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Margaret Atwood anteprima. Il letto di pietra

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Il letto di pietra” di Margaret Atwood (Racconti Edizioni, 2023 pp.327 € 18.00), nella traduzione di Federica Aceto e Chiara Manfrinato, esce nelle librerie il 21 luglio. Il libro condensa una nuova serie di racconti, mai pubblicati fin ora in Italia, tracciati con l’abile e sapiente penna dell’autrice. Margaret Atwood dona al lettore una straordinaria fenomenologia della realtà, incrocia il significato folcloristico delle parole e confonde magistralmente la materia distopica e immaginaria degli avvenimenti. Lo stile iscrive un perfetto e agghiacciante svelamento del carattere nascosto dei personaggi, tutti rinchiusi all’interno delle loro derive esistenziali, destinati a una dimensione terrena di vacuità, rinnova la ragione di interpretazione oltre il mondo ordinario. Ogni racconto nasconde la parte più suggestiva di ogni protagonista, il confine indistinto del terreno più misterioso e riservato dell’animo umano, consegna puntualmente una intuizione altissima lungo le dinamiche ancestrali della psiche, sottintende una lacerazione emotiva nella rappresentazione incredibile del mondo, esprime la sconcertante e inafferrabile istantanea di un’epoca dominata dalla paura, scorge, tra le fitte pagine, il presagio di una linea temporale avvertita nel tessuto coscienzioso e sentimentale di una società spaventosamente disorientata. Ogni storia narrata confessa un patrimonio suggestivo del proprio disorientamento, alla ricerca della propria dimensione nello scenario oscuro e impraticabile del quotidiano. I personaggi concentrano una sorprendente e pericolosa lente di ingrandimento sul senso primitivo del sentire e sulla regola delle aspettative. La vedova Verna che, dopo la morte dei quattro mariti, sceglie una rilassante crociera nell’Artico ma incontra un uomo particolare che le ricorda Bob, la persona superficiale che l’aveva umiliata al ballo del liceo. Il furbo antiquario Sam che in un container aggiudicato all’asta, scova un imprevisto contenuto, dalla sconcertante atrocità. La scrittrice fantasy Constance che si riprende la sua rivincita personale nei confronti di chi l’aveva sempre beffeggiata, segregando nei suoi libri gli affronti subiti. Un campionario fantasioso di una beffarda umanità, espressa con l’assedio squilibrato e paranoico di un’eredità esistenziale incalzante, una esposizione sincera dell’offesa alle donne che subiscono il castigo persecutorio della superstizione, una rassegna introspettiva che reincarna lo svolgimento medioevale delle punizioni e il riscatto mistico della vendetta. Margaret Atwood conferma la sua più affidabile e ineluttabile attitudine a percorrere una prospettiva futura, prefigura le inclinazioni e le vocazioni dell’avvenire, mescolando la consapevolezza pragmatica delle storie individuali nell’influenza emozionale tra il contenuto funesto e comico della vita. Lo sguardo profetico dell’autrice intreccia il sentimento realistico dando prova efficace della sua predisposizione alla resistenza di contrasti necessari per il cambiamento sociale, pone l’argine della sua vitalità su alcuni temi fondamentali che contraddistinguono la sua letteratura (il ruolo della donna, gli ideali, la libertà, la natura e l’ambiente) definendo un’accesa e luminosa capacità talentuosa nel dare voce al vissuto e alle fragilità. “Il letto di pietra” genera il passaggio interiore del pensiero, descrive con una precisa e spietata curiosità l’innegabile attraversamento di ogni lesione individuale, fonde la capacità di leggere il mondo in maniera responsabile, tracciando una linea interpretativa dall’intensa ironia alla pungente e complessa maturità. Margaret Atwood si abbandona alla voragine delle sue oscure visioni, evoca la potenza creativa dell’immaginazione apocalittica e sconvolgente. Consegna l’insegnamento a una dinamicità umanista, alternando sovvertimenti e apprezzamenti verso le occasioni prevedibili dell’evoluzione. Intuisce una ragionevole vitalità espressa nell’immediata chiarezza delle idee, come punto di riferimento della sua scrittura.

Rita Bompadre

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All’inizio Verna non intendeva uccidere nessuno. Aveva in mente una vacanza

pura e semplice. Per rifiatare, fare un po’ di conti con se stessa, disfarsi della pelle vecchia. L’Artico è proprio quello di cui ha bisogno: le vaste distese di ghiaccio, rocce, mare e cielo possiedono una calma intrinseca che le città, le autostrade e le numerose distrazioni che ingombrano il paesaggio a sud non possono perturbare.

Tra le distrazioni include gli altri, e per altri intende gli uomini. Non vuole saperne niente degli uomini, almeno per un po’. Si è fatta un promemoria mentale per rinunciare ai flirt e alle conseguenze che potrebbero derivarne. Non ha bisogno di soldi, non più. Non è una spendacciona e non è nemmeno avida, si dice: ha sempre

voluto sentirsi protetta da strati e strati di soldi generosi e soffici, isolanti, di modo che niente e nessuno potesse avvicinarsi a lei al punto da farle del male. Un obiettivo

modesto che però ha innegabilmente raggiunto. Ma le vecchie abitudini sono dure a morire, e non passa molto che comincia a lanciare sguardi valutativi agli altri

viaggiatori intabarrati nel pile che armeggiano con i trolley nell’atrio dell’hotel dell’aeroporto dove trascorreranno la prima notte. Sorvola sulle donne, è ai maschi del branco che mette il marchio all’orecchio. Alcuni hanno delle femmine alle costole, perciò li scarta per principio: perché impegnarsi più del necessario? Sbarazzarsi di una consorte può rivelarsi arduo, come ha scoperto attraverso il suo primo marito: le mogli abbandonate si attaccano come zecche. A interessarla sono i solitari, appostati ai margini. Alcuni sono troppo vecchi per i suoi scopi, così evita di incrociarne lo sguardo. Punta a quelli convinti che gallina vecchia fa buon brodo. Non che abbia intenzione di farci nulla, si dice, ma non c’è niente di male a tenersi in

allenamento, non fosse altro che per dimostrare a se stessa che sarebbe ancora capace di accalappiarne uno, se solo volesse.

Per il ciao-come-ti-chiami di quella sera, sceglie il pullover color crema, e si appunta il badge della Magnetic Northward col suo nome sul seno sinistro, un filo troppo in basso. Grazie all’acquagym e agli esercizi a corpo libero è ancora in forma smagliante per la sua età, anzi a prescindere dall’età, perlomeno quando è completamente vestita e sostenuta da una fitta rete di ferretti. Non si azzarderebbe a stendersi su una sdraio in bikini – nonostante gli sforzi, è un po’ raggrinzita –, che è una delle ragioni per cui ha scelto l’Artico anziché, poniamo il caso, i Caraibi. Il suo viso è quello che è, indubbiamente il massimo che si possa ottenere con i soldi, a quest’età: ma con un po’ di terra, ombretto chiaro, mascara, illuminante, e con le luci soffuse, riesce a dimostrare una decina d’anni in meno. «Molto perdemmo ma molto ci resta» mormora alla sua immagine riflessa nello specchio. Il suo terzo marito era un fanatico delle citazioni con un debole per Tennyson. «Vieni nel giardino, Maud» era solito dirle, prima di andare a letto. Era una cosa che la mandava ai matti. Aggiunge una spruzzatina di acqua di colonia – una fragranza sobria, floreale e nostalgica – poi la tampona, di modo che ne resti solo un vago sentore. Meglio non andarci giù pesante: anche se l’olfatto degli anziani non

è più sviluppato come un tempo, è il caso di tener conto delle allergie. Un uomo che starnutisce non è un uomo che presta attenzione.”

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