Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

Bestiario. Intervista a Marco Simonelli

Home / L'intervista / Bestiario. Intervista a Marco Simonelli

Bestiario è la nuova raccolta di Marco Simonelli edita nel 2023 per Industria&Letteratura in Poetica, collana curata da Niccolò Scaffai e Gabriel Del Sarto. La raccolta, nata in un contesto laboratoriale, è composta da poesie di due quartine con versi endecasillabi in rima alternata ma, dentro questa forma tradizionale, la scrittura poetica riesce a rinnovarsi e rendere desiderante la legge del ritmo per mostrarci gli animali (sociali o meno) che infondo siamo. La scrittura di Bestiario coniuga «un pattern sillabico con una immagine miracolosamente estratta da una confusione dominante» la cui felice riuscita riesce a suscitare un quasi godimento nell’autore e in chi legge. Le poesie di Marco Simonelli possono nascere anche da «un desiderio di pacificazione» con il quotidiano e con il reale del dolore, e in questo sta anche la potenza di trasformare in materia leggera e ritmicamente perfetta un dato autobiografico, di non fare del poetico un fastidioso lirichese egoriferito. Bestiario riesce a rivelare, a dire le immagini-ritmo, tanto che l’autore vorrebbe che il suo libro fosse «un codice miniato, una sorta di Codex Seraphinianus»: infatti i versi di Simonelli mostrano il mondo con limpida precisione, come se, finalmente, il poeta avesse superato la censura peggiore, quella che ci imponiamo «per compiacere qualcuno o un gruppo di persone». Nei versi di Bestiario sembra esserci una sorta di viaggio autoanalitico e la scrittura poetica, in generale, può, seppur in minima parte, essere una sorta di «meccanismo ossessivo-compulsivo» che permette al poeta di sovvertire lo status quo in modo tanto limpido e preciso quanto subdolo…

Genesi e desiderio del tuo libro.

Bestiario nasce all’interno di un laboratorio di scrittura creativa che frequento da ormai vent’anni: ogni due settimane ci incontriamo per confrontare le nostre scritture generate da un dato tema. Abbiamo deciso di dedicarci agli animali nel 2017 e siamo andati avanti fino al 2023. La scelta di impiegare un’esclusiva forma metrica invece è solo mia: mi chiedevo se ne sarei stato capace, rischiavo di ripetermi o di stancarmi. Invece l’uso della forma fissa mi ha completamente avvinto: non pensavo che all’interno di otto versi si potessero operare variazioni così drastiche. 

Quando scrivi, godi?

In genere il primo verso nasce dall’incontro di un pattern sillabico con una immagine miracolosamente estratta da una confusione dominante. Non so ancora se riuscirò a concludere la poesia tuttavia vengo colto da una sorta di smania e non ho pace finché non ho chiuso almeno la prima quartina. La seconda in genere è più semplice perché ho già definito un clima, una serie di immagini, un impianto sonoro. Dopo l’ultimo verso (dopo l’ultima rima) arriva una sorta di pace momentanea, di pacificazione dei sensi, una breve estasi postorgasmica. Non so se si possa parlare propriamente di godimento ma gli si avvicina molto.

Un estratto dal libro che è risultato più difficile o particolarmente importante:

perché? Lo puoi trascrivere qui.

Gazza ladra

Andarsene così, che scherzo infame.

Non più ritardi, orari, appuntamenti

né guanti, sciarpe, orpelli, altro fogliame.

Avrai anelli d’oro appariscenti

rubati a dita candide o celesti.

Intanto qui le nuvole incostanti

talvolta si diradano e diresti:

Alcune hanno l’aspetto degli erranti”.

Questo testo è un acrostico (in Bestiario ce ne sono due). Annarita, la destinataria, era una mia compagna di laboratorio che se n’è andata prematuramente nell’aprile del 2022. Volevo trasformarla in un animale, che fosse presente anche lei in questo serraglio di carta. C’è ovviamente un’esperienza di lutto alla base ma credo che ci sia anche un desiderio di pacificazione: nella gazza stessa (nel continuo “rubare” dei poeti che saccheggiano a piene mani la tradizione) e negli “erranti” (un’immagine di Annarita che le ho, appunto, rubato).

Se non fosse scrittura, cosa potrebbe essere il tuo libro?

Vorrei fosse un codice miniato, una sorta di Codex Seraphinianus dove l’immagine prende il posto  della parola. Ecco, sì, se l’autore (cioè io) fosse stato capace, avrebbe potuto benissimo costruire un catalogo di illustrazioni, di disegni, perfino di grafica computerizzata. 

Che rapporto hai con la censura?

Sono stato in analisi per più di dieci anni, analisi freudiana intendo, quella sul lettino. In analisi è fondamentale ridurre il più possibile l’autocensura quando si arriva a verbalizzare gli accadimenti del nostro mondo interno. Credo che la censura più subdola sia quella che ammettiamo su noi stessi per compiacere qualcuno o un gruppo di persone. Per il resto sono felice di vivere in un posto dove non serva il visto della censura per pubblicare una poesia. 

Per te scrivere è un mestiere o un modo di contestare lo status quo?

Non credo alla poesia come mestiere (non produce reddito) né, d’altro canto, alla poesia come hobby (perché sostengo ci debba essere un minimo di professionalità in chi scrive o perlomeno in chi vuol pubblicare). Penso alla scrittura in versi come a un meccanismo ossessivo-compulsivo, quindi direi che si tratta più di un lavorìo che di un’occupazione. Non ho difficoltà ad ammettere che (anche in minima parte) lo scrivere in versi abbia qualcosa di patologico. Molte poesie contestano lo status quo ma lo fanno in maniera subdola, fingendo di parlare di altro. Le poesie più sovversive arrivano in incognito. 

Gianluca Garrapa

#

Marco Simonelli,  Bestiario, Industria&Letteratura, collana Poetica curata da Niccolò Scaffai e Gabriel Del Sarto, 2023.

Click to listen highlighted text!