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Filippo Tuena. La voce della Sibilla

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Da tempo ormai Filippo Tuena ha intrapreso una strada tutta sua all’interno della narrativa italiana degli ultimi anni. Partito come ottimo romanziere classico (almeno due dei suoi primi libri, Cacciatori di notte e Il volo dell’occasione, sono da considerare tra i capolavori del fantastico italiano), è approdato progressivamente, nella seconda parte della sua carriera, ad una forma ibrida, producendo testi che stanno in bilico tra il saggio e la narrativa vera e propria, una mescolanza di immagini, prosa e versi quasi del tutto priva di dispositivi romanzeschi.

Non fa eccezione l’ultimo, La voce della Sibilla, edito da Il Saggiatore. Vi si racconta dell’amicizia tra Ezra Pound e T.S. Eliot, della loro giovinezza e di come da questo incontro sia venuto fuori quell’immortale capolavoro che è The Waste Land. Quella condotta da Tuena è, in sostanza, un’indagine sul primo manifestarsi dell’idea del poemetto nella mente del giovane Eliot e su come quella prima idea sia cresciuta, si sia modificata e poi finalmente concretizzata grazie anche al contributo di Pound. L’autore si muove come un detective, segue le piste lasciate dall’ispirazione di Eliot. L’apertura del libro è affidata ad un prologo che è anche una dichiarazione di intenti. Rimanendo nell’idea della detection, si potrebbe quasi guardarlo come un interrogatorio. Vi si ragiona sulla distanza tra i due protagonisti e su ciò che ne lega le vicende a partire da tre immagini: due sono ritratti, entrambi eseguiti da Wyndham Lewis, il primo a Pound e il secondo a Eliot; la terza immagine è invece la riproduzione della citazione dal Satyricon e della famosa dedica dantesca (“For Ezra Pound, il miglior fabbro”) che aprono la terza sezione di Poems 1909-1925, la raccolta in cui Eliot racchiude la produzione dei suoi primi anni.

Guardate in sequenza, le tre immagini forniscono al lettore una sintesi perfetta dell’intera vicenda. Due uomini quasi agli opposti, vulcanico e irrequieto uno (Pound), composto e tormentato l’altro (Eliot), entrambi esuli americani in Europa, lanciati verso destini molto diversi, si incontrano nello spazio della giovinezza e proprio quell’incontro sarà determinante per la nascita di uno dei grandi capolavori della letteratura del Novecento.

Lasciatosi alle spalle il prologo, l’autore-detective indaga la vicenda da diversi altri punti di vista, si pone domande e cerca risposte, ricostruisce corrispondenze e conversazioni, esplora le relazioni, gli incontri che hanno avuto particolare impatto sull’immaginario di Eliot (sfilano nomi noti e meno noti, Jean Verdenal, John Quinn, Virginia Woolf, Gertrude Stein e molti altri). E poi ancora le città, l’influenza di Londra e Parigi, così come quella della Prima guerra mondiale, con il suo inevitabile carico di morte, perdita, inquietudine. Tutto questo fino a che la vicenda non arriverà al suo esito: la produzione del capolavoro, le vicende editoriali che l’hanno accompagnato.

Il racconto è modulato secondo un andamento più saggistico che romanzesco. Quelli che l’autore presenta sono fatti, uno dietro l’altro, non c’è drammatizzazione delle scene, quasi assenti le descrizioni ambientali, niente approfondimenti psicologici. Lascia, piuttosto, che siano i fatti stessi a parlare. A dare ritmo alla lettura ci pensa il lavoro di montaggio, di selezione degli episodi, insieme, ovviamente, alla musica interna della scrittura.

Ho descritto questo libro come un’indagine, e il suo autore come una sorta di detective. Avanzo l’ipotesi che in realtà le indagini siano due. La prima, quella più ovvia, è appunto quella su Eliot e Pound. La seconda invece è più sottile, meno evidente, e riguarda l’autore stesso e il suo rapporto con la creazione letteraria. Difatti, qui e là nel testo si verificano minuscole fratture, alla terza persona neutra che racconta i fatti si sostituiscono improvvisamente una prima e una seconda persona: è l’autore che si interroga da sé, indaga la propria opera via via che la sta creando. In questo senso, La voce della Sibilla si può considerare un libro consapevole di se stesso, della sua natura di testo letterario: è un libro che sa di essere un libro.

Delle due indagini, la prima si conclude, consegna al lettore un finale. La seconda, invece, resta aperta. Se una chiusura la troverà, sarà nei prossimi libri di quel meraviglioso scrittore che è Filippo Tuena.

Edoardo Zambelli

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Filippo Tuena, La voce della Sibilla, Il Saggiatore, 2022, 272 pagine, 19 euro

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