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Charlotte Brontë inedita. Come un albero in piena crescita colpito alla radice

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Charlotte Brontë era la maggiore delle sorelle Brontë, le tre creative sorelle inglesi nate nel XIX secolo i cui romanzi di maggior successo, tutti pubblicati nell’arco di nove mesi, sono oggi considerati dei classici: Jane Eyre di Charlotte, Cime tempestose di Emily e L’inquilino di Wildfell Hall di Anne. Sono probabilmente la più famosa di tutte le famiglie letterarie. Nel 1848, un anno dopo la pubblicazione della sua opera più nota, Emily, la sorella di mezzo, morì di tubercolosi; aveva solo trent’anni. Pochi giorni dopo, Charlotte scrisse al suo editore.

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25 dicembre 1848

Mio caro signore,

Vi scriverò più a lungo quando il mio cuore potrà trovare un po’ di riposo – ora posso solo ringraziarvi molto brevemente per la vostra lettera, che mi è sembrata eloquente nella sua sincerità.

Emily ora non è più qui, le sue spoglie mortali sono state portate fuori di casa. Abbiamo deposto la sua cara testa sotto la navata della chiesa accanto a quella di mia madre, delle mie due sorelle – morte da tempo – e del mio povero e sfortunato fratello. Ma un piccolo residuo della razza è rimasto – così pensa il mio povero padre.

Bene, la perdita è nostra, non sua, e un po’ di triste conforto io traggo, mentre sento il vento soffiare e sento la tagliente acutezza del gelo, nel sapere che gli elementi non le portano più sofferenza; la loro severità non può raggiungere la sua tomba; la sua febbre si è calmata, la sua irrequietezza si è placata, la sua tosse profonda e vuota tace per sempre; non la sentiamo nella notte né la ascoltiamo al mattino; non abbiamo più davanti conflitto del suo spirito stranamente forte e della fragile struttura davanti a noi – conflitto implacabile – una volta visto, mai da dimenticare. Intorno a noi regna una calma tetra, in mezzo alla quale cerchiamo la rassegnazione.

Mio padre e mia sorella Anne non stanno affatto bene. Quanto a me, Dio mi ha sostenuto finora con grande benevolenza; finora mi sono sentito adeguato a sopportare il mio peso e persino a offrire un piccolo aiuto agli altri. Non sono malata; posso affrontare i doveri quotidiani e fare qualcosa per mantenere viva la speranza e l’energia nella nostra famiglia in lutto. Mio padre mi dice quasi ogni ora: “Charlotte, devi resistere, io affonderò se tu vieni meno”; queste parole, può immaginare, sono uno stimolo per la natura. La vista, anche, di mia sorella Anne molto fermo ma profondo dolore risveglia in me tale paura per lei che non oso vacillare. Qualcuno deve rallegrare il resto.

Così non chiederò ora perché Emily è stata strappata da noi nella pienezza del nostro legame, radicata nel fiore dei suoi giorni, nella promessa dei suoi poteri, perché la sua esistenza ora giace come un campo di grano verde calpestato, come un albero in piena crescita colpito alla radice. Dirò solo, dolce è il riposo dopo il lavoro e la calma dopo la tempesta, e ripetere ancora e ancora che Emily lo sa ora.

Sinceramente vostra,

C. Brontë

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