La Porta Venezia anni ’30 de “Gli uomini che mascalzoni” di Mario Camerini con Vittorio De Sica o quella di inizio anni ’80 di “Ho fatto splash” di Maurizio Nichetti, uno dei registi milanesi che più ha filmato la sua città. In questo caso le tre protagoniste abitano in una casa ad angolo all’inizio di Corso Buenos Aires. Nella zona si svolgono alcune scene di “Tutto a posto e niente in ordine” (1974) di Lina Wertmuller e c’è lo Spazio Oberdan, uno dei luoghi storici della fruizione cinematografica in città. Il giardino pubblico davanti al Museo di scienze naturali, quando ancora ci passava il tram, appare ne “La vita agra” (1964) di Carlo Lizzani con Ugo Tognazzi e più tardi in film di Renato Pozzetto, che riprese anche i lavori per la metropolitana a Cavour. Nel palazzo della stampa nella stessa piazza lavora Dario Fo cronista alle prime armi e un po’ goffo ne (1956) di Carlo Lizzani. Si arriva in piazza Repubblica dove Michelangelo Antonioni filmò diversi momenti di “Cronaca di un amore”. La piazza è coperta di cadaveri nell’inizio da incubo de “I cannibali” (1970) di Liliana Cavani dall’Antigone. Fino ad anni recenti, con l’hotel Principe di Savoia che ha ospitato la parte italiana di “Somewhere” di Sofia Coppola.
Appuntamento
5 aprile
ore 10.30
Davanti all’ingresso dello Spazio Oberdan, Piazza Oberdan
10.00 euro/7.00 euro con Carta Più Feltrinelli
Info/Prenotazioni: 349.5712336 – paolo.melissi@gmail.com
Il libro
Luciano Bianciardi, La vita agra – Feltrinelli
La vita agra segnò per Luciano Bianciardi il momento dell’autentico successo – un successo che non tardò a fare entrare in sofferenza un intelletto indipendente come il suo. Il romanzo, ampiamente autobiografico, vede il protagonista lasciare la provincia e con essa la moglie e il figlioletto per andare a vivere a Milano. L’intento iniziale è far saltare un grattacielo, per vendicare i minatori morti in un incidente causato dalla scarsa sicurezza sul lavoro (il riferimento è all’incidente alla miniera di Ribolla del 1954, in cui persero la vita quarantatré minatori). Ma il protagonista vive in perenne bilico fra voglia di far esplodere il sistema e desiderio di esserne riconosciuto… A cinquant’anni dalla prima pubblicazione nel 1962, La vita agra resta un incomparabile sguardo sulle conseguenze umane e sociali del boom economico italiano, ricco di una scrittura irrequieta, precisa, impossibile da imbrigliare. Al romanzo si ispirò il celebre film La vita agra di Carlo Lizzani, con Ugo Tognazzi che interpretava il Bianciardi/protagonista.
L’autore
Nicola Falcinella è nato a Chiavenna (Sondrio) nel 1971. Laureato in chimica, giornalista e critico cinematografico. Ha scritto per decine di testate, ora collabora tra gli altri per i quotidiani La provincia di Como, L’Eco di Bergamo e Il manifesto, il settimanale svizzero Azione, www.balcanicaucaso.org, il periodico Cinecritica. Selezionatore della Settimana della critica della Mostra di Venezia, vicedirettore del festival Sguardi altrove di Milano, ha collaborato con diversi festival come consulente e curatore di retrospettive. Da una ventina d’anni segue grandi e piccoli festival di cinema. Tanti viaggi in Italia e in Europa, preferibilmente a est. Ha pubblicato due libri di cinema: “Agnès Varda. Cinema senza tetto né legge” e la biografia “Alida Valli. Gli occhi, il grido”, entrambi per l’editore Le Mani. Ha realizzato una dozzina di cortometraggi e documentari.