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Antonello Saiz incontra Stefano Zangrando

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C’è un romanzo poco italiano, pubblicato coraggiosamente nel 2018 da quella piccola e tenace casa editrice sarda indipendente che è Arkadia, che continua a far parlare piacevolmente di sé. Un romanzo poco italiano, dicevamo, ma di respiro molto europeo, per atmosfere e struttura, e che, piano piano e con la lunga distanza, si è fatto strada tra i lettori forti, grazie a una storia ben scritta e a un impianto originalissimo. A tal punto che quello che doveva essere un omaggio a Peter Brasch, aspirante scrittore berlinese, realmente esistito, verrà tradotto e pubblicato in Germania nel mese di marzo per il mercato tedesco dalla berlinese Eulenspiegel Verlagsgruppe con il titolo di Kleiner Bruder.

Protagonisti di Fratello minore. Sorte, amori e pagine di Peter B., il sorprendente romanzo di Stefano Zangrando, sono le atmosfere della Berlino della ddr prima e della città unificata poi, e un aspirante scrittore, maledetto e dimenticato. Secondo titolo della collana Senza Rotta di Arkadia, curata da Marino Magliani, Luigi Preziosi e Paolo Ciampi, il romanzo è, in un incredibile gioco di specchi, la biografia romanzata, tra politica e vita quotidiana, dello scrittore tedesco Peter Brasch (Cottbus, 1955 – Berlino, 2001), autore e drammaturgo vissuto per gran parte della sua vita nella ex ddr.

Il romanzo si muove su più piani narrativi, dalla semplice narrazione di una vita si passa al dialogo al limite del teatrale, al ricordo delle persone che lo hanno conosciuto, fino all’analisi dei suoi scritti e a veri e propri stralci di pagine dei suoi scritti tradotti per l’occasione. Una lettura interessante che ci fa conoscere un autore mai tradotto in italiano e un periodo storico, quello a ridosso della caduta del muro di Berlino, forse troppo presto dimenticato. Zangrando, altoatesino d’origine ma da anni residente a Rovereto, è docente, autore di saggi e romanzi e traduttore dal tedesco. In questo romanzo biografico sperimentale che fonde «finzione e documento, narrazione e traduzione, critica e rispecchiamento», l’autore riesce nell’operazione di scrivere un romanzo avente per protagonista un personaggio che è soltanto evocato nei ricordi e nelle discussioni ma che non compare mai, dal momento che è morto. Viene in questo modo ripercorsa la vita e l’opera di Peter Brasch, figlio di un funzionario della ddr, fratello minore del più noto Thomas Brasch, scrittore celebrato dalla Germania occidentale, e artista veramente “maledetto”.

Il romanzo, intrecciando biografia, finzioni, documenti e traduzione, racconta di questo scrittore in conflitto permanente e testimone del crollo del Muro di Berlino il 9 novembre del 1989 e del repentino cambiamento che ne seguì. Nato in una famiglia tedesco-austriaca, comunista e con radici ebraiche, costretta a emigrare in Inghilterra nel 1939 per poi tornare nella Germania orientale nel 1946, a guerra finita. Il padre Horst Brasch era un membro del Comitato Centrale e Vice Ministro della cultura della ex ddr. Oltre al fratello maggiore, lo scrittore Thomas Brasch, Peter ha altri due fratelli: Klaus Brasch, di professione attore, e la sorella Marion, giornalista e scrittrice radiofonica. Negli anni ’80, Peter Brasch, con le personalità ingombranti della famiglia alle spalle, lavora per la radio della ddr scrivendo spettacoli radiofonici per bambini; dopo la caduta del Muro nel 1989 questo spirito fragile e irregolare comincia a lavorare come scrittore per il teatro, scrive poesie e racconti e pubblica il suo primo e unico romanzo, Schön hausen. Il 28 giugno 2001 Peter Brasch fu trovato morto nel suo appartamento a Berlino-Prenzlauer Berg.

Dalla lettura di quel romanzo, donato allo scrittore italiano dalla albergatrice Rosemarie, e da una serie di amicizie comuni berlinesi si innesca quel viaggio nel tempo, quell’incredula meraviglia e quell’irresistibile forza che spinge Stefano Zangrando a ricercare notizie su quel fratello e compagno di strada nei sogni, nelle aspirazioni e nelle irrequietezze. Stefano Zangrando compie diversi viaggi e soggiorni a Berlino, sua città elettiva, e dopo aver ottenuto, nel 2008, una borsa di scrittura dell’Accademia delle Arti di Berlino, e nel 2009 il riconoscimento Nuove leve del Premio italo-tedesco per la traduzione letteraria, superati i quarant’anni decide di focalizzare i suoi studi e il suo viaggio sulla figura di questo scrittore fallito. In un cortocircuito tra presente e passato recente si snoda il racconto di questo fratello minore dell’altro grande scrittore maledetto, entrambi alcoolisti ed entrambi morti a poca distanza l’uno dall’altro nel 2001.

Siamo in una Berlino sospesa nel tempo, nella zona est e in un autunno prima dell’alba un uomo scende in strada. Peter B. è uno scrittore squattrinato e semisconosciuto, un ex bevitore: ha quasi quarant’anni e la sua vita sospesa gli pare un fallimento e un fallimento è pure quello che si vede alle spalle. E i pochi anni di vita che ancora lo aspettano possono dirsi all’altezza delle sue aspirazioni? C’è davvero poco di romantico nell’essere circondato da un’aurea di maledizione. Vent’anni dopo, un autore italiano che a Berlino ci va spesso s’imbatte nei ricordi che quell’uomo ha lasciato in chi lo ha conosciuto. Si mette sulle sue tracce, ne scopre i testi, decide di ricostruirne la figura. Immagina, interroga, si rivolge a lui. Ne rievoca il passato famigliare, con i genitori ebrei prima fuggiti dal nazismo e poi approdati nella Germania comunista, con i fratelli anch’essi artisti, ugualmente ribelli contro lo status quo incarnato dal padre funzionario e tutti condannati a una fine precoce. Fa parlare su un palcoscenico immaginario le donne che lo hanno amato. Visita la sua tomba e ne commenta gli ultimi anni, il tentativo di riscattare un’esistenza di rabbie e sconfitte. Fino a salvarne, grazie alla poesia, la purezza ferita. Nella figura dello scrittore, i conoscitori della lingua tedesca, non potranno non riconoscere Peter Brasch, il cui lascito è conservato nell’archivio dell’Accademia delle Arti di Berlino.

Antonello Saiz

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