in bocca. «Non è una di noi, ma ci fa concorrenza.»

«Concorrenza sleale. E dire che Demetrio è anche un promesso sposo!»

La finta indignazione di Zoe le fece ridere. Sabina quasi soffocò; tossì finché le vennero le lacrime agli occhi. «Il che non impedisce a Demetrio di scroccare soldi per fare regali ad Agrippina, e spassarsela con lei nelle taverne e nei bagni della costa…»

«… Quando non va a farsi leggere la fortuna dalle streghe o da gente simile.»

«Davvero?» Elio prese nota mentalmente. La stimolante vicinanza di quelle tre rischiava di fargli riconsiderare la decisione di rimandarle al Tridente, così si affrettò a cercare un altro argomento utile per la sua indagine.

«Immagino che non abbiate mai sentito parlare di un losco individuo, un bandito detto Còrimbo.»

«Ma come!» Sabina si avvolse un ricciolo lucente intorno al dito. «Ma se è una leggenda!»

Aggiunse che una sua collega era certa di averlo avuto come cliente al bordello.

«Bravo a scopare» si intromise Zoe senza giri di parole. «O così dice la nostra amica.»

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Tratto da LA MORTE DELLE SIRENE di Ben Pastor

© 2023 Mondadori Libri S.p.A., Milano

Ben Pastor, La morte delle sirene, Mondadori 2023, Pp. 512, Euro 19

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