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Di un giovane poeta chiamato Dubito e del suo respiro….

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Ho conosciuto Alberto Feltrin, detto Dubito, quando ancora andava a scuola, nello stesso Liceo Artistico dove insegno io. Più che conoscerci ci siamo riconosciuti. Avevamo gli stessi difetti: fumavamo troppo, avevamo un insano e maniacale amore per la poesia e per la musica, sul palco tendevamo a urlare, a star sopra le righe, a far dell’arte, innanzi tutto, una faccenda di intensità, energia, corpo. Alberto scriveva e rappava. Lo faceva addirittura troppo bene per l’età che aveva. E lo strumento della sua arte era il respiro. Quando Alberto scandiva i suoi testi aspri e disincantati, quando mitragliava sillabe a 130,140,150 bpm, chiunque ascoltasse si rendeva conto come l’arte più importante, quella che pratichiamo tutti inconsciamente, sia proprio respirare. Cioè vivere.

Alberto era parte, con Davide Tantulli detto DJ Sospè, dei Disturbati dalla CUiete, una posse trevigiana che stava bruciando le tappe e dopo un paio di CD fatti in proprio aveva appena terminato di registrare il suo primo vero CD, con Bonnot degli Assalti Frontali. E faceva politica Alberto, occupava spazi, combatteva a suon di rime contro il malgoverno e il torpore desolante della capitale della Lega, Treviso. Faceva foto e disegnava, Alberto, girava video-clip di poesia e musica. Era sempre in prima linea, nel posto più scomodo, sempre per scelta, mai per caso. Lui era Dubito, non solo di nome, ma di fatto. Era andato a Milano e lavorava con Agenzia X, i concerti diventavano sempre più frequenti, vinceva Poetry Slam in giro per l’Italia, era ogni giorno più bravo, più esperto, più sicuro, più consapevole.

Poi Alberto se ne è andato. A 21 anni. Non vale neanche la pena di spiegare come. Né io so perché. Se n’è andato. Tutto qua. A noi sono rimasti la sua voce registrata, i suoi testi, il suo respiro. Troppo poco per chi, come me, lo considerava un fratello minore, per tutti quelli che lo hanno conosciuto e lo hanno amato. Ma una ricchezza grande per tutti noi, un piccolo tesoro di versi e ritmi, di immagini lancinanti, suoni rabbiosi e sogni che grazie ad Agenzia X sono diventati uno splendido libro Erravamo giovani stranieri e grazie alla testardaggine di DJ Sospè e di Bonnot un disco,  La frustrAzione del lunedì e altre storie dalle periferie arrugginite  dove c’è anche il pezzo che Alberto aveva scritto con me, Vuoti a perdere. Alla sua città sono rimasti tutti i giovani amici di Alberto e un movimento ZTL- Wake up, che proprio da uno dei suoi testi prende nome (Cara città, wake up! urlava Alberto), che è stato parte grande della cacciata di Gentilini e della Lega, anche se durante le feste e i balli post-elettorali non mi pare di aver sentito poi troppo pronunciare il suo nome, ma si sa che la smemoratezza è una delle qualità fondamentali di ogni buon politico, specie se democrat e liberal.

Ora la famiglia di Alberto, per ricordarlo e per far sì che altri possano percorrere le strade che Alberto aveva battuto, lancia un Premio di poesia e di poesia con musica, riservato a giovani di meno di 30 anni, il primo di questo genere in Italia. A coordinarlo siamo io e Marco Philopat di Agenzia X e in giuria ci sono tantissimi artisti, persone che l’hanno conosciuto di persona come Marco, Andrea Scarabelli, gli Assalti Frontali, Frank Nemola, della band di Vasco, Luigi Nacci altri che l’hanno incontrato solo dopo e ne sono rimasti affascinati, Emanuele Trevi, Aldo Nove, Vasco Brondi, Francesco Kento Carlo, Nanni Balestrini e tanti altri. Una Giuria davvero fantastica.

Se ve ne parlo è perché sarebbe bello che la sua Prima edizione fosse un gran successo e fossero tanti i concorrenti e di gran qualità. Ciò di cui c’è bisogno è un passa-parola, anzi, visto che è di Alberto che si parla, di un passa-respiro. Conto su di voi.  

  http://www.premiodubito.it

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