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IL RETRO-SCENA (ipotesi per un documentario tv in prima serata o forse è meglio su YouTube)

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Quando si ritrovarono a conversare, la tensione era ben oltre quella che il Maestro preferiva sulla corda del La.

Il grande violinista, l’incantatore di demoni (forse anch’egli estasiato dalla sua stessa musica in quanto demone), non poteva accettare l’idea che un narcisista quale lui era venisse affabulato da quelle strampalate teorie sulle onde musicali.

L’omuncolo spettinato gli si palesava di fronte in tutta la sua pochezza fisica e ancor più buffo del dovuto, eppure gli incuteva una mistica e incomprensibile reverenza.

La musica è una scienza, con regole certe e se mi permettete, anche ovvie!” disse Albert Einstein al non meno autorevole in materia Niccolò Paganini.

Basta intenderci su cosa sia ovvio? È ovvio che un uomo ami? Certamente, ma lo è altrettanto la nefandezza di un odio ben nutrito: del tutto umano e forse anche divino! Voi non concordate?” ribadì il violinista con sagacia.

Senta Lei…”

Lei chi?”

Sentite, insomma… Questa falsa cortesia del Voi è più stucchevole dell’ipocrisia di alcuni scienziati tedeschi! Sentite, dunque! Deve occorrere un principio evidente da cui estrarre le proprie convinzioni. Tale principio necessita dell’aiuto della matematica. Devo ammettere, sebbene sia un dilettante della musica, che tutta l’esperienza io abbia acquisito, con poca pratica e scarsa dote, mi porta verso una luce teorica ma nitida: la musica si deve suonare a 440 Hertz!” sancì lo scienziato.

Non sia mai! Il mio violino non è stato creato per strillare! Voi professate scienza laddove io intravvedo solo paradossi. La voce umana! Quella è la guida. Ho suonato, suono e suonerò sempre con il mio La a 432 Hertz!” e nel gridarlo il violinista si ferì un dito con il crine di cavallo dell’archetto e l’ugola a causa del quattrocentoquarantesimo Hertz.

I due non trovarono conforto alle tesi proposte se non dalla somma dei singoli ragionamenti che, a fortiori, convincevano entrambi del valore delle proprie argomentazioni e del ridicolo approccio dell’altro.

Fu allora che la BBC decise di rinviare la trasmissione con i due illustri ospiti, preferendo ospitare e mettere in onda una diatriba più pacifica tra il giovane pittore cubista, lo spagnolo Pablo Ruiz y Picasso e il Presidente degli Stati Uniti William Jefferson Clinton (conosciuto come Bill): ambedue turisti a Londra.

Domande, battute, improvvisazioni sul tema del bianco e del nero, e infine un breve collegamento dalla Cina con Mao Zedong: il Filantropo Dittatore collezionista sia dei dipinti di Picasso che dei gadget elettorali dell’ultimo mandato presidenziale di Clinton.

Tutto filava liscio, o almeno sembrava.

Accadde, infatti, che nella disputa tra Paganini ed Einstein, dietro le quinte, venne coinvolto suo malgrado anche il famoso attore di nicchia (e futuro regista per le masse) Clint Eastwood, presente negli studi della BBC per proporre un progetto filmico sponsorizzato da una Casa Farmaceutica: un film su un ponte, una contea e sull’attività sessuale degli anziani prima del Viagra.

Senza volere offendere, ma con totale noncuranza, Clint sbadatamente fumò in faccia a Paganini un respiro di Classico Toscano. Il violinista tossì come un trombone, sputando via un molare malconcio, proprio addosso a Einstein, il quale per lo schifo (più fisico che surreale o metafisico e del tutto cubista) arretrò con un balzo, sfondando le quinte e precipitando sulla schiena di Picasso che terminò con la faccia sul pantalone gessato fine cinque millimetri tra le gambe di Clinton. Oppresso dal peso dello scienziato, Pablo restò lì: soffocato nelle pieghe del tessuto, urlando come un dipinto di Munch, molto sopra i 440 Hertz.

Per qualche istante le telecamere inquadrarono la testa del pittore sussultare isterica e pelata tra le doppie pince del Presidente comodamente seduto, lì tra le cosce, realmente e senza complotti di sorta: sicuramente lì.

Mao tentò in tutti i modi di ottenere almeno un fermo immagine per la sua collezione privata: una fotografia che immortalasse i due “Miti” uniti così intimamente per le… per la pelle. Non ci fu verso! Non riuscì a procurarsi nulla se non alcune minacce esplicite dalla Central Intelligence Agency, meglio conosciuta con l’acronimo CIA.

Non si capisce perché di questa vicenda, alquanto goffa e scabrosa, nessuno abbia mai osato parlare. Ci fu una censura generale, questo è consolidato: i media non vollero o non poterono affrontare l’argomento.

E poi, come nei migliori incubi (guarda caso!) capitò che il laboratorio centrale di veterinaria di Weybridge scoprì, in un allevamento nella regione dell’Hampshire, un esemplare di mucca dal quadro clinico non rassicurante…

Si trattava del primo caso di “encefalopatia spongiforme bovina”, una infezione che causava nell’essere umano il “morbo di Creutzfeldt-Jacob”: una malattia neurodegenerativa rarissima che porta alla demenza progressiva con esiti fatali.

Il così detto “morbo della mucca pazza”, da quella contea dell’Hampshire presto si diffuse in tutto il mondo, con meno incidenza di casi tra quelle popolazioni che si nutrivano prevalentemente di carni bianche, pesce e fagioli.

Un documento recentemente de-secretato dalla CIA alimenta i sospetti sulla presunta attività cospirazionista del Filantropo Dittatore cinese.

Letteralmente si legge: Non possiamo escludere che MZ abbia azzardato una vendetta nei confronti dell’Occidente. I documenti allegati attestano, senza ombra di dubbio, che i profitti derivanti dalle vendite di soia cinese e i relativi titoli quotati in borsa ebbero un incremento del diecimila per cento (10000%) durante l’epidemia della mucca pazza.

La presenza di CE in suolo britannico, proprio nella contea dell’Hampshire, dove soggiornava durante gli accadimenti XXX, ha insospettito alcuni nostri agenti che hanno comprovato una corrispondenza telefonica continua tra MZ e CE.”

Sotto la sigla MZ si cela dunque il nome di Mao Zedong?

E sotto le lettere CE si nasconde forse il nome di Clint Eastwood?

E soprattutto che ne è stato del molare di Nicolò Paganini?

N.B.

Soundtrack: God save the Queen dei Sex Pistols

Mood: suspence/complotto

Narrazione: dico e non dico (evitiamo querele!)

Dissolvenza: solo in chiusura, sull’occhio del giornalista.

Angelo Orazio Pregoni

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