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Giangiacomo Di Stefano, Andrea “Ics” Ferraris. Disconnection

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Contro! Non il semplice motto “ribelle” che tenta di mascherare appartenenze più o meno occulte al sistema e agli ingranaggi giusti, ma una vera professione di fede di chi è pronto a pagare il prezzo della propria marginalità pur di mantenersi integro e coerente con la propria musica e con le proprie idee.

Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa parola con impettito trasporto che poi veniva meno di fronte a certe tentazioni o favori regalati dall’occasione? Tante, inutile far finta che non sia così. Non tutti sono i Crass, d’altronde!

Eppure questa parola di sei lettere, che dovrebbero come poche altre riassumere una filosofia del vivere possente e non corrotta, qualche volta ha davvero la capacità di diventare esperienza pulsante, anzi “Verbo” incarnato.

Esattamente come accade alla maggior parte dei protagonisti di questo Disconnection, nel quale Giangiacomo Di Stefano e Andrea “Ics” Ferraris si assumono il non facile compito di mappare l’effervescente scena hardcore italiana degli anni Novanta del secolo scorso.

Lo fanno per riportare alla luce, a distanza di venti anni o giù di lì, una realtà musicale e, soprattutto, attitudinale, che seppe darsi caratteristiche e senso proprio, pur nella fluidità delle sue diverse affiliazioni.

Come è facile immaginare, un’opera che si propone obiettivi di questo tipo ha bisogno di prendere in esame i prodromi che a questo fenomeno hanno dato origine.

Ragion per cui, i primi capitoli del libro sono giustamente dedicati alla ricostruzione della gloriosa epopea che il genere visse dalle nostre parti agli albori degli anni Ottanta e, tutto sommato, lungo l’intero decennio che precede quello su cui si concentra il lavoro.

Ecco allora saltar fuori nomi storici come Raw Power, Cheetah Chrome Motorfuckers, Negazione, Wretched, Kina che, nonostante le non poche difficoltà tecniche e organizzative dell’epoca, seppero rendere il nostro Paese una delle “culle” internazionali dell’hardcore (e dintorni), introiettando sì i paradigmi (musicali e attitudinali) provenienti dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra, ma creando a loro volta anche un modus che ha fatto scuola in tutto il mondo.

Altrettanto naturalmente, il libro non manca di una esaustiva panoramica internazionale sui mostri sacri del genere e sull’importanza della loro lezione per lo sviluppo della scena italiana, in particolar modo con riferimento al periodo storico preso in esame.

Quindi non soltanto i classici Black Flag, Minor Threat o Bad Brains, ma anche gli altrettanto fondamentali Youth of Today e Gorilla Biscuits, tanto per fare qualche nome.

Peculiarità fondamentale e fondante di questo Disconnection è poi la modalità “orale” del racconto.

Non ci troviamo infatti di fronte al classico “saggio” musicale farcito di intellettualismi e di astruse ricostruzioni. No, a parlare sono direttamente i protagonisti della scena e – come era giusto che fosse visto il fenomeno preso in esame – non soltanto musicisti, ma anche tutti coloro che a vario titolo concorsero all’edificazione della scena. Quindi redattori di fanzine, organizzatori di concerti e addetti a vario titolo alla logistica.

La collazione delle loro dichiarazioni, dei diversi modi in cui l’epifania dell’hardcore fu in grado di cambiare le loro esistenze, dona alle pagine che si susseguono un ritmo incalzante e, nello stesso tempo, un piglio narrativo giovane ed effervescente, in grado di catturare anche chi non fosse particolarmente avvezzo alla materia.

La scelta è ulteriormente rafforzata a livello visivo dall’adozione di una grafica davvero eccellente, oltre che da un corredo fotografico di prim’ordine.

Ecco perché, mentre scoprirete fatti e animatori dei vari Growing Concern, Concrete, By All Means, Sottopressione e With Love (giusto per chiamare in causa i nomi delle band più amate), avrete anche la possibilità di approcciarvi concretamente al loro modo di vivere la “militanza” dentro una scena dove più di altre risulta fondamentale la componente attitudinale e di appartenenza a determinati valori, oltre che quella musicale (e il discorso vale per tutte le varie “declinazioni” ideologiche, non soltanto per quelle più evidentemente caratterizzate come lo straight edge).

Ci troviamo insomma di fronte a un testo originale, particolarmente ricco e illuminante, che si candida in un futuro prossimo, a diventare tanto una “bibbia” per gli appassionati quanto uno strumento utile di conoscenza per chi vorrà approcciare da profano l’hardcore made in Italy. Un genere da riscoprire o da scoprire tout court.

Vera chicca!

Domenico Paris

Recensione al libro Disconnection di Giangiacomo Di Stefano e Andrea “Ics” Ferraris, Tsunami Edizioni 2021, pagg. 416, € 22,00

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