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Raffaele La Capria anteprima. Tu, un secolo. Lettere

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Tu, un secolo. Lettere è il volume in uscita da Mondadori che raccoglie lettere scritte e ricevute da Raffaele La Capria, scomparso nel giugno di quest’anno. La raccolta costituisce una preziosa testimonianza dell’eredità spirituale, culturale e letteraria di una delle voci più importanti del ‘900 italiano, in dialogo con autori come Pier Paolo Pasolini, Claudio Magris, Eugenio Montale, Pietro Citati, Valentino Bompiani, Goffredo Parise, Anna Maria Ortese, Giorgio Agamben.. Quella che proponiamo è la lettera scritta da La Capria alla figlia Alexandra, che restituisce al lettore anche la dimensione profondamente “umana” dell’autore di Ferito a morte.

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Lettera di Raffaele La Capria a sua figlia Alexandra

Roma, 8 aprile 1990

Figliolina mia cara, figliolina mia d’oro, che nostalgia ho di te! Come ti penso! Mai avrei dovuto lasciarti partire, mai avrei dovuto lasciarti sola! Non posso pensare a te in una camera d’albergo chissà dove, non posso pensare che sopporti le urla di un regista nevrotico o le chiacchiere vane di un attore, non pensare a te, mio mansueto agnellino, che vai in giro per questo brutto paese pieno di gente aggressiva e volgare. Come mi manchi, piccolina mia! Vedi, anche io ti scrivo una lettera che ti consegnerò come hai fatto tu con me, per dirti come sembra vuota questa casa senza il mistero del tuo riso, ora squillante ora affiorante come da lontano. Non ho riletto la tua lettera perché… non voglio commuovermi.

Ma la prima lettura mi è bastata a capirla. Sei brava, sai, adesso a scrivere quello che senti, sei più matura nel linguaggio, e questo è già tanto. Ma quando mi scrivi della tua paura io mi domando perché, quando mi dici che nel buio della tua stanza mi chiami, anch’io entro in quel buio con te. Io mi identifico talmente in te che se uno spillo ti punge grido “Ahi!” (come ho scritto in un mio racconto) e dunque puoi capire perché non ho riletto la tua lettera. La rileggerò quando verrai, tenendo nella mia la tua mano graziosa come la tua persona, quella “gelida manina” con le unghie rosicchiate e doloranti come i pensieri espressi nella tua lettera. Fatti crescere le unghie, amore, e la tua mano sarà più bella. Fatti passare quei pensieri e anche tu sarai più bella. Quello che cerchi sono sicuro che lo troverai, già cercare è un buon segno.

Quante volte ti sento sgarbata e cattivella, sbrigativa e scontrosa con me! Ma io so che quelli sono i momenti in cui tu ti tormenti, così come ti tormenti le unghie, sono i momenti in cui tu stai male – e proprio in quei momenti io ti amo di più perché sento che hai bisogno di me. Cos’è, amore, che ti rende così inquieta? Un po’ immagino ti sei troppo immedesimata in “Malte Laurids Brigge” che stai leggendo, un po’ lo sei veramente. Questo però nella lettera non lo dici con chiarezza. Forse non lo sai neppure tu il perché. Gli anni della prima gioventù portano questo stato dell’animo, anch’io avrei potto scrivere una lettera come la tua. Io voglio con tutto il cuore tu diventi spensierata, che la spensieratezza ti arrivi come un miracolo della tua stessa saggezza. Sogno per te una vita normale da brava ragazza, normale nel senso più poetico della parola, senza quest’affanno, senza questa nevrosi che sembra spingere tutti chissà dove. Spesso sogno cose impossibili, sogno certe volte di proteggerti da tutto tenendoti in un tiepido uovo paterno, e forse non dovrei fare questi sogni “diseducativi”.

Per fortuna c’è la mamma che è forse migliore di me in queste cose. Anche a lei dovrei scrivere una lettera per dirle quel che tu non immagini quando ci vedi insieme a polemizzare su dei nonnulla, per dire anche a lei tutto il mio amore. A lei che t’ha dato la bellezza, la grazia e l’intelligenza, e tante altre cose ancora. A lei che m’ha dato te.

Ti abbraccio, Babbo

P.S. A volte mi fermo a guardare il dolce occhio velato di Guappo, o la gattina acciambellata come una colombella, o la gatta nera beata nel suo soffice pelo, e penso irresistibilmente a te, perché la tua grazia è quella di ogni mite creatura di Dio. E ti benedico. Segui la tua natura.

… ora ho trovato la forza di rileggere la tua lettera, come rispondere a tutte le questioni che poni? Però una cosa ti dico. La tua lettera è incoraggiante, è una lettera bella e forte, e coraggiosa.

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© 2022 Mondadori Libri S.p.A., Milano Published by arrangement with Delia Agenzia Letteraria I edizione ottobre 2022

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