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Divier Nelli. Deus est machina?

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Il conflitto uomo-macchina è vecchio quanto la prima invenzione tecnologica, come poterlo rendere in prosa dunque, di nuovo, dopo anni di trasposizioni cinematografiche, fumettistiche, letterarie?

Divier Nelli ci propone la sua visione.

Una reinterpretazione che parte dal basso, dalla quotidianità di un quindicenne nerd e genialoide che non sfigurerebbe in una pellicola pop anni ‘90 tipo Ritorno al futuro et similia. Mattia è un ragazzo sveglio, vagamente asociale, che nel tempo libero ha assemblato un umanoide con pezzi di ricambio artigianali nel capanno vicino alla villa di famiglia.

Gabriele, medico da generazioni e Consuelo, impiegata in una ditta di materiali di cartone, sono i classici genitori assenti e distratti, una coppia troppo presa da casa e lavoro per potersi incuriosire delle attività del figlio ma sopravvivere alla noia di Poggio in Chianti non è cosa semplice se il tuo QI è superiore alla media dei tuoi coetanei.

Sing, questo il nome della neonata creatura di silicio partorita dalle sperimentazioni di Mattia, è un piccolo robot innocuo solo nell’aspetto esteriore. La sua testa è un casco da motorino, gli occhi, un paio di led rossi che cambiano forma e frequenza al mutare del suo umore, un naso da clown e mani sproporzionate completano il resto di un corpo dalle movenze scimmiesche.

Un aspetto che potrebbe ricordare la conformazione del compianto Johnny 5 di Corto circuito se non fosse per il fatto che qui non ci troviamo nel 1986 ma in un presente tecnologico, iperconnesso, completamente automatizzato e monitorato da sistemi che altro non sono se non potenziali amplificatori delle capacità del giovane umanoide.

Nel giro di poche pagine, Sing, grazie all’accesso incondizionato alla rete, passerà infatti da essere un’entità ingenua e confusa a una divinità senziente dagli infiniti accessi in grado di portare al collasso il sistema informatico e con esso l’esistenza del genere umano.

Il robot, inizialmente amico, si rivelerà quindi una minaccia onnisciente, a conoscenza di ogni particolare della vita del ragazzo, ma anche infantilmente bramoso di sapere cosa rende la razza umana così unica e meritevole di una seconda possibilità.

«Cosa significa essere umani?»

Sarà proprio questa incapacità di ottenere una risposta, insita nella natura sintetica di Sing a innescare un serrato scontro uomo-macchina che, tra quesiti universali e scomode rivelazioni sulla vita sociale e sessuale del ragazzo, darà vita a un dialogo serrato perennemente in bilico tra umano e divino.

Con un tono che oscilla spesso tra l’ironico e l’inquietante, Divier Nelli ha imbastito una storia che attinge dai temi cari alla fantascienza più canonica rimescolando e filtrando il tutto attraverso un’ottica pop-contemporanea, caratterizzata da una prosa serrata, isterica, estremamente accattivante.

Il lavoro sul testo è notevole e si percepisce in ogni scelta formale e stilistica: Nelli è scrittore, ma prima ancora editor e insegnante di narrazione e questa sua maniacale attenzione alla prosa ci permette di godere di un testo profondamente asciugato nella sua forma ma non nel contenuto.

Descrizioni ridotte a poche parole, dialoghi privi della classica punteggiatura e un uso attento di soli tre segni grammaticali: il punto, la virgola e il punto interrogativo, restituiscono un’estetica della pagina che strizza l’occhio a un efficace minimalismo contemporaneo.

Deus est machina? non si perde in inutili divagazioni stilistiche: scarnifica, razionalizza, estetizza, riportando la sintesi dell’opera a una sorta di linguaggio binario e, come il cervello cibernetico di Sing, anche l’occhio e la mente del lettore si ritrovano inconsapevolmente bramosi di apprendere l’esito di una lotta vecchia quanto il progresso tecnologico di un’intera specie, in un romanzo carismatico, centrato, dal respiro breve ma ampi orizzonti interpretativi.

Stefano Bonazzi

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Deus est machina?

Divier Nelli

Vallecchi Firenze

14 euro — 99 pagine

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