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Fare radio con i libri è una ricompensa. Intervista e Enrico Redaelli

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Sei un docente di scuola, e uno speaker radiofonico, con una formazione teatrale e poetica alle spalle: quanta oralità concreta finisce nei tuoi lavori quotidiani, quanta drammaturgia vissuta (ma non scritta ancora) resta fuori dalle aule di scuola?

Nell’uno e nell’altro lavoro, una cosa importante (ma non la più importante) è la VOCE. E’ uno strumento che, oltre a trasmettere un sapere e le conoscenze acquisite sul campo, serve ad intrattenere chi ho davanti (i ragazzi a scuola, gli e le ospiti in studio, le persone che ascoltano da casa). Per quanto riguarda la ‘drammaturgia’ c’è sempre la paura di non riuscire a creare la necessaria empatia con gli studenti (cosa che a volte succede effettivamente)

Ammesso che esista – concretamente – una definizione utile di agitatore culturale, che valore dai al tuo impegno di attivista culturale?

Agitatore culturale…Che espressione ampia! Io leggo libri; mi piace parlarne in quegli articoli che pubblico settimanalmente; mi piace quando riesco a creare un’intervista e a dare alle domande una consequenzialità. Leggere è una rivalsa, è un fuggire dall’appiattimento quotidiano. Fare radio con i libri è quasi una ricompensa. Sono molto autocritico sul mio ‘lavoro con i libri’ e quando mi viene fatto un complimento per una recensione o per una particolare puntata rimango incredulo perché mi sembra di aver fatto un ‘compitino’. Ci metto passione, al di là delle mie feroci autocritiche e al di là dei complimenti. Credo e spero che questo si possa sempre percepire.

Quali sono gli autori classici da cui non vorresti mai separarti? Quali gli autori contemporanei viventi?

Ci sono un sacco di penne da citare e sicuramente mancherò qualche nome. Tra i classici, è imprescindibile l’opera di Pirandello (sia a livello di narrativa, sia a livello di teatro); un altro nome italiano importante è Svevo, la cui “Coscienza” rimane sempre opera attuale. Tra gli stranieri Dumas, Oscar Wilde e Joris Karl Huysmans (autore del decadentismo francese).

Per quanto riguarda i contemporanei ti direi Marco Balzano, James Frey, Giorgia Tribuiani, Michela Murgia, Alessandro Baricco, Antonella Lattanzi, Maria Grazia Calandrone (di cui però conosco solo la produzione in prosa). C’è una nuova leva di esordienti e post esordienti che sta scrivendo testi incredibili. Elencarli tutti è lungo e dimenticherei qualcuno. Li raggruppo tutti nel nome di Graziano Gala, autore ‘giovane’ conosciuto un po’ da tutti loro

Che rapporto hai con il cinema e i fumetti? E quali sono i tuoi autori preferiti di questi due medium narrativi?

Qualche anno fa andavo al cinema molto più assiduamente di adesso, al punto da tenere insieme ad un amico nientemeno che un blog. Adesso cerco di tenermi un po’ informato, ma la velocità con cui si consumano i film nelle sale non corrisponde ai miei ritmi. Per quanto riguarda i fumetti, come molti mi sono formato su Topolino e leggendo tutte le vignette dei Peanuts. Da ‘grande’ sono entrato in contatto con le graphic novels. Rimane ovvio citare nomi come Zerocalcare (in particolare “Dimentica il mio nome”) Leo Ortolani (la serie di ‘Ratman’, di ‘Venerdì 12’ ma soprattutto quel gioiellino che è ‘Cinzia’) e Art Spiegelman. Mi affascinano molto le immagini di Corto Maltese (di cui però conosco poco le storie). Da qualche anno a questa parte la graphic novel ha, secondo me, ridato nobiltà al fumetto prima considerato una sorta di arte povera.

Quando gli scrittori non scrivono si occupano della vita quotidiana. O forse no. Per te esiste altro oltre alla scrittura e alla lettura di storie?

Premetto che mi definisco uno #scrittore_per_caso perché sono pigro e perché mi faccio prendere dalla smania della lettura. E soprattutto perché ho solo due pubblicazioni all’attivo. Anni fa andavo in piscina due volte alla settimana nuotando come un forsennato, poi gli eventi mi hanno costretto a ridurre l’attività ma vorrei riprendere un minimo con costanza. Poi esiste una socialità con certe determinate persone con le quali è molto bello comunicare. Durante l’estate viaggio, in Italia o all’estero, scegliendo la modalità di conoscere i miei compagni di viaggio a ridosso della partenza. Molto spesso sono belle esperienze.

Come organizzi la tua trasmissione radiofonica in cui parli di libri?

Per la mia trasmissione (che va in onda tutti i sabati alle 14 sulle web frequenze di radioblablanetwork.net) alla base di tutto c’è la curiosità. Nel corso del pellegrinaggio quotidiano sui social ci può essere qualcuno che segnala una prossima uscita oppure ha appena letto qualcosa di potente; oppure mi imbatto per caso nel bizzarro titolo di un libro e allora cerco di approfondire. Una volta letto, se il romanzo risulta una bomba come promesso cerco di contattare nel privato di Instagram o di facebook chi lo ha scritto. Alcune volte la trattativa è diretta mentre in altre occasioni è opportuno mettersi d’accordo con l’ufficio stampa di riferimento. Dopodiché preparo le domande che mi interesserebbe sottoporre all’autore/autrice. Circa dieci giorni prima della diretta faccio avere all’ospite la bozza dei quesiti che ho formulato per dare un’idea del taglio che voglio dare all’intervista. Voglio sempre che sia una chiacchierata informale che non metta mai a disagio chi ho di fronte in studio.

Quale monologo teatrale, poesia o racconto non scriveresti mai?

Poesia? Non ho mai avuto grosse affinità con Vincenzo Monti. Sul teatro di sicuro avrò visto/letto qualcosa che non era nelle mie corde, ma in questo momento non mi viene in mente un nome particolare. Invece di un racconto ti parlo di un romanzo: non scriverei MAI ‘Il cardellino’ di Donna Tartt, perché la sua prolissità mi ha veramente innervosito.

In fondo, alla fine della corsa del vivere quotidiano, tu perché scrivi?

Scriv…evo. Lo facevo per conoscermi di più, per indagarmi sia in modo diretto ma anche indiretto. Probabilmente un connubio tra pigrizia mentale e inconscio che non voleva farsi indagare troppo hanno bloccato la vena ispiratrice portandomi a cercare nella lettura le risposte necessarie anche se le domande non finiscono mai. In tempi recenti (2018 e 2021) mi sono iscritto a due corsi di scrittura creativa che, nel corso della frequenza, mi hanno dato una certa disciplina nell’affrontare il foglio bianco, come pure una certa fiducia nell’intraprendere certi esercizi di composizione. Adesso ho nel cassetto due progetti incompleti. Uno è fermo perché la soluzione di tutto è poco credibile e vendibile; l’altro ha già una scaletta pronta e alcune parti già elaborate e rivedute.

Ci vorrebbe un corso per sconfiggere la mia indolenza…

Per chi volesse seguire le mie recensioni e conoscere più da vicino quello che succede nella mia trasmissione, esiste su facebook la pagina del mio programma: https://www.facebook.com/Baronevonspritz (Dantès – La trasmissione che non vuole avere fretta)

Su Instagram vi invito a seguire l’hashtag #sgabello_editoriale

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Enrico Redaelli ama definirsi “poeta e scrittore per caso”. Nel 2010 ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo “La grande commedia umana (isole della vita editore)”, seguita due anni dopo da un dittico teatrale dal titolo “Atti allo specchio”. Dal 2018 conduce una trasmissione radiofonica dedicata ai libri, in onda tutti i sabati su radioblablanetwork.net. Al programma è collegata una pagina facebook (“Dantès – La trasmissione che non vuole avere fretta”).

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