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Paul Auster. Baumgartner

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In Italia uscirà il 21 novembre da Einaudi, con la traduzione di Cristiana Mennella, ma è già disponibile nella versione inglese. Romanzo breve che si divora in poche ore. Alla soglia dei settant’anni, Seymour Baumgartner si interroga sul passato felice con Anna, la moglie oggi assente, e sui giorni che gli restano. Il flusso di malinconica coscienza ricorda quello del penultimo Bascombe (Tutto potrebbe andare molto peggio). “La vita è una questione di sottrazione graduale” dice l’everyman di Richard Ford, Seymour ha perso la cosa più preziosa che aveva: Anna. L’approccio di Seymour non è all’altezza della stessa saggezza di Bascombe, uomo cinico e dalla corteccia dura. L’alter ego di Auster (il romanzo è stato scritto durante un delicato ricovero ospedaliero dell’autore) ha un che di romantico che lo rende più fragile e goffo, ma la sua profonda umanità traspare in ogni pagina, in ogni singola frase del libro. L’amore per Anna e l’accettazione della perdita è la traccia essenziale del romanzo. Il resto è corollario. Simpatico, autentico, Seymour è uno dei personaggi più riusciti di Auster, e speriamo non sia l’ultimo. Baumgartner è un manuale di sopravvivenza che non insegna nulla ma ci guida verso una maggiore consapevolezza, alla ricerca dei dettagli più invisibili e decisivi del nostro vivere. 

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