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Benedetta Cibrario. Per ogni parola perduta

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Nel 2019 Benedetta Cibrario stupisce tutti con Il rumore del mondo.

Aveva già pubblicato con gli editori più importanti di questo paese, ma Il rumore del mondo arriva in finale al premio Strega e questo, pare, non se lo aspettasse quasi nessuno.

Mondadori, che aveva già pubblicato quel libro meraviglioso, la ripropone con Per ogni parola perduta, un romanzo lungo e molto articolato che ruota intorno ad una mongolfiera da restaurare e che ha, impregnata nel pregiato tessuto del pallone, una storia.

Sofia, giovane restauratrice di tessuti, ha perso suo marito in un tragico incidente. Edmund, appassionato di cimeli volanti, ha una mongolfiera da farle restaurare.

Questo prezioso reperto ha una storia che riguarda uno scrittore e un matematico vissuti alla fine del ‘700 che lo hanno fatto volare. Tracciare i contorni di questa storia d’amore e ardimentoso coraggio giovanile porterà Sofia a conoscere Pauline, una giovanissima antiquaria che si ostina a portare avanti la tradizione di famiglia, restando dentro quella libreria buia e polverosa per non perdere il legame con il padre defunto.

Questa è una storia di oggetti: Sofia e i tessuti; Pauline e i libri antichi; Edmund e i velivoli, ma gli oggetti non sono molto, di per sé, sono solo cose e ciò che li eleva sono le storie che gli uomini vi imprimono con i desideri e le aspirazioni che li legano a quegli stessi oggetti, perché le storie fanno sempre tutta la differenza. Per questo motivo quelli antichi sono tanto preziosi, perché passando tra tante mani, si arricchiscono dell’ombra di tanti corpi e tanti cuori e le storie che raccolgono nel tempo, si aprono a noi come a ruota di pavone.

Da un punto di vista strettamente stilistico, Benedetta Cibrario si muove, tra il periodo lungo e quello breve, con la fluidità del tennista che oscilla tra il fondo e la rete con la grazia di una étoile.

Leggere i suoi paragrafi a voce alta ti restituisce il rumore delle onde nei tramonti estivi, il che mi indispone, da scrittore, e mi consola allo stesso tempo, perché provo un’invidia affamata e la tenera consapevolezza che non io, ma qualcuno in questo paese, è ancora capace di scrivere pagine cariche di una bellezza disarmante.

La sua scrittura conserva qualcosa di antico, pur raccontando la contemporaneità, il che la avvicina molto, a mio avviso, al David Leavitt di Ballo di famiglia, perché tanto la Cibrario quanto Leavitt riescono a scrivere frasi eleganti che chiariscono i sentimenti e le dinamiche psicologiche dei personaggi attraverso periodi arguti e non scontati.

Inoltre, se avete apprezzato i racconti di Tutto quello che è un uomo di David Szalay, in Per ogni parola perduta troverete la stessa capacità di raccontare la totalità della vita a partire da piccoli episodi della quotidianità. Entrambi gli scrittori sono in grado di alternare dialoghi e flussi di coscienza in modo fluido creando pagine compatte dove ogni particolare narrativo è in grado di schiudersi rivelando perle.

È un libro molto bello, questo, di una scrittrice che sento nominare troppo poco e che, invece, merita di essere apprezzata e studiata.

Natale non è distante e regalare libri è sempre un’ottima idea e questo romanzo di Benedetta Cibrario regalatelo a voi e regalatelo agli altri, ma solo a quelli che vi stanno davvero a cuore.

Pierangelo Consoli.

Benedetta Cibrario, Per ogni parola perduta, Mondadori 2022, Pp. 355, Euro 20

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