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Sadeq Hedayat. Il randagio e altri racconti

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Dopo La civetta cieca, romanzo dominato da atmosfere visionarie, cupe e surreali, Carbonio Editore torna in libreria con Il randagio e altri racconti di Sadeq Hedayat (traduzione di Anna Vanzan) per la collana “Origine”. La raccolta testimonia quell’affascinante alternanza di voci che distingue tutta l’opera dello scrittore iraniano, divisa com’è tra la sperimentazione delle avanguardie letterarie occidentali e il richiamo alla tradizione e alla cultura orientale.

In questo caso, infatti, i nove racconti raccolti nel volume riportano l’attenzione, grazie a una prosa pur sempre ricca e venata di elementi onirici, ad ambienti e situazioni del mondo e della sfera culturale iraniana, che lasciano trasparire in filigrana usi e costumi, storia e tradizioni persiane. Le storie di uomini e donne narrate da Hedayat, considerato come il padre della moderna letteratura persiana, sono intessute di passioni, di dolorose vicende quotidiane, di eventi luttuosi, di piccoli grandi drammi privati. I protagonisti risultano più che altro comprimari delle loro stesse illusioni e sconfitte, dei loro piccoli drammi e di un destino imperscrutabile su cui non hanno nessuna voce in capitolo. Tutto procede in direzione contraria, in barba a ogni desiderio o aspettativa. Sullo sfondo si delinea il profilo di paesaggi e ambienti sospesi nel tempo, la cui grandezza coinvolge in qualche modo anche le “piccole” vicende dei protagonisti, donando loro un’eterna evidenza. È il caso di Abij Khanum – protagonista dell’omonimo racconto che apre la raccolta – ragazza “piuttosto bruttina” che sogna l’amore ma assiste in silenzio al fidanzamento della bellissima sorella, cedendo all’invidia fino a una fine violenta che le si spalanca davanti come fuga dalla sofferenza assoluta. O del negoziante Haji Morad che, dopo aver creduto di vedere per strada sua moglie finisce per importunare una donna dopo essere uscito dal mercato, scatenando il finimondo e attirando l’attenzione della polizia. O di Dash Akol di Shiraz che, divenuto esecutore testamentario di un certo Saji Samad, vede la sua vita sconvolta dalla giovanissima Marja, figlia del defunto. E ci sono poi Merhad, che si trova a vivere un’assurda avventura nella lontana Le Havre, dove si innamora di una statua esposta in un negozio di abbigliamento, e il buddhista Ruzbehan, appartenente a un’antica famiglia nobile, che vuole difendere la patria dagli arabi. Il cane randagio del titolo del libro, invece, è Pat: un giorno si perde per strada e inizia a vagabondare sperimentando così una nuova esistenza, del tutto precaria e ben lontana dagli agi che gli garantiva il padrone. Ed è proprio alla figura del cane che Hedayat affida il compito di raccontare ognuno di noi: siamo bestie ferite alla ricerca di un po’ d’amore nell’indifferenza del nulla illusorio che ci circonda. Un’esperienza letteraria, a cavallo tra tradizione orientale ed esistenzialismo, da intraprendere subito. I racconti pubblicati ne Il randagio e altri racconti fecero la loro comparsa, in diverse antologie, tra il 1930 e il 1942, e ci arrivano anche grazie al prezioso lavoro dell’iranista Anna Vanzan, traduttrice e curatrice del volume, purtroppo recentemente scomparsa.

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Sadeq Hedayat. Il randagio e altri racconti, Carbonio Editore – 152 pp., 14.50 euro

 

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