Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

Michele Cecchini. Un morso all’improvviso

Home / Recensioni / Michele Cecchini. Un morso all’improvviso

Sulla copertina una casupola con una finestra illuminata e, di fronte, una poltrona rossa da cui un uomo la osserva. Forse lui è Beo, il protagonista di Un morso all’improvviso di Michele Cecchini, intento a osservare la sua casa interiore, la sua fisicità, con pazienza e dedizione, seduto immobile a scrutare il suo paranoico mondo. Sì perché lui è un quarantenne schizofrenico – schizzopatico cronico si definisce – che si racconta mettendo a nudo sé stesso, mostrandosi senza veli né mezze misure nelle sue manie, nelle sue attitudini, nella sua quotidianità costruita da gabbie mentali.

Cecchini è sorprendente nel raccontare questo suo personaggio così caratteristico ed è scelta coraggiosa quella di farlo parlare in prima persona, alla stregua di un lungo monologo. Questa sua unica voce nel romanzo che avrebbe potuto divenire stridula o eccessiva per il lettore, ci consente invece di penetrare nella sua vita grazie alla lucidità e nitidezza di parole: Beo utilizza un linguaggio candido e semplice, essenziale, scevro da preconcetti o giudizi di sorta sulle sue stranezze di comportamento, le sue credenze e le sue dilatate percezioni. Con questa narrazione così pulita e lineare, vengono intercalate nel racconto alcune riflessioni interiori come se fossero appoggiate per caso e con delicatezza nell’anima di Beo e da lui sgorgassero con naturalezza: riflessioni sulla vita, sull’amore, sulla morte, temi esistenziali che coinvolgono il lettore in prima persona. E poiché siamo in un piccolo paesino della provincia toscana, nelle pagine vengono frapposte locuzioni dialettali colorite e toscanismi che inducono al sorriso e a far sì che la lettura divenga leggera e morbida, pur trattando di un tema così difficile, quale quello di una patologia psichiatrica.

È questo un romanzo struggente ed emozionante, poetico e realistico al contempo. Un romanzo che non ci dà scampo, né vie di uscita: si mostra a noi con la sofferenza di colui che è ben consapevole di essere malato ma che desidera raccontarsi senza maschere. Cecchini sa essere ironico e scanzonato ma sempre garbato e lieve, poetico, di una poesia sobria e luminosa e per questo ancor più suggestiva e affascinante. La sua è una scrittura riguardosa come a voler accogliere nelle proprie mani la fragilità del suo personaggio, ferito e indifeso, per infondergli speranza abbracciandolo con tenerezza. Ciò non toglie che può arrivare a essere anche tragico, come tragica lo è la vita quando con il suo dramma travolge gli individui sino a violentarne l’esistenza. Un morso all’improvviso è certamente anche un romanzo d’amore, dell’essere umano che anela all’elevazione del proprio sentimento perché sa, in cuor suo sente, che è su di esso che si fonda la vita: “Avrei tanto voluto fare l’amore con la vita, ma ero capponato nei sentimenti”, dirà Beo con spiazzante disincanto.

Il finale del romanzo è un pugno ai nostri occhi. Vorremmo ribellarci, gridare all’autore che avrebbe potuto inventarsi altro. Ma non lo facciamo: perché non è il finale che avremmo voluto leggere ma è il finale che il lettore sa essere pienamente coerente con l’intera narrazione sin qui fatta. E lo stesso Cecchini, continuando con il tatto che lo contraddistingue, ci mostra ancora una volta la bellezza che permea il cuore di Beo e che ci ha fatto innamorare di questo personaggio – “Io sono schizzopatico cronico e questa mia specialità non è di quelle che attirano”. Un uomo solitario a cui sentiamo di voler bene, con le sue paure, i rituali a cui si aggrappa per non sbriciolarsi, le sue insicurezze e le sue allucinazioni; con i suoi cicciofarmaci che cercano di contenere la schizofrenia.

Un essere umano a cui la vita ha tolto molto di quella che all’unisono viene definita “normalità”, ma che è un uomo realizzato nella sua dignità: “Anche adesso che sono morto continuo a essere solo, parecchio solo, ma è una solitudine diversa, che basta com’è. (..). Io sono solo perché chi piglia e vola via è solo, e tutti gli altri li lascia laggiù in fondo”.

Chiara Gilardi

#

Michele Cecchini, Un morso all’improvviso, Bollati Boringhieri, pp. 193

Click to listen highlighted text!