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Premio nazionale di narrativa Neo edizioni. Intervista allo staff della casa editrice

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Prima edizione del Premio nazionale di narrativa Neo: intervista allo staff della casa editrice.

Gianluca Garrapa

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Da Neo edizioni, dall’appennino abruzzese – la sede della casa editrice è a Castel di Sangro – giungono spesso mail e anche libri, in carta e inchiostro, scritture di eccellenti penne che Satisfiction ospita e rece-intervista volentieri. Attualmente, però, Neo non accetta manoscritti ma per chi lo desiderasse c’è la prima edizione del Premio Nazionale di narrativa Neo.

«Dicono che l’editoria italiana sia pavida. Che abbia paura di sporcarsi le mani con le opere coraggiosesghembe e non convenzionali. […] La Neo Edizioni è nata per questo. Per dimostrare che si sbagliano. Per dimostrare che c’è spazio anche per questo. Fuori dai radar, dai soliti canali, ai margini: ma c’è»: spiegateci meglio questo concetto: cosa non è convenzionale e cosa intendete per ‘ai margini’?

C’è un’idea di letteratura che nel corso degli anni si sta facendo strada. Vent’anni fa era già presente nelle pieghe del mercato editoriale ma non preponderante. Era vista con sospetto dai lettori forti e giudicata necessaria (per quanto indecorosa) da tutti gli editori, al pari dei bisogni fisiologici: quelle cose che vanno fatte ma di cui nessuno è fiero. Era il prezzo da pagare per potersi permettere “il lusso” di pubblicare opere più alte senza avere l’incubo del break even point. Poi, pian piano, quel tipo di narrativa ha iniziato ad acquisire una dignità tutta sua. I suoi lettori hanno tirato fuori la testa, si sono alzati sulle gambe, hanno addrizzato la schiena e gonfiato il petto. Ora, forti dei numeri, irridono apertamente i pochi rimasti a leggere letteratura vera. E gli editori, complici, sono completamente prostrati al suo cospetto.

La narrativa non convenzionale che cerchiamo con la Neo è una narrativa che torni alle origini, a quando gli autori scrivevano avendo rispetto per l’opera. Una correttezza archetipica verso sé stessi e il lettore. Cerchiamo autori che non si censurino in nome della spendibilità del testo sul mercato, che non cedano alla tentazione di limitarsi. Vogliamo un autore che ci mandi a cagare se, in fase di editing, gli chiediamo di edulcorare un determinato passaggio per non urtare la sensibilità degli eventuali lettori.

Questa attitudine si può mantenere integra solo ai margini del gotha editoriale italiano. La troppa vicinanza implicherebbe un processo di alterazione e un conseguente, inevitabile, infiacchimento dello spirito.

Come e quando è nata l’idea di questo Premio?

Negli ultimi anni ci siamo resi conto che, quanto ad audacia e ambizione, il tenore degli inediti che ci arrivano spontaneamente è sceso drasticamente. È come se la Neo Edizioni agli occhi degli autori di opere inedite avesse perso gli attributi che la connotavano in precedenza, quelle caratteristiche di imprudenza e nocumento che ne avevano agevolato la nascita. Oppure, cosa probabile, che gli autori siano diventati sempre più avvezzi all’invio a tappeto. Del resto, non costa niente copiare una mail e mandarla a tutti gli editori d’Italia sperando nella pesca a strascico. Il risultato è che abbiamo in lettura una quantità sbalorditiva di manoscritti che non riusciamo più a gestire in tempi umani. Qualche mese fa abbiamo dovuto sospendere la valutazione di quelli non richiesti. Anche perché sempre più spesso ce ne arrivano molti che non hanno niente a che fare con la nostra linea editoriale.

Il premio, allora, che detta confini entro cui muoversi, potrebbe essere un modo per scremare le opere del tutto estranee alla nostra filosofia. Speriamo così di delimitare la nostra ricerca entro terreni più fertili, luoghi ‒ si spera ameni ‒ che abbiamo seminato nel corso degli ultimi quindici anni. Purtroppo il tempo necessario a dissodare i campi è diventato un lusso che non ci possiamo permettere.

«lontano dai centri propulsivi della cultura italiana. […] è qui che ospiteremo il vincitore della prima edizione del Premio nazionale di narrativa Neo Edizioni per la serata finale»: chi è il vincitore o la vincitrice ideale? Quali caratteristiche deve avere la sua scrittura per quanto riguarda il genere letterario?

Impossibile fare un identikit del nostro vincitore ideale. Nel corso degli anni abbiamo accolto in grembo autori dalle personalità complesse e disparate. Ciò che proprio non ci interessa è il numero di follower che hanno su Instagram. Al centro di ogni processo decisionale resta l’opera. In passato abbiamo tirato a bordo personaggi (diciamo così) difficilmente gestibili. In quei casi abbiamo accusato il colpo, ma mai ci siamo pentiti d’aver pubblicato le loro “fatiche” letterarie e i loro libri sono e saranno sempre parte del nostro catalogo. Un motivo di vanto per noi.

Per quanto riguarda il tipo di scrittura, non siamo ferrati nel campo della narrativa di genere. Ci siamo sempre occupati di letteratura di varia. Amiamo, però, le contaminazioni. Quindi, in potenza, qualsiasi manoscritto potrebbe andar bene, a patto che non si autolimiti nei confini di uno specifico genere letterario. Per dire, It di Stephen King dovrebbe essere un horror ma è anche, e soprattutto, un romanzo di formazione, un thriller, un romanzo psicologico, uno spaccato sociale, un romanzo sull’amicizia; La strada di McCarthy può dirsi solo un romanzo apocalittico? E non sarebbe riduttivo bollare il ciclo di Malaussène scritto da Daniel Pennac come una semplice saga umoristica? Lì dentro c’è il mondo.

Quindi accettiamo tutto, a patto che sia trasversale.

Che idea vi siete fatti della letteratura italiana? Esistono anche luoghi inesplorati della pagina? Spazi non ancora inventati?

Noi vogliamo crederci. Altrimenti il nostro lavoro sarebbe inutile. E non è vero che la letteratura italiana è in crisi. Ci sono tanti autori e autrici che danno alla luce opere meritevoli. Il problema è che i loro capolavori bisogna andarli a scovare nei cataloghi sterminati di editori che pubblicano migliaia di libri all’anno. Semmai, quindi, è l’editoria italiana ad aver smarrito la bussola. Per fortuna, a mio parere, restano alcune case editrici che si sono date una missione e che, tra mille difficoltà, portano avanti un discorso serio, mirato esclusivamente a un discorso qualitativo. Mi vengono in mente Wojtek edizioni, TerraRossa e Polidoro editore. Tutte realtà che puntano a produrre un catalogo dirompente, compatto, riconoscibile. I loro autori (e speriamo anche i nostri) hanno la capacità di andare oltre il selciato, di intraprendere viaggi immaginari profanando, ogni volta, territori ancora sconosciuti.

Il Premio è rivolto a scrittori e scrittrici di romanzi e racconti: state pensando anche a un possibile premio dedicato alla poesia?

Abbiamo sempre pubblicato poesia e continuiamo a farlo. Fa parte del nostro core. In questa prima edizione del concorso, però, abbiamo voluto dare precedenza alla narrativa. Dobbiamo valutare come andrà quest’anno. Nel 2025, se decideremo di partire con una nuova edizione del premio, vedremo se la cosa sarà fattibile. In redazione c’è almeno uno (un pezzo importante) che rema a favore della dimensione poetica.

«Vogliamo piangere, ridereimpressionarci di noi stessi, del mondo e della vita.

Vogliamo tornare all’anno zero.

Se credi di essere tu a poterci riportare lì, trovi tutte le informazioni di cui hai bisogno nel bando completo che puoi scaricare qui.»: ci dite a grandi linee cosa fare per partecipare al bando? E… cosa si vince?

Per partecipare al premio bisogna, in primis, leggere il bando del concorso e capire se il manoscritto nel cassetto può rientrare tra le opere che cerchiamo. Assodata la rispondenza dell’opera alla natura del premio, l’autore può inviare il manoscritto via mail unitamente alla distinta del bonifico bancario. Sì, c’è una quota di iscrizione di 25 euro. Il motivo di questo versamento è che mettiamo in palio la pubblicazione con la nostra casa editrice, un anticipo di 1000 euro sulle future royalties (verrà siglato un regolare contratto editoriale) e un ufficio stampa completamente dedicato. Condizioni che non siamo sempre in grado di garantire ai nostri autori. La speranza è che il progetto editoriale si autofinanzi e che abbia una buona visibilità.

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