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Amarsi

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Amare

Il bituminoso manto segue il bordo del canyon.

Nel sali scendi…ci guida.

Si inabissa con lui o lo domina dall’alto.

Scorci impetuosi si aprono dalla curva.

L’inquietudine, consiglia l’andatura e… il viaggio prosegue attento.

Ci fermiamo ad ammirare…

Questo scrivo in una delle mie poesie motociclistiche.

Del viaggio in moto con mio figlio, adoro la nostra simbiosi.

Non c’è un imperativo bisogno di chissà quale meta.

Basta andare, fermarci a mezzodì, contemplare gli spazi, sentire il vento, sfrecciare.

Per qualche tempo ho vissuto la paura innescata dalla sua immaturità.

Notti insonni, occhi fissi nel buio, dubbi sulle mie capacità di padre.

Dolcemente o imperativamente gli parlai in quel periodo, gli parlavo tanto da cadere poi spossato nel letto!

Ottenni, con la ragione, l’amore e l’appoggio di mia moglie, il giusto risultato.

Oggi il suo sorriso, il figlio che completa la famiglia.

Mi riscopro così buon padre, “nutrimento”, si il suo il suo pane, proprio l’alimento.

Come al solito nella ricerca etimologica delle parole, scopro una profondità impensata.

Padre e nutrimento hanno la stessa radice, dal sanscrito “pa” che si lega al concetto di protezione e nutrizione quindi al pane.

Bisogna essere pane buono, non sbriciolarsi inutilmente, ma spezzare e donare tozzi d’esperienze di vita.

Sapergli spiegare che gli errori sono fondamentali, che i fallimenti gettano le basi per l’uomo futuro che sarà.

Raccontargli che io stesso sono frutto di quell’impasto, composto d’un lievito madre fatto di sbagli, e che, proprio per questo posso insegnargli, nutrirlo.

Bisogna avere fiducia e nell’esperienza motociclistica deve per forza esserci quella reciproca.

Credere, fidarsi l’un l’altro nelle curve, nei rettifili, superare insieme gli intoppi del tragitto, tutto diventa parodia della vita.

Siamo oggi al contempo soci sul lavoro, amici e fratelli, ma capaci poi di ricordarci i nostri ruoli familiari, quello comunque di padre e di figlio.

Luca rappresenta ed è la continuità della nostra storia aziendale, la quarta generazione sul lavoro, accidenti tanta roba!

Il mio caro e saggio amico, Sergio,

ebbe a parlarmi, mi regalò un consiglio, uno di quelli veramente profondi.

Mi disse di fare molta attenzione a non schiacciarlo Luca.

Mi paragonò ad un grande masso, fatto da un cognome rispettato dalla comunità, nulla di eccezionale, ma costruito sulla rettitudine, un Pier (io) composto poi da una forte personalità.

Un masso che non doveva rotolargli addosso, sopraffarlo.

Pensai fortunatamente molto alle sue parole, seguii quel consiglio.

E oggi lo ringrazio per quel che seppe dirmi.

Ascoltare ed essere umili, altro importane insegnamento, lo appresi da mio padre e a Luca l’ho passato.

La moto dicevo, trait d’union tra le nostre anime.

Nacquero da un viaggio che facemmo assieme nel sud della Francia, attraversando un luogo magnifico, chiamato Gorges du Verdon, un canyon stracolmo di pathos, delle considerazioni, dei pensieri e poi poesie sul nostro rapporto, sul viaggio della vita, sulla morte.

Ora, di seguito, vi propongo di leggerne alcune. Un estratto di quelle scritte, nelle quali racconto di magia, d’amore, di passato e futuro, di tracce, pareti rocciose a strapiombo, e vertiginosi salti nel vuoto. Dell’amore per mio figlio e per la vita. Dell’acqua, sangue del mondo che si getta senza indugio, che scava, corrode.

Pierluigi Schiappapietre

#

Acqua (Verdon)

Laggiù scorre l’anima.

Soffio vitale, accompagna col suo canto.

Sangue del mondo, l’acqua non ha paura.

Non teme.

Si tuffa dall’alto senza indugio.

Spirito fecondo del creato.

Modella il globo e mi compone.

Sudore sulla mia pelle, pioggia nelle lacrime.

Nella profonda gola d’intanto ruggisce.

Si acciglia nervosa scurendo nel marrone.

La corrente, cangiante, traspare vicino, ed è turchese distante.

Rossa dentro me.

Lei, plasma della terra, si tinge per dialogare.

Nel suo colorito è l’umore.

Io, acqua che cammina.

#

La parete (Verdon)

Una parete rocciosa, liscia, alta più della paura.

Grigia e levigata, si innalza dalla profondità.

Ai suoi piedi, l’accarezza il fiume.

Alla sommità, le fanno da cappelli gli alberi.

Nel torrido caldo sembra vibrare, muoversi.

Dal poggio da cui la guardo, percepisco il suo potere.

Liscia, senza appigli, incute.

A volte, queste pareti ci sbarrano la strada.

Paiono ostacoli insormontabili.

Ma… quante, nella vita, ne abbiamo scalato.

Risalgo in moto, allontanandomi sento un richiamo alle spalle.

Il suo spirito, sembra non lasciarmi andare.

#

Lo zen in motocicletta (Verdon)

Il bituminoso manto segue il bordo del canyon.

Nel sali scendi… ci guida.

Si inabissa con lui o lo domina dall’alto.

Scorci impetuosi si aprono dalla curva.

L’inquietudine, consiglia l’andatura e… il viaggio prosegue attento.

Ci fermiamo ad ammirare la sconcertante erosione in silenzio.

Rocche innalzate dalla forza nascosta della natura.

Speroni modellati da un antico mare e poi dal fiume, dai venti.

Mi turba l’affascinante senso di vertigine al suo cospetto.

Prosegue il viaggio appagante dalle emozioni.

A bordo della moto, non cessa il contatto con la natura.

Ti investono i profumi, il caldo rettilineo e poi il fresco del bosco.

L’accelerante boato si accorda alla potenza del Verdon.

Mi inondo di pensieri, accarezzo il ginocchio di Luca.

Indichiamo a turno paesaggi magici, voli di falco e bianche farfalle.

Amiamo entrambi la natura e perderci.

Spesso nelle soste ci abbracciamo,

scherzosi manifestiamo il nostro amore.

Lunghi tratti muti, sfociano poi in fluenti discorsi.

I suoi vent’anni raccolgono già un’intensa storia.

Il viaggio continua, accelera la nostra crescita.

La meditazione motociclistica…poi.

Penso alla fortuna di avere la sua compagnia, di potergli insegnare nel peregrinare della strada.

Lo zen della motocicletta, il vento in faccia.

#

Per sempre (Verdon)

Sono mai stato roccia? albero?

Una brezza dal canyon mi trasporta.

Il tempo, vincerà armonicamente

sul corpo.

Spargerà, un soffio, il fardello.

Ritornerò terra e nuovamente fiore.

Sboccerò la vita che non ho mai persa.

Solo.…l’io, vagherà senza materia.

Anima nella roccia e poi dell’albero.

Tutto sarò.

©️ Schiappapietre Pierluigi

Gorges du Verdon

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