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Willy Vlautin anteprima. Verso Nord

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È imperdibile – per gli appassionati ma non solo – l’appuntamento con il secondo romanzo di Willy Vlautin, in uscita da Jimenez con la traduzione di Alessandro Agus, libro divenuto introvabile e ora meritoriamente riproposto. Con La notte arriva sempre e Motel life, Vlautin si è imposto all’attenzione raccontando – ricordando John Steinbeck nei modi e nello sguardo – l’America degli emarginati, dei perdenti, degli uomini e delle donne immersi senza attenuanti nel cono d’ombra del Sogno americano. I personaggi di Vlautin, infatti, sono protagonisti di esistenze senza protagonismo, in cui la lotta per l’ordinaria sopravvivenza consuma ogni energia e costituisce l’unica prospettiva, che vivono però in uno sguardo mai sentimentale o pietoso, in maniera cristallina e senza sbavature. Questa volta, protagonista di Verso Nord è una donna, la ventenne Allison, incinta e dipendente dall’alcol, che si affida alla prospettiva di una nuova vita per abitare il mondo di desolazione e di sconfitta che si trova a respirare ogni giorno. Così, Allison fugge da Las Vegas, dove fa la cameriera, e si dirige verso Reno, per cercare di crearsi una nuova vita. Ad accompagnarla è una sorta di amico immaginario, con cui parla e si confida: l’attore Paul Newman.

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Quando sbucò a marcia indietro sulla strada con la Chevrolet di sua madre, aveva la bottiglia di soda in mezzo alle gambe. Ci aveva aggiunto del ghiaccio e la vodka che era avanzata. La radio era sintonizzata su una stazione di classici country. Aveva i capelli ancora bagnati e tenuti su con delle mollette. Indossava un paio di jeans e una T-shirt nera scolorita con la scritta in stampatello bianco JOHNNY CASH LIVE AT SAN QUENTIN. Si era messa i grandi occhiali da sole con le lenti a specchio di sua madre e aveva regolato l’aria condizionata della macchina al massimo.

I vicini erano perlopiù di origine messicana. Quasi tutte le famiglie bianche che prima abitavano lì si erano trasferite in periferia, in quartieri privati o in complessi residenziali fatti costruire apposta per loro. Quando era piccola era diverso. Poteva camminare da sola per strada di notte. Sua madre lasciava andare lei e sua sorella al 7-Eleven con i soldi per il latte o le caramelle o qualche bibita gassata. Ora sua madre non ci andava nemmeno in macchina. Andava a un negozio a più di tre chilometri di distanza. A casa avevano fatto mettere dei lucchetti alle finestre e una serratura a chiavistello alla porta. Avevano preso anche un cane dal canile, un pastore tedesco meticcio che avevano chiamato Hulk. Dei ladri avevano rubato per due volte la loro macchina, una volta erano anche entrati in casa e così avevano deciso di incatenare il barbecue al portico sul retro, dopo che anche quello era stato rubato, per la seconda volta.

Fermò la macchina nel parcheggio di fronte al Safeway, ma lasciò il motore acceso finché non finì la soda. Poi lo spense, aprì lo sportello, buttò sull’asfalto il ghiaccio rimasto e uscì. Era sabato, c’era un sacco di gente e così aveva dovuto parcheggiare sul retro. Prese un chewing gum dalla borsa e, senza levarsi gli occhiali da sole, entrò nel negozio.

Sotto le luci al neon li vide, vide la gente, i bimbi, i commessi che non facevano che gridare e correre di qua e di là sempre parlando e sempre di fretta. Una signora annunciò all’altoparlante: «Petti di pollo a tre dollari e settanta al chilo. Biscotti assortiti Betty Crocker a un dollaro e novantanove a confezione…»

L’ansia iniziò a salirle appena entrata, il cuore le batteva fortissimo, avvertì una specie di nodo allo stomaco. Il reparto alcolici era dall’altra parte del negozio, riusciva a vederne l’insegna. Prese un cestello della spesa e andò in quella direzione.

Comprò una bottiglietta di vodka, la mise in borsa e iniziò a camminare su e giù per le corsie del negozio con in mano la sua lista della spesa. Notò subito una signora grassa con tre bambini. Uno stava dentro il carrello e gli altri due a fianco della donna. Lei era nel reparto della pasta e loro un po’ più giù, dove stavano le zuppe, e venivano verso di lei. Le si fermarono accanto e la signora mise due confezioni di spaghetti nel carrello.

Mentre avanzava lungo la corsia, vide il corpo enorme della donna dondolare, mentre i bambini parlavano e le ronzavano intorno. Notò una macchia scura sul sedere dei pantaloni della sua tuta. Ha le sue cose, pensò la ragazza tra sé e sé. Avrebbe voluto avvisare la donna, farglielo sapere. Correre da lei e sussurrarglielo in un orecchio. Guardarle i bambini perché lei potesse andare in bagno. Ma si limitò a restarsene lì in piedi, mentre il suo nervosismo aumentava anche per quello che aveva visto. Tornarono le luci al neon. E anche la gente. Il negozio era affollatissimo. Le file alle casse erano interminabili e lente. Una famiglia messicana camminava lungo la corsia parlando in spagnolo. La signora con la voce inespressiva riattaccò ad annunciare offerte speciali all’altoparlante. La ragazza percorse alcune corsie prima di posare il cestello di fronte al bagno. Nascosta dentro una cabina aprì la bottiglietta di vodka e ne bevve un sorso.

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