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Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli. Vola Golondrina

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La scrittura a quattro mani di Guccini e Macchiavelli festeggia i venticinque anni di sodalizio artistico che come un buon vino con il tempo matura e si addentra in uno spazio temporale sfalsato dove tutto ritorna e tutto si alimenta di una nuova linfa. Ed ecco Vola Golondrina il nuovo romanzo di questi “ragazzi nell’anima” della narrativa italiana.

Una scrittura a quattro mani leggera, ma al contempo con pieni rimandi a un passato storico e politico che è stato, ma che ora si affaccia di nuovo alle nostre porte e se la Storia non è mai uguale a se stessa, la Memoria deve imparare ad essere vigile e riuscire ad offrirci gli strumenti esatti per riconoscere gli errori compiuti affinché non si ripetano.

Estremamente interessante il piano di scrittura di Vola Golondrina che si frammenta su tre piani storici del Novecento. Montefosco un paesino immaginario dell’Appennino tosco-emiliano a pochi giorni dalle elezioni del 18 aprile del 1948. Nel silenzio di una notte primaverile una moto corre lungo la strada principale del paese. Alcuni giorni dopo viene ritrovato in un casolare abbandonato il cadavere di un uomo, accanto a una vecchia Guzzi GT 17 con sidecar. Un delitto che rimarrà irrisolto. Bologna 1972 a pochi mesi dalle elezioni, una giovanissima cronista Penelope detta Lope viene incaricata di recarsi a Montefosco al funerale di Ardito Richeldi candidato nelle liste del MSI. Richeldi è stato ucciso nella sua casa di Montefosco e la giovane giornalista deve scrivere un pezzo non sul suo assassinio piuttosto sulla figura di Richeldi.

Il passato si incastra con il presente come in un gioco, in un puzzle dove ad ogni pezzo aggiunto si delineano i profili dei personaggi. Lope va oltre quello che gli è stato ordinato e comincia ad indagare. La conoscono tutti a Montefosco perché lei ci è nata ma nessuno gli aveva raccontato la storia delle storie, il pezzo mancante che le permetterà di completare il puzzle e scoprire come a volte la verità sia diversa da quella che ci impongono di vedere.

Il pezzo mancante, il terzo pezzo del puzzle è un vero e proprio omaggio a George Orwell. Sarà Bakunin o Gambetta o meglio ancora, il suo vero nome, Rivo ad aiutare Lope a dipanare la matassa. Spagna 1936. Rivo e Pietro, due giovani: Rivo un anarchico e Pietro un comunista si sono dovuti rifugiare in Francia per evitare di essere perseguitati dai fascisti e dalla Francia vanno a combattere in Spagna contro il dittatore Franco unendosi alle Brigate Internazionali. In questa guerra civile Pietro nome di battaglia Pedro incontrerà Ignacia nome di battaglia Golondrina. Nella guerra nascerà un amore, nascerà una nuova vita.

Un omaggio si diceva a Orwell in Omaggio alla Catalogna, con alcuni brani utilizzati come ulteriori pezzi di incastro mentre il puzzle prende vita e dimensione. La scrittura a quattro mani di Guccini e Macchiavelli è limpida e traccia un sentiero dove non si riconosce la voce dell’uno e dell’altro, una scrittura che si abbevera dalla Storia come una fonte miracolosa dalla quale può tutto tornare o si può scomporre. Vola Golondrina è un inno alla libertà e alla democrazia per le quali va combattuto ma è anche un inno alla ricerca di tutti noi di tramutare l’orrore e il sangue in un canto di redenzione perché è di quel canto che abbiamo bisogno.

Maria Caterina Prezioso

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Vola Golondrina /Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli/ Giunti/ pp.284/18,00 €

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