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John MacDonald. Che fine ha fatto Janice Gantry

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Il nome di John MacDonald (24 luglio 1916 Sharon, Pennsylvania – 28 dicembre 1986 Milwaukee, Wisconsin)  figura sulla lista dei grandi scrittori americani in Italia sconosciuti. La lista è lunga, attraversa generi, epoche, stagioni, mode, e se non fosse per editori attenti come Mattioli 1885, pagine straordinarie come ad esempio quelle di Che fine ha fatto Janice Gantry? forse non ci sarebbe mai capitato di leggerle. MacDonald, che anche dalle nostre parti ha sfiorato la popolarità con Il Termine della Notte (romanzo-verità che anticipò il capolavoro di Truman Capote A Sangue Freddo) e soprattutto con Cape Fear, è stato un autore piuttosto prolifico, e di spessore – di solito le due cose non vanno di pari passo – l’unico scrittore di thriller ad aggiudicarsi il prestigioso National Book Award.

Che fine ha fatto Janice Gantry? è datato 1961. La versione “made in Italy” (da domani in libreria) è come sempre di Nicola Manuppelli. La storia si svolge in una provincia della Florida e ha come protagonista un certo Sam Price, oggi assicuratore, un tempo discreto giocatore di football. Sam se la cavava abbastanza bene sui campi di gioco ma a causa di un infortunio ha dovuto abbandonare. Questa almeno è la sua versione. La verità però è un’altra, più squallida, e ha a poco a che vedere con ossa, muscoli e legamenti.

La disavventura che gli ha stroncato la carriera sportiva ha spinto Sam all’isolamento e portato al fallimento il suo matrimonio con Judy, una splendida pin-up che non smette di tormentarlo nei ricordi e che lo costringe a continue e inutili comparazioni con altre donne. Ma lo sfortunato effetto domino che ha segnato la vita di Sam non si esaurisce con il football e con Judy, prosegue con un paio di eventi direi decisivi per il romanzo: la relazione breve con Janice Gantry; l’incontro (nel momento peggiore) con una sua vecchia conoscenza: Charlie Haywood. Fatti che danno sostanza alla trama avviandola in due direzioni parallele: il crimine e l’eros, i temi preferiti di MacDonald. Janice, più comunemente Sis, vedova di un uomo molto violento, è una ragazza esuberante e sessualmente vorace (non so perché l’ho immaginata come la Ramona di Herzog di Saul Bellow). Con Sam la scintilla è scoccata subito ma Sam è assillato dal passato, e poi quel musone romantico tutto casa-lavoro-pesca non ha le giuste ambizioni per realizzare i sogni di una donna concreta come Sis. Per quanto i due continuino a flirtire e a dividere lo stesso ufficio, ora Miss Gantry ha deciso di sposare un altro, un avvocato molto più grande di lei, Cal McAllen, anche lui vedovo con due figli adulti… soprattutto danaroso. Cal ci viene descritto come un tipo “smorto”, anonimo “potrebbe commettere un omicidio davanti a quaranta testimoni e nessuno di loro si ricorderebbe nulla di lui”. I personaggi di Cal e Sam ruotano come rivali intorno alla figura di Sis, ma di fronte a un caso eccezionale i due decidono che quella reciproca diffidenza merita una tregua. Il caso eccezionale è proprio l’improvvisa scomparsa della ragazza, dietro la quale potrebbe esserci un oscuro disegno di Charlie, già condannato per aver tentato di scassinare una cassaforte e poi fuggito dal carcere senza lasciare traccia. Sam una sera se l’è ritrovato in casa. Lo ha ospitato e protetto in nome della vecchia amicizia, ma questa cortesia si rivelerà una brutta rogna. Parte da qui la storia di Sam Brice. La lunga e rocambolesca indagine che lo vede coinvolto in prima persona occuperà tutta la seconda parte di questo bel romanzo sul senso del dovere e sugli amori, che iniziano e non finiscono mai.

Angelo Cennamo

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