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La spia venuta dal freddo

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Ogni bestia feroce è stata il cucciolo di una madre.

Ogni scorreggia umida prima o poi secca.”

Nascosto dietro gli immobili muscoli zigomatici, l’agente segreto più noto di tutta la Russia il cui nome e volto conoscevano tutti (ma proprio tutti) aveva la rara capacità di esprimersi con poche parole cadenzate e dense di significati rompicapo.

I suoi sottoposti comunque avevano ben inteso cosa volesse dire con quelle due frasi filosofiche: primo, chi ti sembra violento non può essere nato tale e verosimilmente è più docile di quel che sembra, secondo, non sottovalutare chi appare poco pericoloso perché prima o poi lo diventa seriamente (pericoloso).

Dopo ore di consultazioni private in Gabinetto, i ministri sciolsero i dubbi non solo sulla “scorreggia umida”.

Senza dubbio la “bestia feroce” rappresentava l’allegoria degli Stati Uniti, così propensi a gonfiare il petto e a minacciare, ma sempre attenti ai propri affetti e interessi: una debolezza tipica del capitalismo.

La “scorreggia umida” invece descriveva metaforicamente l’Europa: priva di forza nell’immediato, ma capace di trovare una qualche risoluzione nel tempo.

L’imperativo, dunque, era quello di agire: presto e con fermezza.

Dimitri Filippov a quel tempo ricopriva il ruolo di Ministro degli Esteri: un incompetente che assomigliava a un malvagio con la sola differenza che il malvagio ottiene il suo scopo. Dimitri Fillipov non si prendeva mai il merito di un successo, ma sovente la colpa di un errore. Era il delfino del Presidente, la sua stampella, il suo terzo occhio. “Il suo passero” lo definivano quelli che volevano deriderlo: “Un passero che svolazza sopra una mucca, raccontando ogni cosa dall’alto”.

Ma un uccellino non caga come un bovino e questo Dimitri ben lo sapeva… Tuttavia, non demordeva e aspettava stoicamente la sua occasione per dimostrare audacia, e poter essere intrepido come nelle leggendarie canzoni sugli eroi della Madre Patria.

Un giorno, in pieno giorno, un giorno freddo anzi freddissimo, lo aveva saputo da fonti sicure, ne era certo, aveva le prove evidenti, inconfutabili, indiscutibili, inoppugnabili: l’Ucraina possedeva armi della NATO.

Con i documenti più scottanti e riservati mai posseduti e presupponendo concretamente una potenziale azione bellica, Dimitri si precipitò nelle stanze del Presidente.

Bussò.

Avanti!”

Signor Presidente ho le prove: sicure, schiaccianti, ingiustificabili! Quello che si stava cercando.”

Bisogna ammettere che il Presidente usava ma non amava particolarmente il suo Ministro degli Esteri. Sversava attenzioni nelle tazze di tutti i membri del Gabinetto, usando la tazza di Dimitri solo per quelle impellenze precedenti allo sciacquone.

Avanti, ho detto!”

Dimitri entrò, con la bocca impastata dall’ansia e dalla piorrea.

Il Presidente si intravvedeva appena, un po’ arretrato sullo schienale della poltrona in pelle nera e in parte nascosto dalla scrivania rossa di legno di Khokhloma e dalla chioma bionda della super segretaria esperta in geopolitica dei Balcani. Nonostante il freddo (anzi freddissimo) era in camicia e cravatta, rilassato.

Che tipo di prove hai piccolo passero messaggero?”

Le prove degli armamenti in Ucraina!”

Ah, mordilo un pochino…”

Come dice Presidente?”

Parlavo con Ludmila, idiota!”

Ehm…Una relazione ci conferma che dalla Polonia…”

Non tirarmi i peli, fai piano!”

Certo Presidente!”

Che c’entri tu con i peli del mio pene? Non essere stupido, parla! E sii rapido.”

Sembrerebbe insomma che il crocevia… Insomma, dalla Polonia…”

Ecco, brava leccalo dal basso verso l’alto.”

Siamo certi stiano transitando armi per potenziare un’eventuale resistenza…”

Sì, dai dai…”

Anticarro…”

Ecco, dai dai…”

Forse missili…”

Così, dai dai…”

Forse munizioni al fosforo…”

Ci sono, sì sì…”

Io dichiarerei la guerra!”

Sì, sì, sì!”

Non esiterei e attaccherei immediatamente!”

Sì. Ah, sì, sì!”

Sono contento che lei approvi Signor Presidente! E guerra sia!”

Sì, sì, oh yes, yesss!”

Ma… Presidente! Ha detto yes?”

Hai problemi di udito? Non dire stupidaggini! Ho detto sì. Ho detto sì!”

Faceva freddo quel giorno a Mosca, anzi freddissimo.

Quando una guerra inizia fa sempre freddo.

Forse qualcuno sosterrà le bugie più assomiglianti alla sua verità.

Qualcuno farà carriera.

Qualcuno probabilmente gode.

In molti soffrono.

In molti muoiono.

E fa sempre freddo, quando una guerra inizia, anzi freddissimo.

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