Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

Erri De Luca. Mani. Ovvero il desiderio ineludibile

Home / Rubriche / Erri De Luca. Mani. Ovvero il desiderio ineludibile

Nel 2021 Crocetti Editore ha pubblicato la silloge Raccolto diurno di Erri De Luca (Napoli 1950). Una delle poesie ivi contenute è questa, intitolata Mani:

Ho scalato la roccia, impastato la calce,

mi trovo di sera le mani gonfie, vuote.

Giro i palmi all’insù, mi chiedono: dov’è?

Dove l’hai messa, dove l’hai nascosta?

Chiedono di te.

Allora le chiudo nei pugni.

Quando fanno così non le sopporto.

Che cos’è l’eros? Può esprimersi anche come mancanza, assenza, desiderio di ciò che non c’è. La letteratura è piena di descrizioni di amplessi amorosi. Ma non dobbiamo sempre aspettarci delle sedute erotiche in piena regola. Prendete ad esempio questa poesia di Erri De Luca. Mani è il racconto breve e asciutto di un’esperienza erotica come non ce l’aspettiamo. Descrive la fisiologia del momento con il poeta che assume una precisa postura di chiusura senza tanti ripensamenti. De Luca costruisce sulle sue mani una riuscita poesia colma d’erotismo, pur non essendo i versi in questione caricati da libidine arrabiosita per il convegno mancato. È praticamente assente quella avidissima espressività del corpo fuorché per un dettaglio: i pugni. Questi sono un dettaglio talmente particolare che non può sfuggire all’attenzione per la sua forte evidenza in un contesto linguistico per il resto temperato e che ci fa dire che i versi in questione sono catalogabili come erotici nonostante l’eros non sia tematizzato direttamente. In una poesia solo apparentemente glabra di simbologia erotica, dove il senso del tatto sembra funzionale soltanto al lavoro, le mani rivelano coscientemente la vulnerabilità del poeta-uomo e la crisi di unità del soggetto, il quale tuttavia mantiene il controllo di sé, smentendo clamorosamente l’immagine tradizionale, tramandataci a partire da Saffo, di un desiderio sì potente che scioglie le membra.

È quindi giusto dire che questa poesia d’amore è anche una meditazione intorno al proprio con tanto di citazione dell’autore attraverso le sue mani, che il nostro vorrebbe asservite al lavoro, ben descritte nella loro funzione, senza altra prospettiva fuorché quella ma avremmo quasi detto capaci di uno stato d’animo autonomo se non fosse sempre lo stato d’animo del poeta che nelle mani si riflette come in uno specchio. Ciò a cui assistiamo è un brevissimo atto unico che si fa ricordare per la velocità con cui si apre e si chiude. Va in scena la rappresentazione di una passione che non viene inseguita. Lo stare fermo è l’alternativa all’inseguimento e posto che il sentimento erotico non può mai venire semplificato, semmai ulteriormente complicato, e a riguardo di ciò la letteratura offre una assai ricca e variegata casistica di possibili criticità di cui questa poesia è soltanto uno di moltissimi esempi inserendosi di diritto nella tradizione della poesia erotica, dal punto di vista scenico, nel breve giro dei versi, sette in tutto, De Luca fa funzionare il meccanismo del desiderio alla perfezione, sfruttando semplicemente la natura stessa dell’eros, qui nella sua versione meno scontata ma altrettanto plausibile di un turbamento ambivalente provocato dalla presenza simultanea e l’azione opposta di desiderio e rifiuto. La poesia di De Luca è così una magistrale lezione sul paradosso nell’esperienza erotica.

Il momento del desiderio è quello su cui si giocano le possibili soluzioni finali. Qui l’azione poetica si sviluppa in velocità nell’arco di neanche una decina di versi e rimaniamo alla fine con un certo senso di inadeguatezza perché solitamente siamo inclìni ad apprezzare dell’eros, giustamente definito dolceamaro¹, la sua parte più dolce e meno quella amara, e l’eros dovrebbe essere anche per noi il trionfo del congiungimento. I contorni della poesia sono netti. Il messaggio è chiaro: l’esperienza del desiderio messa in scena non avrà un secondo atto. Impariamo che l’eros è anche rifiuto, rinuncia e in questo senso mancanza, assenza. 

Il è cruciale per chi scrive. Messo in relazione con il desiderio può dare risultati sorprendenti. Sebbene esista un repertorio erotico di immagini ormai collaudato nei secoli, un legame stretto e antico tra linguaggio ed eros, prove come questa sono la dimostrazione che si può essere meno scontati ma non per questo meno interessanti. 

Alessandra Pennetta


#

¹in greco γλυκύπικρον, l’attributo risale a Saffo che definisce così eros nel celeberrimo frammento 31

Click to listen highlighted text!