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Gian Andrea Cerone anteprima. Le notti senza sonno

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Guanda pubblica Le notti senza sonno il romanzo d’esordio di Gian Andrea Cerone, il primo di una serie che vede in azione due investigatori, il commissario Mario Mandelli e l’ispettore Antonio Casalegno, dell’Unità di Analisi del Crimine Violento di Milano. La trama che l’autore, savonese di nascita e milanese d’adozione nonché esperto in comunicazione con incarichi di responsabilità ricoperti anche presso l’EXPO 2015, mette in scena ripercorre, dal 21 al 28 febbraio 2020, il preludio dell’era – il tempo passato non è ancora da pronunciarsi – coronavirus in una Milano che come “ogni grande città ha una doppia anima. Quella scintillante, produttiva e placida del giorno e quella oscura, parassitaria e spietata della notte.”

Viaggia veloce la doppia indagine: dal ritrovamento in un cassonetto di una busta trasparente contenente “una mano di donna, cianotica, o forse dipinta di blu” tranciata “appena sotto il polso” con “un mazzo di fiori tenuti insieme da un nastrino blu, sembrano margherite” righiate di sangue e tra gli steli “due bulbi oculari, con iridi azzurre e opache, due sfere senz’anima” alla tragica rapina con l’omicidio di un noto gioielliere “crivellato da sei colpi di pistola, nel suo lussuoso appartamento” di corso Vercelli.

In “due scenografie della stessa città”, in due “differenti architetture” un giallo potente che calibra perfettamente i dialoghi come i tempi da dettare alla narrazione e al lettore, sino all’ultima pagina, con sfrontata compostezza.

Claudia Caramaschi

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Foto: Max & Douglas

Sotto la tensostruttura della Scientifica fa un freddo cane. Appena è arrivato Mandelli, Casalegno gli ha fatto un minuzioso rapporto. Un’ora dopo sono andati insieme nel laboratorio mobile per chiedere se Bencivenni e la Sileri avessero novità. Il commissario ne ha approfittato per vedere le foto e i reperti. In seguito hanno interrogato la Moro negli uffici amministrativi della onlus. La direttrice è stata molto cortese e collaborativa, ma non ha aggiunto nulla di rilevante. Nel primo pomeriggio Mandelli ha diretto la riunione di debriefing in cui ha ascoltato i resoconti dei responsabili operativi, sollecitando ognuno a stilare i verbali in tempi rapidissimi.

Ora Mandelli e Casalegno si avvicinano a un tavolo di plastica rettangolare sul quale si staglia lo scenario postbellico di un improvvisato buffet. Vassoi di panini semivuoti, bottiglie d’acqua minerale e bibite, bicchieri nuovi e usati, tazzine di plastica sporche e un grande termos di caffè ancora caldo. Briciole ovunque, tovagliolini di carta appallottolati e unti. Un pezzo di prosciutto cotto penzola rinsecchito dal bordo di un bicchiere. La direttrice della onlus ha generosamente offerto il pranzo e i ragazzi disabili della trattoria solidale lo hanno servito con una grazia gentile che ha confortato gli animi di tutti. Le squadre ora stanno sbaraccando il circo. Quelli della Scientifica raccolgono le strumentazioni mentre i loro sgargianti mezzi mobili si apprestano a lasciare il parcheggio. I tecnici vagano con le tute di polipropilene a mezz’asta. Si sono finalmente liberati di copriscarpe, cuffie e mascherine. I volti sono stanchi e tirati. E’ un esercito che smobilita

con la perizia dei veterani, routine professionale di gesti ripetuti decine di volte. Mandelli si mordicchia la cicatrice sul labbro mentre mescola un’abbondante dose di zucchero nel caffè. La bevanda è dolcissima e fa oggettivamente schifo, tuttavia ne ha assoluto bisogno e la ingurgita senza troppi indugi. Poco dopo incomincia a parlare con calma, quasi sottovoce.

«Bravo Antonio, avete fatto tutti un ottimo lavoro. Una volta finito passiamo in questura, così faccio rapporto a Pinducciu e preparo una nota per il sostituto procuratore. Sicuramente Arnaboldi domani verrà a romperci le palle, per questo dobbiamo avere ben chiaro il quadro della situazione. Tu stai dietro ai ragazzi e controlla che tutto proceda per il meglio, per favore. Un seriale fuori di testa è la ciliegina sulla torta di questa settimana, inutile che ti dica cosa ci aspetta nei prossimi giorni. Riunioni, straordinari e ricchi cotillon per tutti. Ah, se non finiamo troppo tardi ti chiedo la cortesia di accompagnarmi a casa, visto che hai la macchina.»

«Certo che ti accompagno, Mario. A proposito di rotture di palle, com’è andata la riunione per il Covid?» chiede l’ispettore.

«Solita sceneggiata. In sala conferenze c’era il parterre delle grandi occasioni, non mancava nessuno. Prefetto, questore e la capa di gabinetto con tutta la corte. Poi il plotone dei dirigenti al completo. Anticrimine, amministrazione, quelli del personale, Scientifica, portavoce e ufficio stampa, relazioni con il pubblico, immigrazione, prevenzione generale e soccorso pubblico. Ah, pure i sindacati in pompa magna. Tutti presenti, Antonio… Ovviamente non poteva mancare Pinducciu accompagnato dal suo sparuto manipolo di paria operativi, tra cui il sottoscritto.»

Mandelli termina il resoconto, prende un tovagliolo di carta e si pulisce le labbra, lo appallottola e lo spinge con il pollice sul fondo della tazzina.

«Praticamente eri alla prima della Scala… il tuo solito culo, Mario» punge Casalegno.

L’altro stiracchia un sorriso e getta tutto nel cestino stracolmo di rifiuti. «La situazione è molto seria, Antonio. L’assessore al welfare della Regione ha confermato che l’uomo di Codogno è positivo al Covid-19, ora stanno tracciando i suoi spostamenti per ricostruire la mappa dei suoi contatti. Lo hanno appena trasferito al San Matteo di Pavia.» «Dove lavora tuo figlio?» dice Casalegno. Il commissario annuisce. «Gli ho parlato mentre venivo qui. Anche gli ospedali si

aspettano un’ondata, stanno già trattando polmoniti anomale, loro le chiamano interstiziali. Evidentemente il virus circola già da tempo in quelle zone. Poco fa mi hanno mandato un aggiornamento via e-mail, in questo momento i contagiati in Lombardia sono già più di dieci. Pare che ci sia anche un altro focolaio vicino a Padova con un primo deceduto.» Intanto Mandelli ha recuperato una bottiglia superstite mezza accartocciata e versa un po’ d’acqua a entrambi.

Svuota il suo bicchiere in un sorso. L’acqua è sgasata ma fresca, sufficiente a lavar via parte del retrogusto amaro di quella giornata. Non tutto, qualcosa di sgradevole gli resta in fondo alla gola.

Mandelli attende invano che l’ispettore dica una parola. Casalegno è pallido, la barba scura gli incornicia il volto esausto. E’ il contraccolpo, il momento in cui l’adrenalina dell’intensa giornata di lavoro cala e ti prosciuga le forze residue. Mandelli è un esperto, lo sa bene, allora si decide a proseguire. «Stamattina ci hanno chiaramente fatto capire che si attendono un’escalation. Oggi il ministro della Salute è a Milano per un summit con la Regione, già da domani in prefettura dovrebbe essere operativo il centro di coordinamento soccorsi per monitorare la diffusione del

virus. Domenica probabilmente a San Siro non si giocherà, tanto per farti capire la gravità della situazione… Se rinunciano al panem et circenses vuol dire che sono proprio con le spalle al muro.» Casalegno annuisce, è abituato al liceo classico di Mandelli che ogni tanto fa capolino nelle loro

conversazioni. «La linea del governo è quella di contenere le persone all’interno delle aree di diffusione. La prefettura di Lodi ha già allertato i nostri e i carabinieri perché si tengano pronti a predisporre dei blocchi in alcuni centri della provincia. Stanno decidendo ora per ora le modalità con cui procedere e le aree da circoscrivere» aggiunge il commissario. «Anche ai damerini dei Servizi iniziano a bruciare le chiappe, temono l’instabilità, centri sociali e compagnia bella soffieranno sicuramente sul fuoco. Hanno già inoltrato una nota informativa al dipartimento penitenziario su possibili agitazioni nelle carceri. La pressione sarà enorme, questo è certo.»

Un secondo dopo il bel viso di Stefania Sileri illumina l’interno della tensostruttura. Si ferma un attimo sulla soglia e li saluta con la mano. La dottoressa aspetta palesemente che Casalegno le rivolga la sua attenzione, ma lui le concede soltanto un’occhiata sbrigativa. Lei indugia ancora un istante e poi, prima che il suo imbarazzo si trasformi in uno spettacolo scadente, fa un passo

indietro e se ne va. Casalegno continua a guardare verso il sipario dietro cui Stefania è appena sparita con un’espressione indecifrabile sul volto. Mandelli allora lo distrae, lo fa riaccomodare in platea e termina il suo riassunto. «Per quanto riguarda la questura di Milano, da domani inizieranno a distribuire altri strumenti di protezione, ovvero le poche mascherine disponibili. Noi abbiamo l’obbligo di segnalare qualsiasi sintomo influenzale o febbre al servizio sanitario interno. Invitano a evitare assembramenti negli uffici e hanno sospeso tutti gli eventi pubblici della polizia. Dobbiamo utilizzare la mascherina soltanto durante i fermi o nell’ambito delle attività di controllo in cui siano previsti contatti con i civili. Questo per evitare di mandare messaggi fuorvianti che possano generare panico tra i cittadini.» Il commissario allarga le braccia e non aggiunge altro. Il

suo mal di testa è ancora lì che gli martella le tempie e il caffè non è servito a migliorare il suo umore, anzi l’ha peggiorato. Pensa a sua moglie, si domanda che cosa stia facendo. La immagina al telefono con le amiche e i parenti, impegnata a dispensare buoni consigli e parole rassicuranti con la sua innata calma.

L’animo di Casalegno invece è un oceano in burrasca. Si sente sporco e spossato, ha la barba in disordine. Indossa ancora gli abiti di ieri, sembrano passati giorni da quando si è svegliato nel letto accogliente della Sileri, con quel corpo perfetto, tiepido e profumato premuto contro il suo inguine. Quel pensiero estemporaneo lo eccita, poi la rivede mentre lo guarda con quell’espressione di imbarazzo e l’eccitazione esce di scena insieme a lei. A Casalegno resta solo il bisogno di una doccia calda e il desiderio di addormentarsi sul divano, magari con della buona musica in sottofondo. Alza gli occhi tornando alla realtà e riflette sulle parole di Mandelli. Sa bene che ora tocca a lui tirare le somme della giornata e condividere il risultato con il collega.

«Praticamente mi stai dicendo che dobbiamo dare la caccia a uno psicopatico che mozza le mani e strappa gli occhi alle vittime mentre un’epidemia mortale si sta diffondendo intorno a noi. Vorrei davvero conoscere lo stronzo che ha scritto questa sceneggiatura.» Casalegno fa una pausa, prende fiato e prosegue: «Be’, sai cosa penso? Che non siamo preparati ad affrontare questa cosa. Non ora, non noi». Scuote piano la testa e ribadisce il concetto: «E poi abbiamo anche sbagliato».

«E di preciso cos’avremmo sbagliato?» Mandelli lo conosce troppo bene per non assecondare lo sfogo. «Il livello Stone, tanto per cominciare. Questo non è soltanto un caso difficile, si prospetta come la madre di tutte le tempeste di merda, e noi siamo i due pirla che devono attraversarla a nuoto, da soli e senza salvagente» risponde Casalegno.

«Consolati, dai. Almeno avremo le maschere.» L’ispettore non riesce a trattenere un sorriso, ma poi si lascia andare a un ultimo commento: «Peggio di così mi pare proprio impossibile». Allora Mandelli allarga le braccia. Sembra un gesto di resa, invece è il suo modo di accettare la sfida. E lo fa. «Sai perché mi piaci, Casalegno?» dice. «Perché in fondo sei un grande ottimista.

Gian Andrea Cerone

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