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Lindo Giovanni a Ferretti. Óra. difendi conserva prega

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Giovanni Lindo Ferretti si presenta in questo libro (edito da  Compagnia editoriale Aliberti),  nelle vesti di un acemèta s. m. [dal gr. ἀκοίμητος «insonne», comp. di ἀ- priv. e tema di κοιμάω «dormire»], quella tipologia di asceti nati nel V secolo presenti a Costantinopoli, che scorgevano nell’atto stesso del pregare cristiano il centro nevralgico della loro esistenza e della loro dedizione a Cristo, ininterrottamente infatti i monaci si alternavano nella recita delle preghiere liturgiche, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, senza soluzione di continuità, come la fiamma eterna del’Altare della Patria, un canto ininterrotto ma anche preparatorio in prossimità della fine dei tempi che all’epoca si dava per certa. Si tratta nel caso di Ferretti di una dichiarazione di appartenenza alla Chiesa Cattolica, alle sue liturgie, alla sue credenze, diremmo un’affiliazione che suona quasi viscerale.

Non so, ho conversato un’intera serata con lui, direi piacevolmente, ha le sue idee rivedute col tempo, ha un bisogno spirituale immenso e lo deve necessariamente riscontrare in qualche forma definita nel l’autorità, prima l’Urss ieri la Chiesa di Ratzinger, o meglio quella chiesa ortodossa russa, dove arde ancora una fede intransigente originaria, dove ancora masse di fedeli credono e pregano, osservano il Vangelo, ma se lo ottempera lo fa in ogni caso con una totale abnegazione all’idea, con l’entusiasmo del paladino. Per cui nulla questio, nulla da obiettare, stiamo nel terreno di una fede che pervade l’intero essere, inattingibile.

Anche nella distanza siderale delle idee lo si deve riconoscere, riscontrargli negli occhi qualcosa che equivale ad una bontà genuina e come primigenia. Un percorso il suo certamente intricato dunque degno di essere ascoltato e questo pamphlet lo dimostra, dichiarazione d’intenti definitiva e granitica, in qualche modo un baluardo mistico contro il pervadere del Nulla. Una presa di posizione radicale contro il relativismo come escogitata dal Papa Emerito Ratzinger le cui omelie rasentavano l’anatema contro l’attuale degrado valoriale in tutto l’Occidente e globale. 

Non so quando ho ricominciato a pregare. L’ho fatto così, perché mi s’allargava il cuore e che altro potevo fare?”, racconta Ferretti, “Quando prego poi sto bene, comunque meglio”. ‘Un atto terapeutico che rifocalizzi il presente contro il languore da malinconia nel vuoto dei cavalli, cani, la corte transumante e il paese nel fervore di giorni comunitari’.

Pregava nella sua infanzia a Cerreto Alpi, a Sassalbo, a casa orfano con la nonna e lo faceva da chierichetto nelle parrocchie sperdute del Reggiano, lo stesso individuo divenuto comunista, cantore del proletariato coi CCCP poi coi CSI. Con la dissoluzione dell’URSS e con la conseguente crisi dell’idea egualitaria e l’erosione epocale delle istanze illuministiche inaugurate nel 1789, si è secondo Ferretti acutizzata la legge globale del  “produci, consuma, crepa” cui non rimaneva altra plausibile barriera difensiva che quella rappresentata dalla triade escogitata dall’ultimo Pasolini oracolare, “difendi conserva prega”. Così, Lindo cominciò (o meglio ricominciò) a pregare un giorno sulla sua R4 rossa mentre tornava a casa a  Cerreto Alpi “Madre di Dio e dei suoi figli, Madre dei padri e delle madri, Madre oh Madre, l’anima mia si volge a te.’

Óra si legge come una disamina a volo d uccello su quaranta anni di impegno musicale dove sotterraneo emerge ad ogni stadio questo anelito di Assoluto, questo impegno irriducibile verso la propria anima e l’anima Mundi, quest’esigenza di pregare già sottesa negli anni dell’ebbrezza e del paganesimo.

Alla fine l’anima stessa non è che l’anelito dell’inanimato alla salvezza.” Theodor W. Adorno

Marcello Chinca

 

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