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Giampaolo G. Rugo. Acari

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Acari, edito da Neo Edizioni nel 2021, romanzo d’esordio di Giampaolo G. Rugo, ricorda un gioco di specchi, un carambolare di tredici episodi apparentemente sconnessi tra loro, diacronicamente estesi nel tempo, ciascuno però indicativo del segno specifico prodotto da un cambiamento epocale che è come suggerito in sottofondo, ossia dalla fine degli anni ’70 con l’esaurimento della spinta propulsiva della politica, all’avvento surrettizio dell’individualismo, del ‘fare i soldi’ come il solo obiettivo etico residuo alle coscienze, del consumismo scaturente in feticismo, all’apparire’ come sovradeterminazione ontologica rispetto all’Essere, non a caso il libro si apre con uno show televisivo con al centro una ultracentenaria invitata ogni anno nello studio televisivo circondata da soubrette e presentatrici rifatte e cotonate, insomma l’apice insulso dell’idiozia e dell’ipocrisia mass mediale per cui la Morte sarebbe un concetto superato dalla produttività del Mercato. Da qui, dal secondo capitolo, si avvicenderanno in senso cronologico sino agli anni Duemila gli episodi seguenti, tutti ambientati nella periferia romana, con al centro una volta Vittorio figlio di borghesi ricoverato per un incidente di moto rilevandosi in seguito collezionista sulle orme del padre di cimeli nazisti. Claudia ex reginetta di bellezza, quindi tossicodipendente recuperata e riabilitata ma ora imbolsita a vendere aspirapolvere porta a porta, Gimbo disabile, assistito dall’amico volontario Mario, e con un fratello Franco che si rifà vivo dopo sette anni. Un padre proletario e disoccupato che ricorda al figlio che ha giocato con la Roma Primavera col Biondo cioè con Totti, costretto a rinunciare ad una sicura avvincente carriera nel calcio a causa di una lesione ai legamenti. Ognuno dei personaggi deve affrontare il proprio fallimento, perché non possiamo diventare certo tutti campioni, o attrici di successo, per cui accettare la propria mediocrità è la vittoria più difficile e più malinconica.

Ma il messaggio che delinea il libro dice anche altro: dell’inafferrabilità, dell’inconcludente fugacità con cui la vita trascorre senza un senso, del gioco combinatorio del tutto causale con cui la vita assegna a pochi una reale opzione esistenziale, della solitudine delle nostre società abusate da un capitalismo insensato ed implacabile con cui i più sono lasciati ai margini e senza alcuna speranza di affrancazione. Perché solo il senso dello stare assieme de visu, la potenza reale di questa unione, potrà ristabilire un percorso di liberazione. ‘Camminano attaccati, attratti da una forza misteriosa che li aggrega, li unisce in un blocco unico, coeso: come fossero una cosa sola.’ Libro che si legge senza patemi, scorrevole, a tratti ironico, costruito come dentro un puzzle temporale dove i personaggi sono via via delineati in una comune dispersione, invalidati, esclusi, marginali, in cui nulla regge alla corrosione, né amori né amici né aspirazioni. Da qui il titolo Acari, ciò che un aspirapolvere con la testina rotante sarebbe in grado di risucchiare via come si trattasse di un fastidio. 

Marcello Chinca

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