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Joe R. Lansdale inedito. Una notte alla settimana

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Schriever si incamminò fino alla vecchia casa nel momento prestabilito della settimana. Era malridotta e cascante in certi punto e il giardino sul retro, nei pressi della strada su cui stava camminando, era cinto da un robusto muro di pietra. Nel giardino c’erano piante morte. E Wilson.

Lui e il suo amico Wilson vi si incontravano una volta alla settimana. Sempre quando la luce stava calando e stava per scendere la notte. Era quello il loro orario.

Wilson si spostava dal punto in cui stazionava, toccava il muro di pietra e la superava con un balzo sciolto, sfruttando solo una mano per sorreggersi. Si salutavano con entusiasmo e poi andavano a farsi una passeggiata.

Camminavano e parlavano. Si infilavano nel bosco e, per finire, lo attraversavano, prima di approdare a un colle coperto d’erba e di fiori. Una volta lì, restavano a guardare il sorgere delle stelle e la luna che saliva alta nel cielo. A volte, la luna si faceva più piccola oppure si divideva in due oppure in guisa di scimitarra. Era un piacere osservare il firmamento, quale che fosse la forma della luna. Il vento sembrava soffiare costantemente su quel colle e agitare le foglie e scuotere i rami degli alberi che lo circondavano.

Giacevano supini e guardavano le stelle e discutevano dei misteri dell’universo. Si entusiasmavano quando vedevano una stella cadente o semplicemente quando i grilli cantavano o le rane gracidavano nel torrentello sotto il colle, nel punto in cui il suo corso tortuoso si apriva la strada nel bosco.

Nelle giornate di pioggia, dovevano rinunciare ai loro piani, il che rischiava decisamente di mandare a monte la loro agenda, ma d’estate era quasi sempre sereno e caldo e di notte il cielo era una distesa di bellezza ingioiellata, di cui la luna era la gemma più bella.

Nelle nottate limpide dell’inverno si incontravano ugualmente, ma talvolta, se la serata era fredda o gelida, si prendevano una pausa. Se la luna non si vedeva affatto, non uscivano.

Un’ora o giù di lì prima del mattino, si mettevano sulla via del ritorno e, appena prima dell’alba, raggiungevano il muro di cinta del giardino. Stavolta toccava a Schriever e, dunque, superò il muro appoggiandosi sui palmi ed entrò nel giardino allo stesso modo in cui Wilson ne era uscito.

Ci vediamo fra una settimana” disse Schriever, posando la mano sul palo di sostegno nel giardino. Si trattava in effetti di un palo alto con un’asse traversa, in stile crocifisso.

Ci puoi scommettere.”

Spassatela a più non posso.”

Lo farò. Andrò al bar e incontrerò donne e giocherò un po’ d’azzardo. Farò quel che mi va.”

Era quello che volevo sentire. Di soldi ne hai in abbondanza?”

Sì, nascosti.”

La luce del sole si insinuò da ciò che restava della notte e la notte iniziò a sparire come rugiada.

Ora c’era il mattino che stava sorgendo, dorato e caldo, con un leggero vento che cantava tra gli alberi e agitava le piante morte nel giardino, scuotendo le vecchie travi a vista all’interno di quella casa stagionata, sollevando il legno marcio e secco dalle scandole del tetto e portandolo via.

Schriever divenne immobile sul palo di sostegno. D’un tratto, si fece magro. La sua giubba lacera si gonfiò e sbatté al vento. Dal colletto e dalle estremità delle maniche, come dagli orli dei pantaloni, gli spuntò della paglia. La sua testa ciondolò. Una cornacchia gracchiò.

Wilson si incamminò sulla strada ed entrò in paese, mentre i buchi nei suoi abiti si rattoppavano man mano che avanzava. I fili penzolanti rientrarono lentamente nella sua giacca. Il colletto della sua camicia e della sua giacca si raddrizzò, come se fresche di stiratura. La piega dei suoi calzoni si fece crespa, le sue scarpe scintillanti. La notte aveva tinto una giaccia in precedenza grigia dello stesso colore di un profondo buco nero. Qualche ciuffo di paglia uscì dal suo corpo e fu portato via dal vento.

Il volto di Schriever si fece più paffuto e più roseo. Lui puntò lo sguardo verso il paese e vide spegnersi le luci della notte e, dopo aver camminato per un po’, si udirono i primi suoni del risveglio della gente che iniziava a darsi da fare. Ronzarono i motori di qualche automobile. Da qualche parte, un macchinario industriale borbottò.

Schriever si sentiva sempre più forte a ogni passo.

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traduzione a cura di Seba Pezzani

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