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Ron Rash anteprima. Il custode

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Gli insegnamenti di un padre: “Quando hai una casa tutta tua, diceva il padre di Blackburn, tu conosci la terra e la terra conosce te”.

Un’inconsolabile sofferenza: “Ho ucciso un uomo, sono stato quasi ucciso. Ho perso mia moglie e mio figlio. Cos’altro devo temere, a vendere sigarette e caramelle?”.

La paura in battaglia: “Le sentinelle avevano vari modi di gestire quella paura. Il più efficace per me è dire a me stesso che non sono un uomo, ma un albero, e che il mio cuore è al centro del tronco, all’interno del primo anello, diceva il sergente Abrams. Se rimanete piantati lì, vi guarderanno fisso e vedranno solo un albero. Potrebbero passarvi davanti e non accorgersi comunque di niente.”

È in libreria Il custode di Ron Rash (La nuova frontiera editore 2024, pp. 288, € 18,50, con traduzione di Tommaso Pincio).

Ron Rash è autore del romanzo Serena, finalista al PEN/Faulkner Award e bestseller del New York Times, oltre che dei romanzi acclamati dalla critica The Risen, Above the Waterfall, Terra d’ombra, Un piede in paradiso, Saints at the River e The World Made Straight; di cinque raccolte di poesie; e sette raccolte di racconti, tra cui Burning Bright, che ha vinto il Frank O’Connor International Short Story Award 2010, Nothing Gold Can Stay, bestseller del New York Times, e Chemistry and Other Stories, finalista al PEN/Faulkner Award 2007.

Nel 1951, a Blowing Rock, North Carolina, una comunità stretta e refrattaria alla diversità, si dipinge la vita di Blackburn Gant. La sua esistenza è stata segnata sin da giovane dalla poliomielite, confinandolo a una vita tra i morti come custode solitario del piccolo cimitero locale.

Tuttavia, quando il suo unico e migliore amico, Jacob Hampton, viene chiamato alle armi e mandato a combattere oltreoceano, affida a Blackburn sua moglie incinta, Naomi.

Naomi Clarke è una sedicenne emarginata a Blowing Rock che conduce una vita difficile. Senza soldi e senza una formazione, lavora stagionalmente nel più prestigioso hotel della città fino a quando non incontra Jacob. I due si innamorano e decidono di sposarsi, scatenando lo scandalo nella piccola comunità e incontrando l’opposizione dei ricchi genitori di Jacob.

Isolati e respinti da tutti, Blackburn e Naomi trovano conforto l’uno nell’altro, affrontando insieme la possibilità che Jacob non faccia mai ritorno. Tuttavia, un terribile inganno mette definitivamente in crisi le loro vite. Ma nessun segreto può rimanere nascosto per sempre.

“Il Custode,” pubblicato in concomitanza con il settantesimo compleanno di Rash, si distingue per le descrizioni minuziose della vita negli Appalachi, elemento cardine della sua carriera. Con un vasto curriculum di romanzi e racconti che spaziano dall’era della guerra civile alla grande depressione, sino alla piaga delle droghe nelle gole e nelle valli montane, Rash, con la sua prosa, ha sapientemente evocato un’atmosfera di americana autentica.

Sebbene la sua narrativa abbia una focalizzazione regionale, le sue opere riescono a toccare le corde più profonde della natura umana e delle lotte nazionali, regalando al lettore un viaggio coinvolgente attraverso la vita dell’America rurale.

Carlo Tortarolo

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Jacob era di guardia, appostato lungo il fiume che separava i due eserciti. Non aveva mai patito un freddo simile, di notte, nella contea di Watauga. Questo freddo non si limitava a penetrare nella pelle. Racchiudeva dita e piedi in una morsa di ferro, faceva battere e crepitare i denti come un vetro sul punto di rompersi. Gli strati di lana e cotone sotto il parka foderato di pile non servivano a mitigarlo. Per settimane Jacob aveva aspettato che il freddo si placasse. Era marzo ormai, ma quel posto non badava al calendario. Il fiume era ancora ghiacciato. Jacob immaginava il ghiaccio arrivare fino al fondale, acqua senza correnti, i pesci bloccati come pezzi da museo. Il fiume aveva un nome ma Jacob non gli aveva concesso di imprimersi nella sua memoria. Da quando aveva messo piede sul molo di Pusan, il suo obiettivo era stato dimenticare, non ricordare.

A Fort Polk aveva sentito storie di ogni genere su quel che lo attendeva in Corea. Molte erano stronzate: i nordcoreani mangiavano topi e serpenti crudi, vedevano al buio come i gatti. Ma alcune erano vere, incluse quelle su come strisciavano all’interno di un accampamento per tagliare la gola di un soldato e ritirarsi nella notte. Ti raggiungevano anche se eri sulla sponda opposta di un fiume e uccidevano un solo uomo, pur potendo farne fuori tre o quattro. Era un messaggio: Ti risparmiamo per la prossima volta.

Che il fiume fosse ghiacciato non faceva differenza. Due notti prima un nordcoreano aveva decapitato la sentinella di un’altra unità. Era strisciato sul ghiaccio. Jacob scrutò il paesaggio innevato e silenzioso che aveva davanti. Era una notte di luna piena, almeno questo. Una luna da cacciatore, così la chiamavano dalle sue parti. Argentava i cristalli in cima al fiume. Non avesse dovuto guardarsi dal coltello di un nemico, Jacob si sarebbe concesso qualche attimo per ammirare quel luccichio stupendo. Ma anche quel piccolo momento andava fermato. Jacob voleva che la Corea fosse una casa in cui entrare e poi uscire, chiudendo per sempre la porta. Doveva soltanto sopravvivere. Erano trascorsi dodici giorni da quando, per la prima volta, la sua unità era rimasta coinvolta in un combattimento. Aubert, un cajun della Louisiana, era stato colpito alla gamba. Il proiettile gli aveva frantumato la rotula e secondo il medico avrebbe avuto bisogno di un bastone per il resto della sua vita. Non fa niente, aveva risposto Aubert. Sarebbe tornato a casa vivo, dalla moglie e i bambini e finalmente al caldo.

Tornare a casa, era questo che importava. Stando all’ultima lettera di Naomi, il dottor Egan diceva che il bambino sarebbe nato a maggio. Quel pensiero era il talismano che Jacob portava con sé. Non poteva morire. Dio o il destino, qualcosa aveva stabilito che lui e Naomi passassero la vita insieme. Che altra spiegazione dare a quella serata di venti mesi prima a Blowing Rock? Nel preciso momento in cui era passato davanti allo Yonahlossee, il cinema della città, Naomi, una perfetta estranea, se ne stava accanto al botteghino, con una moneta in mano. Se lui avesse guardato invece l’insegna in alto o se un amico lo avesse chiamato da un punto più lontano del marciapiede, Jacob non l’avrebbe mai notata.

Non portava orecchini né calze alla caviglia come le altre ragazze che conosceva, e neppure braccialetti o nastri dai colori accesi. Ma simili ornamenti lo avrebbero solo distratto dal suo viso, dalla pelle liscia e gli zigomi alti, dall’impressionante azzurro degli occhi e dai lunghi capelli neri. Amore a prima vista. Ma la sua bellezza era soltanto una parte di quel che lo aveva indotto a fermarsi. Mentre gli altri entravano, Naomi aveva sfregato una moneta da dieci centesimi tra l’indice e il pollice, guardando prima la locandina e poi il decino, con la gente che le sfilava davanti senza preoccuparsi del prezzo.

In quell’istante si erano messe in moto tante cose, inclusa una vita in comune che garantiva il sicuro ritorno di Jacob. Anche il fatto che Naomi si trovasse a Blowing Rock in quella sera di luglio aveva un che di miracoloso, il cognato di Naomi aveva comprato una copia del Nashville Tennessean e notato un annuncio: Cercasi cameriere d’albergo per impiego stagionale. The Green Park Inn. Blowing Rock, Nord Carolina. Non era anche quella opera del destino? Molti soldati portavano con sé da casa qualcosa che li proteggesse, la zampa di un coniglio, una moneta portafortuna, una carta da gioco, dunque perché non una convinzione? Eppure la settimana prima, malgrado due crocifissi e una scatola di fiammiferi piena di quadrifogli, Doughtery aveva messo un piede su una mina ed era rimasto ucciso. Perciò Jacob non staccava gli occhi dal fiume gelato, l’orecchio teso, pronto a cogliere lo strofinio di un tessuto sul ghiaccio, un rumore di unghie.

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