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Kurt Vonnegut anteprima. Perle ai porci

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Perle ai porci, romanzo di Kurt Vonnegut che esce ora da Bompiani con la traduzione di Vincenzo Mantovani, è un romanzo che unisce una trionfale complessità narrativa alla consueta vertiginosa capacità satirica dell’autore di Mattatoio n. 5.

Mattatore della vicenda è il milionario Eliot Rosewater, che dispone dell’enorme patrimonio di una fondazione benefica da lui controllata. Come un attentato dinamitardo, Eliot sovverte gli equilibri facendo fallire il suo matrimonio e si trasferisce in un piccolo centro dell’Indiana, dove la sua missione diventa quella di migliorare l’esistenza e il tenore di vita degli abitanti. Sulle sue tracce si mette l’avvocato Norman Mushari, intenzionato a farlo dichiarare non sano di mente e, così, a mettere le mani sui soldi della fondazione. L’intreccio poderoso del romanzo mette insieme infiniti personaggi e riferimenti alla letteratura di fantascienza, che comprende anche la comparsa di Kilgore Trout, immaginario scrittore che trasversalmente popola diversi romanzi di Vonnegut, e comprende anche un vasto, amaro e graffiante affresco dell’America del mito del successo e, allo stesso tempo, delle profonde diseguaglianze sociali. Un mondo osservato con chirurgica precisione ma senza alcun tipo di giudizio morale.

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Eliot, contrito, restò sobrio per due giorni, poi scomparve per una settimana. Fra l’altro, s’intrufolò in un congresso di scrittori di fantascienza che si teneva in un motel di Milford, in Pennsylvania. Norman Mushari venne a conoscenza di questo episodio dal rapporto di un detective privato che si trovava nell’archivio dello studio McAllister, Robjent, Reed e McGee. Il vecchio McAllister aveva assunto l’investigatore per ricostruire i movimenti di Eliot, per vedere se aveva fatto delle cose che in un secondo tempo avrebbero potuto rappresentare legalmente un imbarazzo per la fondazione. Il rapporto conteneva, parola per parola, il discorso di Eliot agli scrittori. Tutti gli interventi, compresa l’interruzione di un Eliot in preda ai fumi dell’alcool, erano stati registrati su nastro. “Vi voglio bene, figli di puttana,” disse Eliot a Milford. “Siete i soli che leggo, ormai. Siete gli unici che parlano dei cambiamenti veramente straordinari che si stanno verificando, gli unici così pazzi da sapere che la vita è un viaggio nello spazio, e neanche tanto breve, perché durerà miliardi di anni. Siete gli unici tanto coraggiosi da preoccuparsi veramente per il futuro, da notare veramente tutto quello che ci stanno facendo le macchine, che ci stanno facendo le guerre, che ci stanno facendo le città, che ci stanno facendo le idee semplici e grandiose, di quali tremendi equivoci, errori, incidenti e catastrofi sono causa. Siete gli unici tanto sciocchi da arrovellarsi sul tempo e sulle distanze senza fine, sui misteri che non moriranno mai, sul fatto che stiamo decidendo proprio desso se il viaggio spaziale del prossimo miliardo di anni o giù di lì finirà in paradiso o all’inferno.”

Poi Eliot riconobbe che gli scrittori di fantascienza non sapevano tenere la penna in mano, ma sostenne che questo non contava. Disse che erano ugualmente dei poeti, poiché erano più sensibili ai grossi cambiamenti di tutti quelli che scrivevano bene. “Al diavolo gli abatini di talento che descrivono squisitamente un brandello di una singola esistenza, quando i problemi sono le galassie, gli eoni e i trilioni di anime che devono ancora nascere.”

Vorrei solo che Kilgore Torout fosse qui,” disse Eliot, “per potergli stringere la mano e per dirgli che il più grande scrittore vivente oggi è lui. Mi hanno appena detto che non è potuto venire perché non poteva permettersi di lasciare il suo lavoro! E che lavoro offre questa società al suo massimo profeta?” Eliot ammutolì per l’emozione e, per qualche attimo, sembrò incapace di spiegare qual era il lavoro di Trout. “Gli hanno dato un posto di magazziniere in un centro di Hyannis per la distribuzione di omaggi ai possessori di buoni premio!” Era vero. Trout, autore di ottantasette paperback, era un uomo poverissimo e sconosciuto fuori del campo della fantascienza. Aveva sessantasei anni quando Eliot parlò con tanto entusiasmo di lui. “Tra diecimila anni,” predisse Eliot tra i fumi dell’alcool, “i nomi dei nostri generali e dei nostri presidenti saranno caduti nel dimenticatoio, e l’unico eroe del nostro tempo ancora ricordato sarà l’autore di 2BR02B.”

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