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Bentley Little. The resort

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Di Bentley Little, autore dell’Arizona, sui sessanta, lanciato da Dran Koontz nei primi anni Novanta, e delle sue affinità con Stephen King ne ho già scritto a proposito di The Consultant, il thriller aziendale che ha ispirato anche una fortunata serie televisiva su Amazon Prime, in Italia pubblicato da Vallecchi con la traduzione di Ariase Barretta. The Resort, romanzo del 2004 ma arrivato da noi solo quest’anno, sempre con Vallecchi, conferma la forza creativa di Little che, più di ogni altra cosa, è un superbo e prolifico costruttore di trame. 

Mi piace pensare che esista una felice simmetria (una magica corrispondenza) tra la bellezza di certe cover e quella delle pagine che seguono. Vedendo la cover di The Resort capisci subito che oltre quel disegno coloratissimo e luminoso – mooolto americano – si nasconde una storia intrigante e ben congegnata. Il romanzo racconta una vacanza di cinque giorni di una normalissima famiglia californiana, i Thurman (marito, moglie e tre figli), in una spa esclusiva chiamata Reata, situata in un luogo sperduto, quasi irraggiungibile, nel deserto dell’Arizona. Fin dall’arrivo però i Thurman si accorgono che in quel villaggio chic e reclamizzato accadono cose difficilmente spiegabili: feste rumorose in camere vuote, strane presenze in piscina, dipendenti che improvvisamente cambiano il loro aspetto, misteriose sparizioni. 

Little si diverte a giocare con i contrasti: la luce del deserto e il buio dell’orrore; il divertimento (spesso forzato) e il sentimento della paura; il piacere dello svago e il male fisico; la libertà e il benessere che evocherebbe una qualunque vacanza e la costrizione, l’impedimento, perfino il dolore. I cinque giorni dei Thurman non finiscono mai e il terrore che piomba addosso ai villeggianti produce una specie di dipendenza: i Thurman subiscono umiliazioni, disservizi di ogni genere eppure si ostinano a rimanere, come bloccati da una forza invisibile che li plagia e li trattiene nel pantano oltre la normale sopportazione. Difficile staccare gli occhi da questo magnifico page turner a metà strada tra Shining (riecco King) e Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace. Little ci tiene col fiato sospeso dall’inizio alla fine, dà voce agli adulti ma anche ai ragazzi, ai figli della coppia protagonista, che nel corso della macabra vacanza scoprono le tentazioni del sesso, il senso della competizione e dell’amicizia, il disagio più estremo. Da quarant’anni Stephen King ha appiccicata sulla schiena la scritta “maestro dell’horror”. Ma siamo sicuri che King scriva romanzi horror? Bentley Little lo fa, meglio di tanti suoi colleghi più blasonati, e senza flirtare con altri generi. 

 

ri.

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