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Elizabeth Strout. Olive, ancora lei

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Non ho mai avuto intenzione di continuare a scrivere di Olive Kitteridge“, ha detto Elizabeth Strout in un’intervista al The New Yorker. “Pensavo davvero di aver finito con lei e che lei avesse finito con me.” Poi un giorno, mentre la scrittrice sedeva in un caffè, il suo personaggio bisbetico è entrato di nuovo nella sua vita e così è nato Olive, ancora lei, il seguito della raccolta di racconti Olive Kitteridge del 2009 che ha venduto un milione di copie in tutto il mondo e ha vinto il premio Pulitzer. Nel 2014, la HBO ne ha comprato i diritti ed ha prodotto una miniserie tv con Frances McDormand, Richard Jenkins e Bill Murray.

Olive Kitteridge è una delle grandi e difficili donne della letteratura americana. È schietta, inquieta, scontrosa. È irascibile, perde le staffe e – delle volte – non è capace di affrontare alcun compromesso (se lo ricordano i lettori del primo libro, cosa fece al matrimonio del figlio sentendo sua nuora deridere il suo vestito). Lei ci accompagna attraverso i limiti della tolleranza, della solitudine, delle divisioni di classe e dell’incapacità di essere null’altro che se stessi.

In Olive, ancora lei, Elizabeth Strout riprende la storia da dove l’aveva lasciata: La protagonista è in pensione (era stata insegnante di matematica) vedova di Henry, il farmacista della cittadina ed è madre di Christopher, podologo a New York, figlio con cui ha avuto sempre un rapporto difficile.

In questo nuovo libro c’è un nuovo amore, due traslochi, quattro nipoti, una perdita, dei nuovi incontri, una nuova amicizia. La Strout usa la stessa struttura di racconti intrecciati utilizzata nel precedente libro dove Olive non è sempre la protagonista. In questo modo racconterà anche di una donna malata di cancro, di una ragazza che partecipa ad un documentario sul sadomaso, di un’adolescente che consente a un uomo con demenza senile di osservarla mentre si tocca e, piuttosto che sentirsi molestata dal suo voyeurismo, si sente stranamente più forte. “Penso che una parte di me cerchi sempre di scrivere controcorrente – dice la scrittrice in theguardian.com – non intendo il politically correct, non mi interessa quello. Mi interessano invece le zone nuove, quelle poco usate, quelle non ovvie.

Olive, ancora lei non è solo un romanzo su una donna in una piccola città; è un romanzo sui modi in cui una piccola città modella e soffoca i suoi abitanti. Proprio come nei libri del Rabbit di Updike, dove il cambiamento e la pressione è nelle abitudini della città, più che nelle persone.

È un romanzo più pacifico del precedente, che racconta più conseguenze che crisi.

In Olive, ancora lei la Strout fa riapparire alcuni personaggi presenti in altri precedenti romanzi. Così rivediamo Jim, Bob e Susan Burgess del romanzo del 2013 I fratelli Bruggess e, Isabelle Goodrow di Amy e Isabelle, il debutto di Strout nel 1998. In un certo senso, Olive, ancora lei diventa un sequel, non solo per Olive Kitteridge ma anche per questi altri personaggi.

Il lettori della Elizabeth Strout come me, troveranno in questo romanzo qualcosa di magico. Olive è sempre lei, ancora brutalmente schietta e compassionevole e – proprio come tutti noi – continua a interrogarsi cercando di capire se stessa e la sua vita. Nel frattempo, l’immaginaria cittadina di Crosby, nel Maine, continua a scoppiettare di storie complicate, segrete, disordinate, dolorose e piene di speranza. Ed io spero che la Strout non smetta mai di raccontarcele.

Michele  Crescenzo

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