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Giorgio Maimone anteprima. Sole su Brera. La prima rovente indagine di Filippo Marro

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Il detective Filippo Marro fa la sua comparsa nella fornace infernale del quartiere Brera nel luglio 2023. Il quartiere milanese che fu degli artisti è teatro della scomparsa di una ragazza, i cui genitori si rivolgono appunto all’investigatore, pronto a indagare alla tariffa di duecento euro al giorno più le spese. Prende le mosse da qui Sole su Brera. La prima rovente indagine di Filippo Marro, romanzo di Giorgio Maimone in uscita da Mursia. Le indagini, ritmate da soste in enoteca e wine bar, devono procedere lentamente e metodicamente, mentre le strade del quartiere fumigano sotto quaranta gradi di sole, in un omaggio al Philip Marlowe di Raymond Chandler.

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Purtroppo sulla mia dieta alcolica influisce negativamente il fatto di avere un ufficio diffuso. Non ho un posto fisso, mi sposto, a seconda delle ore del giorno. Ho uno studio itinerante: sono dotato di un iPhone, un iPad, sono sui social, sono disponibile 24 ore su 24 e per incontrare i clienti uso solo locali pubblici. Bar soprattutto, dove i coscienziosi proprietari hanno segnato il mio conto a scalare.

La mia giornata inizia dalla colazione al Caffè Fernanda, dentro la Pinacoteca di Brera; passa poi per il Kilburn, lo Champagne Socialist ed El Paso de los Toros in zona Porta Venezia, l’Elettrauto e il Vinattiere in via Cadore, la pasticceria Cucchi in corso Genova o, in alternativa, Gattullo a Porta Lodovica, ma solo quando è la stagione del Bellini. Proseguendo in senso orario, mi trovate alla Bottiglieria Bulloni di piazzale Aquileia, al Biffi in Baracca, al Bhangra Bar all’Arco della Pace, per finire al Montmartre Café dietro casa mia. Se ci passate, regolandovi sull’orologio o sul moto del sole, mi ci trovate ogni giorno, sabato escluso. Perché sabato escluso? Saranno fatti miei? Oggi non è sabato e sono le dieci, quindi evito il Caffè Fernanda e passo direttamente al Kilburn. Primo incarico: moglie gelosa. Il mio campo preferito. Faccio la posta davanti al negozio di barbiere. Arni Barber recita l’insegna in via Macedonio Melloni. Secondo la signora Follini, suo marito non può fare a meno di andare dal barbiere. Irsutismo all’ultimo stadio? No, passione per il capello curato. E visto che è scappato di casa, la signora è sicura che prima o poi lo ritroverò lì. Un compito elementare. Basta armarsi di pazienza e aspettare. Mi siedo all’esterno del Geko, bar birreria con annessa TV, sorseggio una Murphy’s gelata. La birra scura mi fa quest’effetto: mi sembra sia più freddo. D’altra parte, secondo voi è più fresco il tamarindo o l’orzata? Il tamarindo, ovviamente. Perché è nero. Secondo me il nero si adatta all’estate. E anche alla politica. Ma non parliamo di politica. Ho appena letto che Diego Abatantuono partecipava ai cortei di Autonomia Operaia prima di andare a fare il tecnico delle luci al Derby, ed è finito a fare i cinepanettoni. Si nasce rivoluzionari, si muore pompieri. Io di politica non parlo. Certo che la Meloni… è inutile insistere. Io non parlo di politica! Peraltro la politica non parla di me. Quindi siamo pari. Però… beh, una piccola simpatia per Elly Schlein posso confessarla.

Eccolo! Il signor Piero Follini, cinquantadue anni, elettricista. Lo intercetto, lo aggancio. Non ne vuole sapere di tornare con la moglie. Lo capisco. La signora non sprizza simpatia. Accetta però di parlarle. Le telefono. Lei arriva in un lampo, si avvicina al marito ed estrae un coltello da macellaio. Stasera avrebbe servito filetto di Follini se non mi fossi intromesso io. Sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato: mi piglio un pugno in faccia, evito il coltello. Disarmo la signora. Cerco di riportarla a miti consigli, non mi ascolta. Anzi, non mi vuole neanche pagare. Pagherà Follini allora, gli ho salvato la vita. Nisba. Pure lui si nega. Quasi quasi restituisco il coltello alla signora. Di fronte a questa minaccia Follini cede. Contratta: metà tariffa lui e metà la moglie. La signora dice che mi paga integralmente se le rendo il coltello. Mi accontento dei tre quarti di paga. Li lascio a sbranarsi e mi defilo col coltello. Dove si smaltisce un coltello? Nell’umido? Me ne libero affidandolo segretamente al barista. Gli servirà per tagliare i panini. Si è fatto mezzogiorno. La birra mi ha messo appetito. Prolungo di poco la strada e proseguo fino al Vinattiere di via Cadore.

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