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Leonardo Colombati anteprima. Sinceramente non tuo

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Sinceramente non tuo, romanzo di Leonardo Colombati in uscita da Mondadori, è il racconto di uno stralunato viaggio da Roma alle Fiandre, a bordo di una vecchia 500 di un fotografo in disgrazia, un chitarrista rock e di uno scrittore di successo. Il viaggio, che incomincia come una fuga dalla moglie del fotografo, è un viaggio nel grande sogno della musica fiorito a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, e allo stesso tempo un’occasione per fare i conti con i propri fallimenti, scandito dal racconto del romanziere di successo, a cui è stato affidato un manoscritto da cui partire a narrare il resoconto dell’esilio del primo protagonista. Qui anticipiamo un estratto del romanzo, un autentico vortice narrativo con cui Colombati spiazza e coinvolge di continuo il lettore in maniera inesorabile.

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Le grandi idee non servono a nulla. O almeno così la penso io. Le categorie generali – andiamo! – è roba per depravati e serial killer che pescano tra “bambini biondi” e “ventenni con la quarta di reggiseno”. L’unica cosa che conta è l’anima degli individui, fosse pure quella del mio amico Antonello Durante che nuota indistinguibile nel vasto Tutto. Nondimeno, vale la pena parlarne. Lo abbiamo fatto, frettolosamente, e con qualche reticenza, anche l’altro giorno. Eravamo tutti a pranzo da Cotto e Mangiato: Bernardi, Grilli, Martuscetto… in pratica l’intera redazione degli Spettacoli più il sottoscritto, che del giornale è editorialista in quota Cultura. Be’, volete che non sia saltato fuori l’argomento della scomparsa di Antonello Durante? Prima, però, si è parlato del povero Ennio Salvadori, detto “Dean Martin”.

«Ma avete saputo di Salvadori?»

«Me l’ha detto De Giovanni. È tornato tre giorni fa dalla Cina.»

«Chi?» «Salvadori. Copriva il tour di Al Bano e Romina. Dice che quando è atterrato a Fiumicino già non si sentiva bene. Ha fatto un salto a casa, è andato al giornale, poi come al solito ai Cessati Spiriti.»

«Perché, che aveva da fare ai Cessati Spiriti, che io non so nemmeno dove stanno?»

«Ci abita quella che si scopa. Klaudia. Ventott’anni. Sviluppa app per IOS e Android. Nel pomeriggio è andato all’hotel Bernini per l’intervista a Ron, ma stava sempre peggio. È tornato a casa, si è messo a letto, aveva 38,9 di febbre. Ha acceso la TV proprio mentre al telegiornale dicevano che per il coronavirus hanno messo Wuhan in quarantena.»

«Eh, sì, ho letto.»

«Ora vi chiedo: col culo che contraddistingue da sempre il Nostro, secondo voi dove si è conclusa la tournée di Al Bano e Romina?»

«Ma veramente?»

«Non ha fatto nemmeno in tempo a spaventarsi che gli sono piombati in casa quattro paramedici con gli scafandri, e in meno di venti minuti Ennio, la moglie e le due figlie erano sigillati in un’ala dello Spallanzani.» «Non ci posso credere.» «Aspetta. Questo è niente. In ambulanza gli avevano chiesto di scrivere i nomi di tutte le persone con cui era entrato in contatto dal momento in cui era atterrato a Fiumicino. Così, nel giro di cinque ore si è ritrovato rinchiuso nella stessa stanza con la moglie e le figlie, l’amante e Ron.»

«Pure Ron?»

«L’hanno prelevato da uno showcase promozionale assieme alla manager. Non ha voluto separarsi dalla sua chitarra.» Ci è mancato poco che Grilli si strozzasse con una delle patate novelle di contorno all’arrosto. Poi dicono: perché non frequenti gli intellettuali invece di questi scalzacani? Come se non lo facessi già abbastanza; passo almeno metà del mio tempo in compagnia degli scrittori: ebeti vanitosi con il cuore infilato in un preservativo. Sarà anche vero che non legge più nessuno; ma non c’è un borgo in tutta la nazione in cui io non sia stato invitato insieme a una dozzina di colleghi per discettare di resilienza, schwa e sostenibilità in qualche festival su Letteratura & Società finanziato dalla Cassa di Risparmio o dal calzaturificio locali. Non fraintendetemi: io amo i libri, e in particolare quei libri che parlano di altri libri, come quelli di Edmund Wilson, George Steiner, e Harold Bloom – i Paladini dell’Età della Critica. Così, quando si tratta di intervenire pubblicamente su qualunque argomento che non sia legato alle mie competenze (che sono leggere buoni libri e tentare di imitarli), io non faccio mai mancare il mio contributo, ci mancherebbe: alla mia reputazione ci tengo. Ma poi vado da Cotto e Mangiato e mi si risolleva l’umore nell’ascoltare per la centesima volta la stessa storiella su Ron.

«Allora, Ron è al ristorante, dopo aver partecipato a un galà televisivo, e nota che a due tavoli dal suo c’è Roberto Murolo, uno dei suoi miti musicali. Così decide di alzarsi e andarlo a salutare. Si avvicina e gli fa: “Maestro, grazie di tutto”. E Murolo, voltandosi verso di lui, gli risponde: “Grazie a lei. Abbiamo mangiato benissimo”.» A un certo punto da Cotto e Mangiato – tovaglie color salmone, piatti rettangolari, Rihanna in sottofondo – è arrivata la domanda inevitabile: «Invece, su Durante nessuna novità?».

«Macché. Scomparso nel nulla.»

Io ho abbassato lo sguardo sulla tazzina di caffè (quadrata), pensando al nostro abboccamento segreto di due settimane prima.

«Vi ricordate quando in quell’albergo a Milano s’era infilato nel montacarichi perché voleva arrivare al piano dove c’era Michael Jackson, solo che non riusciva ad aprire lo sportello dall’interno ed è rimasto bloccato per tre ore?» «Non gli prendeva neanche il cellulare, poveraccio. Meno male che a mezzanotte a Jacko è venuta voglia di un tiramisù.» «Antonello è il migliore.»

«L’ultima volta che l’ho visto era molto preoccupato perché s’era abbassato di un centimetro. “Ti rendi conto?” mi ha detto, “un centimetro in meno di un anno.”

Ma perché” gli ho chiesto, “ti misuri l’altezza?” “Tutti gli anni” m’ha risposto. “È l’unico metodo sicuro, e molto meno fastidioso che trovarsi davanti a un proctologo con un guanto di lattice. Quando inizi a raggrinzire vuol dire che hai scollinato: è tutta una discesa fino alla tomba.”»

«Sempre allegro.»

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