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Sara Maria Serafini. Rigenerazione K035

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Mentre scrivo questa recensione mi riverberano nelle orecchie i loop ipnotici di Stateless, l’album di Dirty Beaches. In copertina campeggia lo scorcio di una metropoli impeccabile: una cornice di imponenti cattedrali di vetro e cemento che si stagliano verso l’alto, come a voler sfidare la perfezione di un cielo algido e implacabile.

Sento freddo mentre osservo la cover dell’album, quello stesso genere di freddo che ho provato mentre sfogliavo Rigenerazione K035, il nuovo romanzo di Sara Maria Serafini: nulla a che vedere con il brivido impersonale dell’imprevisto, il freddo che scaturisce da queste centoventi pagine è uno stato fisico e psicologico ricercato, studiato, perpetuato dall’autrice in ogni singola frase.

Un freddo senziente.

Voglio immaginare Sara come un architetto illuminato con una matematica precisa alla base del costrutto. Ho brama di sapere altro sulla genesi di quest’opera, ne riconosco la sensazione: è la stessa curiosità che mi spinge a ricercare la storia di un edificio quando mi trovo in un territorio nuovo e sconosciuto. Vorrei sapere di più per poter comprendere, comprendere per poterne ricordare eppure, se davvero, come dice l’autrice, i ricordi sono solo il veicolo d’attrazione verso uno spazio-tempo già conosciuto in cui nient’altro può accadere, allora mi chiedo se non sia meglio lasciare quelle memorie nel luogo in cui sono state create. Mantenere il dubbio per ciò che si è già compiuto, ciò che si è già scelto e ciò a cui non si è potuto rimediare. Il dubbio generato dall’intervento del tempo, il dubbio, sempre, come unica difesa all’infalibile algebra di ogni esistenza. Ed è con questo pensiero, labile e accondiscendente, che mi rendo conto di collocarmi al polo opposto di ciò a cui tende la distopia alla base del romanzo.

Fossi stato un agente all’interno di questa storia, probabilmente ora sarei un ribelle, un ricercato, un elemento da annientare, perché l’utopia a cui aspira il dogma dell’Agenda 2100 è un programma di controllo civile e sociale che fonda il suo algoritmo sull’incapacità di fallire. Nessun dubbio è tollerato. Tutto ciò che è resa viene considerato fallimento, ogni insicurezza, ogni tentennamento, ogni atto che mira a ledere la propria vita e quella altrui. La debolezza è sinonimo di devianza e ogni devianza va corretta, anzi, ancor meglio, impedita, sulla base di un sistema catastale umano che ha l’obiettivo di costituire un archivio generazionale registrando tutti i successi o gli eventuali fallimenti durante i cosiddetti “tentativi di correzione”.

In questo nuovo articolato ecosistema noi siamo osservatori esterni di Ama[lia], l’alter ego di Lia, una donna la cui vita pareva identica a quella di molte altre e che, inaspettatamente, la notte di Natale di cent’anni prima si macchierà di un inspiegabile delitto.

K035, è la sigla che identifica la sua nuova identità, una memoria rigenerata e “ripulita”, inserita in una trama di simulazioni dove ogni frammento di ricordo mira a essere un test monitorato, staticizzato, analizzabile attraverso un algoritmo che tiene in considerazione svariati fattori tra cui gli stimoli sensoriali, il battito cardiaco e la reazione psicologica del soggetto.

Tutto ritorna al numero, la matematica come risposta alla nostra tangibile fragilità, il dato statistico a confermare un ideale di esistenza classificabile e incasellabile all’interno di un foglio di calcolo dalle infinite celle mnemoniche.

Ripenso a Matrix, Minority Report, a una pellicola di Terry Gilliam desaturata di ogni colore, perché nella distopia della Serafini non c’è spazio per l’ironia. Sara ha creato un ferreo substrato di regole, acronimi e algoritmi estremamente credibili, frutto di uno studio e un rigore che sembra attingere da quello stesso cervello sintetico che revisiona ogni reazione di Amalia, al termine delle sue simulazioni.

La penna è sempre controllata, nessuno spazio è concesso alle divagazioni personali, l’autrice opera sul testo come un chirurgo agirebbe su un organo vitale o, ancor meglio, come un architetto sulla planimetria di un edificio-arca e mi piace pensare che non sia un caso se anche la protagonista Lia-Amalia studia materie urbanistiche. Di nuovo il calcolo, l’equazione, l’algoritmo che può razionalizzare i flussi di urbanizzazione dell’uomo all’interno di un territorio, un tema caro ed esplorato, seppur con modi ed esiti diversi, anche in nell’opera di Elena Giorgiana Mirabelli (Configurazione Tundra – Tunué).

L’urbanizzazione come studio del comportamento umano, l’espansione massiccia della metropoli (Roma) e la diffusione maculare della provincia (Campara), qui resi anche sotto forma di schema grafico: una serie di macchie circolari all’interno di altri diagrammi che, ad una prima occhiata, mi hanno ricordato gli ingrandimenti dei virus all’interno di un vetrino e mi sono chiesto se forse non è proprio questo ciò che siamo anche noi. Il mondo in cui ci espandiamo, il tentativo di occupare, controllare, estrarre risorse da tutto ciò con cui entriamo in contatto… se fossimo solo una versione ingigantita di tali organismi? Ed è con questo dubbio che mi accodo alla domanda presente nella splendida post-fazione di Ivano Porpora: cosa siamo?

Se la memoria di cui siamo composti è fallace, se il continuo ripercorrere gli stessi errori sembra il frutto di una cabala che sfugge a ogni regola matematica, non sarebbe sufficiente concederci unicamente all’esistenza dell’istante? Le domande si accumulano mentre ripenso a quest’opera breve ma intensa, pubblicata da un editore che, ad ogni uscita, si conferma impeccabile nella selezione dei testi come nei materiali utilizzati.

È un manufatto dalle meticolose, sagomate proporzioni, questo Rigenerazione K035. Un’opera le cui algide geometrie si fanno strumento funzionale teso all’espressione della fallibilità umana come unico, incomprensibile, privilegio. Seppure composti da soli numeri, siamo ancora atomi in balìa della violenza, siamo ancora agglomerati di passi falsi da correggere, c’è ancora bisogno di distopie, quindi, se sono scritte con tale perizia.

Stefano Bonazzi

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Rigenerazione K035

Sara Maria Serafini

Divergenze

14,00 euro — 120 pagine

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